di Augusto Rinalducci
Nel Luglio del 1943 un gruppo intellettuali cattolici si riunirono a Camaldoli per redigere un documento che sarà chiamato Codice di Camaldoli in cui sono straordinariamente riunite le idee principali che sarebbero state poi alla base della Costituzione e del “miracolo italiano”. Se confrontiamo questa proposta con le condizioni materiali nella quali essi si trovavano, sentiamo che c’è qualcosa di profetico. Ecco perché oggi dobbiamo guardare con attenzione le nuove forme di mobilitazione, i nuovi movimenti, le nuove agorà, reali e virtuali, in cui maturano inedite espressioni di partecipazione e di rappresentanza.
Siamo sollecitati dalla storia a metterci in discussione, perché la debolezza della democrazia può svelare anche la fragilità del civile. Continuiamo a credere in una democrazia che rinasce dal basso, dai processi di partecipazione diffusa, dalla creatività del sociale che alimenta le istituzioni giuste. Dunque, si apre la stagione di “un grande compito”: ricostruire la politicità del civile e riscoprire nell’oggi la loro fedeltà alla democrazia. Nella storia ci sono i germi del futuro, della speranza “contro ogni speranza”. Ma l’autentica apertura al nuovo chiede discernimento comunitario e saggezza nell’interpretare i “segni dei tempi”. Ecco perché ritengo che, la città serafica andando al voto insieme ad altri comuni dìItalia nel 2016, può rappresentare una grande occasione per realizzare un grande laboratorio politico locale, esportabile e di riferimento nazionale, proprio come avvenne 72 anni fa a Camaldoli. Assisi con la sua spiritualità può rappresentare per tutti noi un grande punto di riferimento da cui ripartire e con cui nutrire il nostro impegno associativo, sociale e politico nel nostro umano pellegrinaggio.