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Le autrici EWWA - INTERVISTA A MARA ROBERTI
Creato il 04 dicembre 2014 da Linda Bertasi @lindabertasiCiao Mara, benvenuta nel mio blog. Partiamo dal tuo pseudonimo, perché questa scelta letteraria?
Ciao Linda! Scegliere uno pseudonimo mi ha aiutata molto a scrivere. Non ho mai avuto intenzione di nascondere la mia vera identità, ma finché provavo a scrivere come Roberta Marasco non mi andava mai bene niente, ero troppo esigente, troppo spaventata e soprattutto troppo poco romantica! Quando ho deciso di provare come Mara Roberti mi si è aperto un mondo di emozioni ed è diventato tutto più facile. Sono giunta alla convinzione che tutti dovrebbero avere uno pseudonimo, a un certo punto della vita: è liberatorio, ti fa sentire bene.
‘Mara Roberti è il lato "in rosa" di una traduttrice che un giorno si è accorta di aver trascurato le proprie emozioni.’ Questa definizione mi incuriosisce, approfondiamola.
È proprio così. Ho avuto due figli e il tempo scarseggiava, come per tutti. Inizi a trascurarti e dopo un po’ capisci che devi tornare a curarti di più. Ma fin qui lo sappiamo. Quello che non ti dice nessuno, invece, è che non si trascurano solo l’aspetto o la salute, anche le emozioni richiedono tempo e fatica, per viverle bene. E se non le vivi, ti restano incastrate dentro. Se poi sei passata per qualche evento triste, e ci passiamo tutti prima o poi, allora diventa ancora più dura vivere le proprie emozioni. E al tempo stesso più necessario. Io ho avuto paura delle mie emozioni e del loro effetto destabilizzante per un sacco di tempo. Poi ho capito che non potevo più negarle oltre e ho iniziato a scrivere per andare a stanarle.
Sul social Facebook sei l’amministratrice del gruppo “Verde, bianco e rosa”. Di cosa si tratta nello specifico?
Un giorno mi sono accorta che mancava un gruppo dedicato al rosa italiano, così l’ho creato e il risultato mi ha sorpreso. Il gruppo è cresciuto in fretta ma soprattutto è diventato uno spazio molto piacevole, in cui ci si informa, ci si confronta. Non parliamo solo di rosa nel senso stretto del termine, ma in generale dei libri che danno spazio ai sentimenti. È anche un modo per conoscere gli autori, confrontarsi direttamente con loro o con gli altri lettori, per seguire da vicino il rosa che cambia, e cambia molto, molto in fretta, secondo me.
Nasci come autrice di romance. Perché il romance e cosa pensi del boom letterario che si è scatenato ultimamente attorno a questo genere letterario?
Il romance era la risposta al bisogno di vivere le emozioni, dare briglia sciolta alla parte romantica dentro di me.Quanto al boom del rosa, secondo me il problema è che molti pubblicano rosa ma in pochi lo dicono chiaro e tondo. È difficile trovare la parola “rosa” o “romance” in una quarta di copertina, sono diventate tutte “commedie romantiche”. Al tempo stesso si è perso il lavoro con e sull’autore, per aiutarlo a crescere. Spesso si insegue il caso editoriale, a scapito del testo e dell’autore. Per dirla in altri termini, si investe più nel marketing che nell’editing. Si punta alle lettrici di rosa, insomma, ma ci si nasconde dietro definizioni diverse. Non è avvenuto quindi lo sdoganamento che è avvenuto con l’erotico dopo le 50 sfumature. Si pubblicano testi romance e rosa, ma si continua a snobbare il genere, “travestendolo” un po’.Le lettrici più attente sanno distinguere le firme e sanno quindi che cosa aspettarsi da un certo titolo, ma non sempre è così. Se non sai che stai comprando un rosa, ma credi di avere in mano un chick-lit o addirittura un romanzo al femminile (la cosiddetta women’s fiction), puoi restare delusa da certi snodi narrativi, dalla prevedibilità della trama, per esempio. Se invece lo sai, è proprio quello che cerchi nel rosa e te lo gusti fino in fondo. Non riconoscere al rosa il suo posto e il suo valore, non apertamente, ma volerlo sfruttare commercialmente puntando sulle lettrici femminili a caccia di emozioni romantiche a lungo andare si rivelerà un errore, secondo me. I lettori, in assenza di indicazioni chiare, percepiranno un appiattimento e un “abbassamento” generale, che non farà bene né al genere né alle autrici.
Esordisci nel 2013 con "Love trainer". Daccene un assaggio.
"Love Trainer" è la storia di un momentaccio, di quelli che passiamo tutti nella vita. E di come la vita può cambiare da un giorno all’altro. La protagonista ha il terrore dei cani, quindi di chi si poteva innamorare, secondo voi? Ma di un addestratore di cani, ovviamente. E come se non bastasse, era andata da lui per dargli una notizia che lo avrebbe mandato su tutte le furie...
Sempre nello stesso anno pubblichi il racconto "Basta che sia amore", inserito nell’antologia "Gli uomini preferiscono le befane" e pubblichi il romanzo "Le scarpe son desideri". Di cosa tratta quest’ultimo edito?
"Le scarpe son desideri" è una favola metropolitana, la favola di Cenerentola, per l’esattezza. C’è una protagonista, Cecilia, con la passione per le scarpe e la capacità di trovare il paio giusto per ogni donna e di leggere i desideri nascosti ai piedi di chi entra nel prestigioso negozio in cui lavora. Ci sono due sorellastre, c’è un fratello combinaguai che nelle mie intenzioni era uno dei topolini e c’è, ovviamente, il principe azzurro. Mi piace l’idea di sognare partendo dalla realtà di tutti i giorni, e ambientare Cenerentola ai giorni nostri, nella città di Milano, mi ha divertita molto ed è stato un bel modo per ricominciare a sognare.
Nel 2014 il racconto "La mia mamma lavora" viene inserito nell’antologia "Buon lavoro". Quale genere letterario senti più nelle tue corde? Il racconto o il romanzo e perché?
Credo di non essere ancora in grado di rispondere. Ho scritto testi di lunghezze molto diverse e tutti mi sono serviti a mettere alla prova la mia scrittura. Diciamo che scrivere storie lunghe mi costa ancora parecchia fatica, lo ammetto, ma è anche la mia ambizione.
E ancora nel 2014 esce il romanzo "Le regole degli amori imperfetti". Cosa troveranno i lettori al suo interno?
"Le regole degli amori imperfetti" è la storia di due donne che non possono amare come vorrebbero, che hanno la felicità a portata di mano ma per motivi diversi, non la afferrano. I lettori ci troveranno l’atmosfera fuori dal tempo di un borgo arroccato, il rituale del tè come momento di solidarietà femminile e come piacere dei sensi. E un magnifico giardino delle camelie in cui bere il tè insieme alle protagoniste.
Qual è stato l’input per questo romanzo e quale messaggio hai voluto lanciare?
Questa storia ha preso una strada tutta sua fin dall’inizio, portandomi dove io in realtà non avevo intenzione di arrivare. Quindi in un certo senso bisognerebbe chiederlo a lei! Io volevo raccontare l’universo del tè, dei suoi sapori, l’intimità che riesce a costruire fra le persone. E volevo arrivare a dire che per gustarsi il tè non c’è bisogno di regole, così come il romanticismo non ammette regole e l’amore ancor meno. È quello che imparerà la protagonista, che voler fare la cosa giusta, spesso, è solo un modo diverso di chiamare la nostra paura di essere felici, una scusa per tirarci indietro al momento decisivo.
Quali tematiche affronti in "Le regole degli amori imperfetti"?
Parlo del tè, della solidarietà femminile, delle “chiacchiere delle donne che ci salvano da noi stesse”, come dice una protagonista. Parlo di amori perduti, di amori che ci sembrano impossibili, del nostro rapporto intermittente con la felicità, quella felicità che non ci fa sentire leggeri, dice Elisa a un certo punto, ci fa sentire fragili. E vivi.
Tutte le tue pubblicazioni sono edite da Emma Books. Consiglieresti questa casa editrice agli esordienti?
La consiglierei a tutti, non solo agli esordienti. Emma Books è una casa editrice speciale, chi ci ha avuto a che fare lo può confermare. Ci si sente a casa. È abbastanza piccola da potersi permettere di sperimentare, abbastanza grande da creare una rete di scrittrici che si aiutano a vicenda e crescono insieme. È un modo nuovo di intendere il rosa, più moderno, più vicino a certe tematiche sociali, che secondo me riesce molto bene in un’impresa difficile come coniugare il bisogno delle donne di emozionarsi e la loro forza e la loro capacità di combattere. Ma soprattutto è una casa editrice che lavora ancora “all’antica”, pur puntando tutto sul digitale, con una grande cura dei testi, un attento lavoro di editing. Chi ha letto "Love Trainer" e poi legge "Le regole degli amori imperfetti" capirà che cosa intendo. Nello scarto fra questi due testi, che pure ho amato molto entrambi, c’è tutto il lavoro che Maria Paola Romeo ha fatto con me, per indirizzarmi nella scrittura verso quello che volevo raccontare davvero e non avevo il coraggio di fare. Un po’ come succede a Elisa, in fondo, la protagonista di "Le regole degli amori imperfetti"!
Sei membro dell’associazione EWWA. Di cosa si tratta nello specifico? Raccontaci la tua esperienza.
Sono una delle primissime iscritte a Ewwa e ne vado molto orgogliosa. Per me è nata come una rete di amiche e conoscenti che si davano una mano a vicenda in tanti modi diversi. E anche adesso che l’associazione cresce rapidamente, credo che stia conservando lo stesso spirito. Se ho qualche dubbio, se ho bisogno di un’informazione o anche solo di un po’ di incoraggiamento, so di potermi rivolgere a loro.
E sempre con l’associazione EWWA, hai pubblicato il racconto "Brave signore" inserito nell’antologia "E dopo il carosello tutte a nanna". Parlaci di questa interessante iniziativa.
È un omaggio corale (siamo più di 80!) ai sessant’anni della Rai e trovo che sia molto bello il modo in cui ciascuna di noi ha contribuito con tasselli diversissimi, ma proprio per questo tutti indispensabili gli uni agli altri. È un ritratto della Rai, dei tanti programmi che ne hanno fatto la storia, del significato della televisione nelle nostre case, ma è anche un ritratto delle tante voci che compongono Ewwa.
Hai qualche altro progetto in cantiere di cui vuoi metterci a parte?
Ancora no. Sono ancora con la testa e con il cuore a Roccamori, non riuscirei a dedicarmi ad altro. Non subito. Ma non vedo l’ora di rimettermi a scrivere.
E’ stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!
Grazie!
Per seguire Mara MARA ROBERTI
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