Ciao! Sono Gioia e vengo da Rubiera, piccola città fra Reggio e Modena. Sono da sempre un’accanita lettrice finché non ho scoperto i piaceri della scrittura; da allora le mie passioni sono due. Assieme al cioccolato e ai cartoni animati. Quando e se riesco a vederli.
La laurea di Dottoressa in Lettere Moderne e la frequentazione dell’università in indirizzo artistico performativo(ossia testi per cinema e teatro). Dove trovi il tempo per scrivere?
Verso sera se la serata è libera, dal momento che i pomeriggi e le mattine sono dedicate alle lezioni o allo studio. Va meglio nei fine settimana, quando torno a casa e ho molto più tempo a disposizione.
Qual è stato l’input che ti ha fatto prendere in mano carta e penna?
Ho sempre amato scrivere, fin dalle elementari, ma lo spunto per la mia prima storia è stato un progetto di tecnica mal riuscito. Mi spiaceva buttare il foglio, così corressi il disegno in modo che diventasse una finestra, oltre alla quale disegnai delle fate. Ma poi mi chiesi: chi erano quelle fate? Cosa c’era dietro a quella finestra? Risposi a quelle domande col mio primo racconto e da allora in poi non mi sono più fermata. Per cominciare a scrivere bado sempre di avere due cose: una trama e qualcosa da metterci sotto. Da lettrice non sopporto i libri inutili, magari scritti bene ma che non lasciano niente, così, da scrittrice, faccio sempre il possibile per evitarlo.
Sei un’accanita lettrice. Quali sono i tuoi generi preferiti e c’è un autore che consideri tua “Musa”?
Il mio genere preferito è senza dubbio il fantastico, ma apprezzo anche il giallo e certi romanzi per ragazzi. Leggo anche classici, saggi storici e approfondimenti sugli argomenti più vari, dal medioevo alla psicologia. Un autore che ho apprezzato molto per lo stile di scrittura è Italo Calvino, ma quello che considero la mia “Musa” è Roald Dahl, quando in "Il grande ascensore di cristallo" non solo fa mostra di una sfavillante immaginazione, ma svela anche come persino gli adulti più seri e terribili abbiano delle debolezze e in fondo siano bambini spaventati e incerti come i piccoli lettori. È stata una lezione preziosa, da tenersi a mente anche da grandi, per non avere paura di nessuno e combattere anche quando sembra di essere finiti in un vicolo cieco. Finito di leggere quel romanzo, mi sono detta che se mai avessi cominciato a scrivere, avrei scritto storie come quella, per divertire e insegnare al lettore lezioni preziose come queste. Voglio che resti qualcosa in chi mi legge.
Nel 2008 partecipi al concorso ‘Il trebbo’ con il racconto “Un androide per amica” e ti classifichi al terzo posto. Cosa ricordi di questa esperienza?
La soddisfazione: fu il mio primo assaggio di notorietà! Dopo la premiazione infatti fui riconosciuta da alcuni bambini e anche da alcuni adulti. Oltre alla gloria fu un’esperienza importante perché prima d’allora non avevo mai partecipato a niente di simile: era la prima volta che mi trovavo davanti a un pubblico di persone adulte in un ambiente colto- o che almeno si sforzava di essere tale. -
Sempre nel 2008 esordisci con l'antologia “Lisa e i succhia-telento”. Di cosa si tratta?
È un’antologia di racconti dedicata alle avventure di una ragazza che si ritrova a fronteggiare non solo nemici magici e pericolosi, ma anche il vuoto interiore dell’adolescenza, da cui gli stessi nemici traggono linfa vitale. Le prime con cui si scontra sono i Succhia – Talento, discendenti dei vampiri in grado di ridurre le persone in coma e rubargli il talento; inutile aggiungere che lo fanno per raggiungere il successo senza curarsi delle conseguenze. Il mio racconto preferito è "La fabbrica delle modelle", in cui Lisa si ritrova in mezzo a un gruppo di ragazzine disposte a qualsiasi cosa per diventare top model, compreso farsi smembrare.
E nel 2010 segue il tuo secondo romanzo “Viaggio a Tetraktys - Resoconti di uno Sceleriano”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?
Un romanzo unico, un ventaglio di storie, personaggi, descrizioni e generi! La storia parla di un giovane impiegato trasportato in un altro pianeta perché scelto da un computer avanzatissimo per portarvi la pace. Ma l’astronave che lo trasporta viene attaccata e così il nostro si ritrova a dover viaggiare verso la capitale del pianeta, Tetraktys. Sembra un romanzo di fantascienza, ma in realtà a Tetraktys esistono solo umani e città dai bizzarri regolamenti, quindi potrebbe essere anche una cronaca di viaggio, un giallo, una storia d’amore.
Qual è stato l’input per questo romanzo?
Ho avuto molte suggestioni da ciò che avevo intorno, ma l’impulso decisivo per la mappa del pianeta mi venne dall’osservazione di un quadrato su una tovaglia. Tetraktys infatti è un vastissimo quadrato, in cui la capitale, Neutra, si trova al centro delle diagonali. Un altro spunto che si è poi rivelato essenziale fu la vista della mia pianura padana dall’aereo, quando il mondo sembra al passeggero un immenso pavimento di piastrelle di forma irregolare. Le avventure sono venute via via, in parte dal mio immaginario o da esperienze personali, in parte da altri romanzi. Soprattutto lo spirito di "Alice nel paese delle meraviglie", combinato con altre fonti, si è rivelato prezioso per la parte che considero più riuscita.
Quale messaggio hai voluto trasmettere ai lettori?
Tantissimi! Dall’importanza della lealtà a una saggezza più profonda. In Tetraktys mi ci è finito tutto il liceo classico, dagli antichi a ciò che vedevo durante le pause dallo studio.
Quali tematiche affronti in “Viaggio a Tetraktys - Resoconti di uno Sceleriano”?
Le tematiche sono numerose. Più in generale, posso dire che l’idea che sta alla base del romanzo consiste nel presentare non solo una lettura d’evasione fantasiosa e in grado di sorprendere il lettore più smaliziato, ma anche un altro modo per vedere il mondo: a volte capita di essere così immersi nei nostri tempi e nelle nostre faccende da non essere più capaci di giudicare con oggettività. Invece, in questo mondo, alcuni dei nostri costumi - ed errori - sono presentati in modo straniato, in modo che il lettore possa vederli e giudicarli con occhi diversi. Come la luna nell’ "Orlando Furioso", un mondo che è lo specchio rovesciato della Terra che consente di vedere le cose sotto una diversa angolazione.
Sei membro dell’associazione EWWA. Di cosa si occupa nello specifico? La consiglieresti alle autrici?
L’associazione si occupa della promozione e della formazione delle sue socie. La consiglierei alle autrici perché permette di conoscere gente esperta e cortese e di farsi un po’ di pubblicità. Si possono inoltre ricevere consigli molto utili sulla scrittura e la pubblicazione.
Hai qualche altro progetto in cantiere?
Molti: per cominciare, sistemare e valorizzare qualcuno dei numerosi inediti che ho nel cassetto. Le ultime opere cui sto lavorando sono: "La scelta di Reginald", un fantasy dalle sfumature rosa che continua una serie su cui sto operando – che fantasy non è perché non riesco, o almeno finora non sono mai riuscita a mettere in piedi una storia senza contaminare i generi – e "Cartoni esaminati", un saggio anarchico sui cartoni animati ricco di divagazioni spiritose e icastiche.
E’ stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo.
Crepi! E che crepino anche i vostri lupi!
Per seguire Gioia GIOIA COLLI