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Le Anime mistiche "Anime ostie" patiscono il disprezzo del mondo come Gesù.

Da Eleonoraely
Dipinto dell'esimia Artista Liz Lemon Swindle 

Sant'Alberto Magno




L'Unione con DioCapitolo XV
Come si può arrivare al disprezzo di se stessi. Utilità di questo disprezzo.

Bisogna arrivare a considerare noi stessi degni di disprezzo.

Più l’uomo riconosce la sua miseria e più vede chiaramente e perfettamente la maestà di Dio; più l’uomo, a causa della grandezza di Dio, e della verità e della giustizia, è vile ai propri occhi, più è stimabile agli occhi di Dio.
Sforziamoci dunque di reputarci vilissimi, di crederci indegni d’ogni beneficio, di dispiacere a noi stessi, di piacere a Dio, di passare agli occhi degli altri per indegni e vili, di non turbarci nelle tribolazioni, né nelle afflizioni ed ingiurie, di non irritarci contro coloro che ce le infliggono, di non inquietarci, di non indignarci a loro riguardo.
Cerchiamo, al contrario, di crederci sinceramente meritevoli di tutte le ingiurie, di tutto il disprezzo, di tutti i maltrattamenti, di tutti gli sdegni.



Infatti colui che per amore di Dio ha nel cuore pentimento e dolore, rifugge dall’essere onorato e amato; non evita di essere in qualsiasi maniera calpestato, odiato, ostinatamente disprezzato, al fine di praticare la vera umiltà e di attaccarsi soltanto a Dio, con cuore veramente sincero e puro.
Ora, per amare Dio solo, per odiare se stessi, per desiderare di essere piccoli agli occhi degli altri, non c’è bisogno di lavoro esteriore, né di salute corporale; è necessario piuttosto il dominio dei sensi, l’opera del cuore, e il riposo dello spirito.
Come elevare l’anima a Dio
Solamente col lavoro del cuore e con lo slancio intimo dell’anima potremo contrapporci alle bassezze della terra, per elevarci e salire fino a ciò che è celeste e divino.
Così comportandoci, noi ci trasformiamo in Dio, soprattutto quando con perfetta sincerità e senza pregiudizi, senza condannare e disprezzare il prossimo, preferiremo di essere ritenuti da tutti oggetto di onta e di obbrobrio, o meglio ancora di essere aborriti come fetido fango, piuttosto che di possedere le delizie terrestri, essere onorati ed esaltati dagli uomini, gioire di vantaggi e di felicità d’ogni genere in un mondo fugace.


La nostra consolazione quaggiù deve consistere nel deplorare le offese fatte a Dio

Sì, proponiamoci di non desiderare, nella presente peritura vita del corpo, altro conforto che di pentirci, di deplorare e piangere le offese a Dio e le colpe commesse; impariamo a svalutarci, ad annichilirci e ad apparire ogni giorno più spregevoli agli occhi altrui; a considerarci, in noi stessi, sempre più indegni degli altri, per piacere così a Dio solo e rimanere radicati in Lui; non preoccupiamoci d’altro che di Gesù Cristo Nostro Signore che solo deve regnare nelle nostre affezioni; non abbiamo sollecitudini e cure che per Colui la cui potenza e provvidenza dà l’essere e il moto a tutte le creature.



E’ sulla giusta via colui che è indifferente al disprezzo e alla stima del mondo



Chi amerà veramente Gesù piangerà con Lui, lo porterà nel corpo e nel cuore, sentirà sincero dolore dei peccati e dei delitti commessi, cercherà realmente la felicità eterna, conserverà gelosamente il timoroso pensiero del suo ultimo fine e non soffrirà più travagli e fatiche e ansie per altre cose.
L’uomo che vuole pervenire rapidamente ad una beata impassibilità e a Dio, deve dunque considerare come un giorno perduto quello in cui non sarà stato disprezzato e maledetto.
L’impassibilità di cui parliamo non è altro che l’assenza delle passioni e dei vizi, la purezza del cuore, la presenza delle virtù.
Consideratevi dunque già come morti, voi che non potete dubitare di inesorabilmente morire.
Avrete, infine, una prova che ogni vostro pensiero, ogni vostra parola ed azione è in obbedienza alla volontà di Dio, se potrete constatare che vi rendono più umili, più forti in voi stessi e riguardo a Dio.
Ma se notate in voi il contrario, temete fortemente che pensieri, parole ed azioni non siano secondo il volere di Dio, non graditi a Lui, e non utili a voi.

Capitolo XVI



Bisogna rimettersi completamente alla Provvidenza di Dio
Per ottenere ciò che abbiamo detto, per arrivare senza ostacoli, facilmente, sicuramente, liberamente, tranquillamente fino a Dio, Nostro Signore e Maestro, per unirci e radicarci in Lui con una unione indissolubile e pacifica, nella prosperità e nell’avversità, per la vita e per la morte, è assolutamente necessario rimettere ogni cosa, con confidenza e sicurezza, nelle mani della Sua immutabile e infallibile provvidenza. E ciò non deve meravigliarci, poiché Egli dà a tutte le creature anzitutto l’essere, il potere e l’azione, ossia la sostanza, la facoltà e l’opera, poi la specie, la forma e l’ordine, in numero, peso e misura.

Tutte le cose dipendono da Dio nel loro essere e nella loro attività

Come l’opera d’arte presuppone l’opera della natura, così l’opera della natura presuppone l’opera di Dio creatore, conservatore, ordinatore, amministratore.
A Lui solo, infatti, appartengono la potenza, la saggezza, la bontà infinita, la misericordia essenziale, la giustizia, la verità, la carità immutabile, l’immensità e l’eternità.
Nessun essere potrebbe sussistere ed operare per virtù propria, ma ogni creatura deve operare per virtù di Dio, cioè del primo motore, del primo principio, causa di ogni azione e che agisce in ogni essere capace di agire.



Tutto dipende da Dio per l’ordine e l’armonia
Se si tratta di creare l’armonia dell’ordine, la Provvidenza di Dio provvede immediatamente a tutto, fino nei minimi particolari.
Dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo, nulla può sfuggire all’eterna provvidenza di Dio; nulla le si sottrae, sia nelle opere della natura, come negli atti della libertà, come anche nelle opere del caso o fatalità, o in ciò che è stato voluto da essa.
Non solo, ma è impossibile a Dio fare alcuna cosa che non cada sotto il dominio della sua provvidenza, come non può fare nulla che non sia sottomesso alla sua azione.

La Provvidenza di Dio si estende dunque a tutte le cose, anche ai pensieri dell’uomo.
Ci dice infatti la Sacra Scrittura: “Gettate tutte le vostre inquietudini nel seno di Colui che ha cura di voi”. Il Salmista aggiunge: “Gettate i vostri pensieri nel Signore ed Egli vi nutrirà”.


La bontà di Dio si estende a tutti gli esseri

Nel secondo capitolo dell’Ecclesiastico è detto: “Considerate, o figli, le generazioni degli uomini e sappiate ,che nessuno sperò nel Signore e rimase confuso, che nessuno che ha perseverato nei suoi comandamenti è stato poi abbandonato”. E il Signore dice anche: “Non vi inquietate domandandovi: Che cosa mangeremo?”.


Bisogna confidare in Dio


Dunque tutto ciò che possiamo sperare da Dio per quanto illimitata ne sia la grandezza, lo riceveremo, secondo le parole del Deuteronomio: “Tutta la terra che i vostri piedi calcheranno sarà vostra”.
Tutto ciò che desidererete lo riceverete; più grande sarà la vostra confidenza e più grande sarà il possesso.
S. Bernardo disse: “Dio, il Creatore di tutte le cose, è così ricco in misericordia che qualunque sia la grazia per la quale tendiamo le mani non mancherà di concederla”.
E in S. Marco è detto: “Tutto ciò che voi domanderete nelle vostre preghiere, abbiate fede di riceverlo, e lo riceverete”.




La confidenza in Dio deve essere ardente e assoluta
Più la confidenza in Dio è forte e pressante e in umiltà e in adorazione si rivolge vivamente a Lui, più otterrà con sicurezza, abbondanza e prontezza, quanto spera.
Ma se a causa della grande quantità ed enormità dei peccati, la confidenza è lenta ad elevarsi a Dio, colui nel quale regna questo torpore deve ricordare che a Dio tutto è possibile; ciò che Egli vuole, avviene infallibilmente e ciò che non vuole, non può mai realizzarsi e infine è a Lui così facile rimettere numerosi ed enormi peccati come rimettere un peccato solo.




Dio perdona i peccati

D’altra parte come un peccatore non saprebbe da se stesso rialzarsi, liberarsi, purificarsi dai suoi numerosi peccati, così gli è impossibile trarsi anche da un peccato solo; poiché non soltanto noi non possiamo compiere, ma neppure possiamo pensare da noi stessi ciò che è bene, per la ragione che tutto ci viene da Dio.


I nostri peccati ostacolano la misericordia di Dio

Tuttavia è naturalmente assai più pericoloso essere impantanati in numerosi peccati che in uno solo.
E, infatti, nessun male resta impunito, e ad ogni peccato mortale è dovuta, a rigore di giustizia, una pena infinita, perché ogni peccato mortale è grave offesa a Dio cui spettano grandezza, dignità, gloria infinite.
Del resto, secondo l’Apostolo: “il Signore conosce quelli che gli appartengono” ed è impossibile che uno di essi perisca.


Niente può eludere i divini consigli

Nulla può eludere i divini consigli, né le tempeste e le ondate dell’errore, né gli scandali, gli scismi, le persecuzioni, né le avversità, le discordie, le eresie, né le tribolazioni e le tentazioni di qualunque specie.
Il numero degli eletti e la misura del loro merito è eternamente e irrevocabilmente previsto.





Tutto è utile agli eletti

E questo è così vero, che tutti i beni e i mali che possono venire ad essi o ad altri, prosperità o avversità, saranno sempre a loro vantaggio.
Anzi, l’avversità non farà che renderli più provati e più gloriosi.
Non tardiamo dunque ad abbandonarci, senza diffidenze e timori, alla divina Provvidenza.


.....


Dio trae dal male il bene

Ma dal male Dio fa derivare il bene e così si manifestano meravigliosamente la sua potenza, saggezza e clemenza, per mezzo di Nostro Signore Gesù Cristo, la sua misericordia e giustizia, la forza della grazia, la debolezza della natura, la bellezza dell’universo nell’opposizione dei contrasti, la gloria dei buoni, la malizia e la punizione dei cattivi.

Il peccato stesso fa risplendere la bontà di Dio
Parimenti nella conversione di un peccatore noi vediamo il valore della confessione, della contrizione, della penitenza; e la pazienza di Dio, la sua misericordia e la sua carità, la sua bontà e la sua gloria.
Tuttavia il peccato non sempre si volge in bene per coloro che lo commettono; ma più spesso è un grave pericolo e il più grande dei mali, perché causa la perdita della grazia e della gloria, insozza e provoca il castigo, forse anche il castigo eterno.
Si degni Nostro Signore Gesù Cristo di preservarcene!

(continua)

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