Assieme al fiume Tevere si trova un monumento di 2000 anni fa, fatto costruire dal Senato per festeggiare la pace imposta dalle vittoriose legioni dell’Imperatore Augusto nelle provincie della Gallia e dell’Ispania. Si tratta di un piccolo tempio in marmo bianco di Carrara, la cui straordinaria decorazione continua a commuovere milioni di turisti e che custodisce un altare dedicato alla pace, in consonanza alla politica di rinuncia ad ampliare i limiti dell’Impero che avrebbe marcato il governo del primo degli imperatori romani, ragione per cui la si conosce come Ara Pacis.
Nel 2006 l’architetto statunitense Richard Meier, famoso per il suo lavoro con il colore bianco, ha progettato un museo attorno al tempio che da allora ospita alcune delle esposizioni più interessanti che offre la città di Roma. Come ad esempio l’odierna mostra sulle avanguardie russe che sarà presente in sala fino al prossimo 2 settembre http://en.arapacis.it/mostre_ed_eventi/mostre/avanguardie_russe
Si potrebbe sostenere che in tutta la storia recente sono stati pochi i periodi così brillantemente creativi e pieni di novità, così affascinanti e misteriosi, come quello che ha vissuto la Russia a partire dall’inizio degli anni ’60 del XIX secolo fino agli anni ’20 del secolo seguente. Uno spettro temporale i cui estremi potrebbero essere racchiusi dalle frasi “la realtà è superiore alla sua imitazione artistica” (Chernishevsky, propagandista della Russia zarista durante il suo apogeo) e “disfiamoci della nostra attività speculativa [pittura su cavalletto] e troviamo il modo di produrre una vera opera” (slogan costruttivista dei primi anni dopo la rivoluzione bolscevica), così come ha suggerito Camilla Gray nel suo libro sul tema. Si tratta di un periodo il cui studio è obbligatorio se vogliamo capire minimamente ciò che fu il movimento moderno durante il quale si produssero tutta una serie di opere il cui formidabile impatto sulla letteratura, l’arte, il cinema, il teatro, la moda, la musica, la danza, l’architettura e il design è stato fondamentale.
L’esposizione del Museo del Ara Pacis si centra sulle figure capitali di entrambi i sessi come Chagall, Malevich, Kandinski, Rodchenko, Tatlin, Larionov, Goncharova, Rozanova, Popova o Exter e traccia un percorso durante questo lasso di tempo, dal suprematismo al costruttivismo, dall’arte astratta al cubifuturismo, passando per il postcezzanismo e il post-impressionismo, con oltre sessanta dipinti e modelli architettonici procedenti da diversi musei di diverse città russe. Sono opere di grande qualità che illustrano ognuna a suo modo il dibattito sull’idea di dover rinnovare l’arte come forza socialmente attiva, una forza che non solo dovrebbe riflettere, immaginare o interpretare, ma soprattutto costruire.
Paul Oilzum
Costruire una società nuova era l’obiettivo dell’arte e dei primi anni della rivoluzione sovietica, prima di essere una delle prime vittime della persecuzione stalinista. Affitta uno degli appartamenti a Roma e visita l’esposizione.
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