notizie generali sull’artista
Le avventure di Bertoldo Al PICCOLO di Milano
Chi era, pardon, chi è Piero Mazzarella
Ecco un Signore del Teatro:
Entra nella piccola sala della Scatola magica con passo felpato e lento, il passo di un uomo d’una certa età che mentre cammina guarda bene dove mette i piedi; procede con la sua grande pancia a mongolfiera, testimone di succulenti manicaretti e di gustose cene consumate in compagnia di qualche buon bicchiere di rosso.
Piero Mazzarella, per uno che non sa chi è, che non lo conosce, a prima vista può sembrare questo, e non me ne voglia l’artista se ne parlo come della persona della persona accanto, se lo faccio, è solo per stimarlo in quanto tale e per molto molto molto di più.
Come dice lui, sono sessantasei primavere di onorabile carriera ed ottantadue inverni dalla nascita; una bella cifra, parecchi oltre il mezzo secolo, e portati con la testa lucidissimamente. E’ con le avventure di Bertoldo che conosco stasera la voce ed il talento di questo grande attore; saremo in circa ottanta nella saletta che è pressoché al completo; tutte le sere del cartello riesce a fare il pieno, accorrono a sentirlo i suoi fedelissimi, coppie di sposi che hanno superato da diversi giorni i sessant’anni e che vogliono tornare a rendergli omaggio. Ci sono anche una decina di coppie più giovani, della mia generazione, quelli che si sente che il mattatore ama, per i quali anche recita testi senza tempo e senza luogo, e che probabilmente Mazzarella lo ascoltano per la prima volta, attratti in questo crepuscolo dalla magia della sala, dalla fama della star, dalla simpatia dei suoi racconti che si sa, fanno divertire con gusto ed ironia.
Le quasi due ore di spettacolo volano, il grande vecchio stà lì al centro della stanza, due baldacchini sui due lati della scena, un grande tappeto di cartone al centro, e lui che come una trottola lenta gira da un capo all’altro rivolto ora verso il pubblico di destra, ora verso il pubblico di sinistra che muto e attento e divertito lo segue con gli occhi, con il battito gentile delle mani, con le risate sornione che le battute di copione ci strappano esilaranti. Mentre che lo plaudo ho l’impressione che non ci sia nessun copione da recitare, che il grande prestigiatore sta lì ed improvvisa, sta dicendo le stesse cose che ripete tutte le sere come se le dicesse per la prima volta, come se le sentisse dentro la pancia prima di buttarle fuori, e penso che ogni attore dovrebbe fare questo, che sia proprio questo recitare…nemmeno lui sa quello che aggiungerà di nuovo, nemmeno lui conosce le improvvisazioni che nasceranno spontanee dai particolari dell’attimo, dall’irripetibilità del momento…
Lui gioca con noi e noi giochiamo con lui, ma è lui che tira il filo della scena, è Lui il grande mago che conosce cosa nasconde nel cilindro; noi siamo i suoi conigli, simpatiti, attoniti e spensierati, ora assorti nei nostri fugaci pensieri, ora rapiti nel mondo della fiaba che tanto favola non è, tutti posti a cerchio intorno al centro, consapevolmente partecipi, docilemente disponibili…Non sembra nemmeno di stare in un teatro; siamo tutti ospiti del padrone di casa in questo bel salotto disadorno dove non ci sono camerieri che arrivano con il buffet, ma colpi di luce e di musica e di suoni che ci avvolgono tutti dentro una grande coperta tiepida, e noi ci lasciamo cullare e ci lasciamo sedurre dai pensieri che aleggiano leggeri sospesi nella penombra della stanza.
La trama delle vicende del nostro sottile contadino è l’eterna ed immortale parodia del povero che con le sue scarpe grosse si reca alla corte del Re, ma non per inchinarsi, non per chiedere favori e per averne benefici indebiti; solo per fare due chiacchiere con Sua maestà, da pari a pari, da uomo a uomo, e se all’inizio il grande Sovrano di turno si può sentire risentito, mentre che la conoscenza con questo villano arguto procede e si svela, il tono si fa amichevole, complice, sinceramente conquistato da questo giullare che dice sempre con arrendevole sincerità, ma con altrettanta astuta malizia, quello che pensa; dopotutto ai re servirebbero collaboratori come Bertoldo che farebbero sempre ricordare alle loro magnificenze che tutti polvere siamo e che tutti polvere ritorneremo.
Grazie, Maestro, per l’indimenticabile serata.