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Le ambiguità del Brigantaggio “politico”: “Pane di Grano” e i timori di Ferdinando I

Creato il 13 febbraio 2014 da Catreporter79

Fenomeno conosciuto nell’ intera penisola italiana fin dall’epoca romana, il Brigantaggio viene suddiviso dagli storiografi in “criminale” (formula sezionata ulteriormente in “criminale e “giustiziere” da Manhes e Mc Farlan) e “politico”

brigantaggio
.

Spesso collocato nella frazione temporale successiva all’unità d’Italia, il Brigantaggio “politico” si sviluppò in realtà quasi esclusivamente ai tempi dell’occupazione napoleonica del Meridione, quando molti giovani appartenenti ai ceti meno abbienti scelsero di darsi alla macchia per sottrarsi alla coscrizione tra le armate di Parigi. Se è vero che i briganti che decidevano di unirsi alle forze lealiste contro lo straniero erano animati da ideali di tipo patriottico , è comunque necessario che la ricostruzione storiografica non ceda alla tentazione della manipolazione agiografica, valicando i confini dell’indagine razionale (la porzione maggioritaria di questi “partigiani” era infatti costituita da ex delinquenti comuni, spesso graziati da Ferdinando I al solo scopo di essere utilizzati contro i Francesi). E’ il caso di Vincenzo Scalise, detto “Pane di Grano”, rinchiuso in un ergastolo siciliano e liberato dal sovrano in esilio su ordine degli Inglesi, alleati di Napoli, con il proposito di metterlo a capo di un corpo di spedizione antifrancese. Di lui scriveva lo stesso Ferdinando al cardinale Ruffo: “Quale concetto dovranno formarsi di me i bravi calabresi, vedendo in premio della loro fedeltà mandarli tanti scellerati a devastare ed inquietare le loro proprietà e famiglie? Potranno mai credere che ciò siasi eseguito senza mio ordine? Vi assicuro mi sono inquietato che poco non facessi mandare a quel paese Danero: non attendo però che il ritorno del generale Stuart, che si appresta a momenti, per prendere quella rigorosa risoluzione che richiedono le attuali circostanze”.



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