Bene, potreste dire voi, e quindi? Sta di fatto però che, se ho detto la verità, è anche vero che ho appena pronunciato una frase falsa, per cui dovrei essere anche bugiardo! E se invece fossi falso e avessi mentito nel dire la frase? A quel punto la frase sarebbe una menzogna, per cui risulterebbe falsa nel suo essere falsa e, di conseguenza, sarebbe vera!Una situazione del genere rappresenta quella che nel linguaggio della logica viene chiamato antinomia. Un'antinomia è un'affermazione, un discorso, che generalmente viene anche chiamata paradosso, ma ci sono delle sottili differenze. Un paradosso è una situazione, un'affermazione che non presenta insanabili contraddizioni logiche, pur sembrando assurda nel suo essere lontana dal nostro senso comune. E' ad esempio un paradosso in matematica l'idea che l'insieme infinito formato da tutti i numeri naturali abbia più elementi di quello dei numeri naturali pari, ma, nonostante si faccia fatica ad accettarlo, bisogna osservare che entrambi gli insiemi sono infiniti, perciò non è possibile liquidare banalmente la questione secondo il principio del "tutto maggiore della parte", cosa invece vera per gli insiemi di oggetti finiti.

Epimenide
Un'antinomia invece è qualcosa che nella logica classica crea dei problemi più profondi. Come nel caso dell'affermazione ad inizio post, che rappresenta una versione alternativa dell'antinomia del mentitore, storicamente attribuita al cretese Epimenide del VII-VI sec. a. C., si è in presenza di una frase che, se è vera, allora è falsa; se è falsa, allora è vera. Viene così a cadere il principio di non contraddizione della logica classica, secondo cui una frase o è vera o è falsa, e non è possibile che si verifichino contemporaneamente le due condizioni.
