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Le avventure di ALicE: un giorno da pecora

Da Leragazze
Le avventure di ALicE: un giorno da pecoraCerto che ce ne sarebbero di avventure di ALicE da raccontare… Il problema è che i miei neuroni me le fanno scordare. È proprio strano il nostro cervello: avvenimenti apparentemente dimenticati ci tornano alla mente nelle circostanze più strane. Tempo fa per esempio ero alla mostra di Lorenzo Lotto, e davanti a un suo dipinto, che potete vedere pubblicato qui a fianco, mi è tornato in mente un episodio capitato qualche anno fa… Dovete sapere che il Marito, pur non essendo un “amante degli animali” nel senso vero e proprio del termine, ama interagire con loro, per la verità in modo abbastanza improprio, forse più per dimostrare, a se stesso o agli altri, di non averne paura. Che esempio posso farvi? Se prende un gatto in braccio, se lo tiene “seduto” (tipo essere umano) sulle sue gambe e gli muove le zampine anteriori come fossero braccia, facendogli suonare un immaginaria chitarra.
Oppure se c’è la possibilità di prendere in braccio un pitone per farsi la foto (a pagamento), o farsi mettere dei pappagalli in testa per un dollaro, è sempre in prima fila per farlo. Come un vero abbonato RAI. Una volta, durante una passeggiata in montagna incappammo in un gregge che pascolava. Il Marito si è avvicinato a un agnellino e carezzandolo come fosse un cane, gli ha preso dolcemente il muso tra le mani e ha detto tutto ispirato: “Uuummmhhh!!!! Che profumo di abbacchio!!!!” Inutile dirvi che la tenerezza che mi aveva inizialmente suscitato l’apparente animo gentile del Marito crollò improvvisamente di fronte al suo esagerato cinismo.
E proprio sullo stesso tema (gli agnellini) è l’avventura di ALicE che vi racconto oggi. Eravamo in un agriturismo insieme ai bambini, e alcuni cuccioli di pecora vagavano liberamente intorno a noi. Innanzitutto dovete sapere che è sempre stata consuetudine del Marito (almeno fino a quella volta) mettere gli animali in braccio ai bambini.. così… per insegnare loro ad avere un rapporto sereno col mondo animale (mica come la loro mamma che invece odia la natura!)
La fortuna ha voluto che quel giorno non l’avesse fatto. Ma, credo, solo perchè non ne aveva avuto il tempo.
Avvistati i cuccioli il Marito si è avventato su uno di loro, lo ha preso in braccio e se l’è portato in giro per il cortiletto tutto baldanzoso… senza far caso alla Signora Pecora, madre dell’agnellino, che, chiusa nel suo recinto, si stava seriamente innervosendo. E mentre lo sciocco Marito si coccolava l’ignaro agnello come fosse un inerme (e soprattutto ORFANO) peluche , la sua mamma col muso è riuscita ad aprire il cancelletto e a uscire dal recinto. A dimostrazione del fatto che l’istinto materno non è solo di noi bipedi, la pecora, imbufalita (è proprio il caso di dire!) si avventa a sua volta sullo stolto Marito prendendolo a testate sul didietro. Il Marito, resosi conto della situazione decide finalmente di posare l’agnello in terra e cominciare a correre per sfuggire all’ira materna! E io, impotente, assisto insieme ai bambini a una scena surreale: in un angusto cortiletto di un agriturismo, il Marito che corre in circolo, con il volto (giustamente) terrorizzato, inseguito da una pecora inferocita, che continua a prenderlo a testate sul sedere. Fuori dal concetto di ossimoro comincio a ridere terrorizzata gridando aiuto… ma nessuno mi fila. Stremato, fra le (sue) urla e le (nostre) risa il Marito cade a terra rovinandosi gambe e ginocchia sul brecciolino. La pecora, oltretutto non demordeva e nonostante la capitolazione del Nemico continuava a soggiogarlo montandogli sopra. Ce ne siamo andati via senza che nessun responsabile fosse accorso. In fondo meglio così, dato il comportamento ingenuamente colposo del marito, che ancora dopo anni si tiene a debita distanza dagli ovini (a meno che non siano cotti a puntino).

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