Le avventure di ALicE: il corso aziendale

Creato il 25 luglio 2010 da Leragazze

L’altra settimana in ufficio, a seguito di uno spostamento di reparto (naturalmente per un’ottima opportunità lavorativa – altrimenti detta job trombation) ho partecipato a un corso di formazione insieme a un gruppo di colleghi del quale facevano parte anche dei ragazzi interinali neo assunti (scusate: il termine assunto cozza un po’ con interinale. Mi rendo conto e me ne scuso; ma è la legge a parlare di assunzione con contratto di lavoro interinale. Fa venire i vermi, ma è così! Chiusa parentesi). 

Ho trovato questo corso molto illuminante. Ovviamente non dal punto di vista professionale (potete immaginare lo spirito con il quale l’ho affrontato!) ma da quello socio-antropologico.

La formatrice avrà apprezzato molto la mia diligenza durante le lezioni: per tutto il tempo ero intenta a scrivere pagine fitte fitte di  appunti. Naturalmente non sulla materia del corso (della quale me ne catafottevo altamente) quanto sui molto più interessanti colleghi di corso. Non solo Laura: anche io ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare!

Ditemi se mi sbaglio: ve li presento:

Il più interessante è 24 pollici, del gruppo dei tecnici. Così chiamato per via  della forma… come dire… Wide Screen, della sua faccia, con degli strani capelli marrone chiaro e un ciuffo sulla fronte svettante verso l’alto. Interviene ogni minuto durante la spiegazione della formatrice a sottolineare che lui “è del mestiere” e conosce la materia a menadito. Peccato che il 90 % dei suoi interventi fosse a sproposito, e il rimanente 10 % fosse inutile. Sarà pure che questi poveracci (con tutto il rispetto) devono sgomitare più di altri nel mondo del lavoro attuale, ma tutto ha un limite.

A puro titolo esemplificativo vi riporto qualche sua perla:

   “Nun so’ neanche notori i fail de conflitto!”

   “Eh si! ‘Sto caso è un po’ borderlain!”

   “Evvabbè, ma comprate un gruppo de contignuità!” 

Poi c’è La Salumaia, del gruppo degli amministrativi; una specie di Sora Cecioni che, come il collega sottolineava di continuo la sua precedente esperienza lavorativa come se fosse stata Amministratore Delegato della Wind, e non un’operatrice di call center. Un po’ grossa (parecchio!), con le tettone (sufficientemente in mostra), le unghie di plastica tutte colorate piene di brillantini e fiorellini. Un vero gioiellino insomma. I suoi dialoghi erano tutti un “Allora c’aveva raggione mi’ marito” (a proposito della fibra ottica – n.d.A.); oppure “No,  perché se er cliente me chiama e me chiede…”

Appresso alla salumaia viene Il Latinista:  secco secco, pelato con gli occhiali, con un tono di voce “trasparente”. A una mia domanda sulla cessione del contratto, dove ho chiamato le due parti in causa cedente e cessionario, mi ha interrotto con aria saputella correggendomi:

Cedente e cessionario vogliono dire la stessa cosa: io che ho lavorato nel campo dell’Energia (e dove cazzo avrà mai prestato il suo ingegno ‘sto Einstein, al CERN di Ginevra????) so che si dice Cedente e Subentrante: cedente e cessionario hanno la stessa radice e quindi significano la stessa cosa!!!”

Ma brutto lobotomizzato che non sei altro! Hanno lo stesso prefisso, ma non lo steso suffisso. Ho evitato di sbattergli in faccia  i miei studi giuridici per non fare la puzzona, e quindi mi sono limitata a dirgli, lo confesso con tono di voce piuttosto acido:

   “Cedente è chi cede e cessionario è chi acquisisce. Stacci, bello!!!!”

Seduto accanto a lui c’era uno strano soggetto: Il Precisetto Apparente: l’unico in giacca e camicia. Se fosse stato zitto zitto, in quel magma di infradito, canottiere, bermuda e magliette sudate, ai miei occhi avrebbe sicuramente acquistato punti.

Peccato che invece ha parlato. Eccome  se lo ha fatto. Ecco come:

   “Cioè, ma questa è una casistica, cioè praticamente, io posso, per dire, far fare a Fastweb cioè solo una delle due ligne?”

   “Questo cioè praticamente per capire il tipo di ligna voce che il cliente ha!”

   “Cioè anche per fidelizzare e praticamente per non far aspettare il cliente cioè!”

   “Cioè praticamente io in input ricevo le chiamate da un nummero Telecom… Allucinante!”

   “Cioè una domanda semplice: cioè colui che chiama, cioè: ha il contratto fatto?” 

(Da leggere il tutto con voce fricchettona, alla Carlo Verdone per intenderci)

La vincitrice di impiegata dell’anno però è risultata essere La Buzzicona:

Avete presente quelle che dicono “Quanti anni me dai?” (Ma cavolo, ce ne hai già abbastanza di tuo, devo dartene anche io?). “Eh, beh, perché me ne hanno dati anche 27… Invece ce n’ho 37!” (Ma dai? Te ne avrei dati  almeno 10 di più!). La tipa era decisamente obesa; decisamente (e volgarmente) romanaccia; decisamente ignorante: intanto ha passato il primo giorno di corso a tirare su col naso ogni minuto. Era  seduta accanto a me e non ne potevo più. Tanto che ho scritto un sms alle ragazze per i informarle (sono sempre notizie!) e chiedere loro se fosse stato maleducato da parte mia offrirle un fazzoletto… Non solo, ogni volta che le veniva da starnutire… EEETTTTTCCCCCIIIIIUUUUU’!!!!! Venivano giù i muri! Ma cavolo, se sei raffreddata per prima cosa respira dall’altra parte e porta i tuoi bacilli del cazzo lontano da me; e comunque munisciti almeno di fazzoletto!

Ma non bastavano le tirate di mocciolo: no. Faceva anche dei rumori con la lingua tra i denti (è difficile da descrivere, spero di essermi spiegata!). E ogni volta le davo certe occhiate da fulminarla con lo sguardo. Non serviva a niente! Il giorno dopo ho cambiato posto.

Beh, devo dire che rileggendo questo resoconto del mio corso aziendale mi sono accorta che non solo sono una Ragazza cattiva. Sono una Ragazza decisamente stronza! Ma in un ufficio simile si deve almeno sopravvivere, e questa per me è una strategia per resistere.

La mia punizione però l’ho avuta: l’ultimo giorno di corso sono tornata a casa con una febbre che non mi ha dato tregua per giorni e giorni. Volete conoscere la diagnosi? Broncopolmonite! Esagerato perfino per me, no?



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