Richard era un ragazzo semplice. Veniva chiamato, tante volte, idealista. Se ne stava rinchiuso nella sua stanzetta a sbadigliare. Era visibilmente annoiato. Aveva delle penne, dei colori, dei pennarelli, una bizzarra luce da scrivania, un quaderno a righe, una maglietta bianca. Passavano i secondi, passavano i momenti, scorrevano le mani su tutti i fogli, annotava i suoi pensieri. Si stancò e si mise a letto. Sognò. Non un normale sogno (quello lo possono fare tutti), un sogno bello. Un sogno che non si può rubare. In effetti, quando si svegliò, era come frastornato, pericolosamente pensieroso. Era seduto sul letto e cercava di mettere in ordine i pezzetti del suo sogno. Cercava incessantemente, con le mani, di riordinare gli attimi come si ordinano i cassetti. Passò la mano tra i capelli. La fronte era sudata, inzuppata di sudore. Gli occhi a fessura. Si alzò, iniziando a ripensare al sogno. Dialogò col suo incubo. Ogni Memoria porta un meraviglioso incubo. Il sogno che ne venne fuori fu un barlume di sincerità, di semplicità, con un pizzico di follia (quella ci vuole). Il sogno di Richard, per quanto potesse sembrare quantomeno assurdo, era suddivisibile in tre parti. L’arrivo, il contenuto, il dialogo. Richard partiva per un viaggio. Partiva per un posto che non possiede nomi. Al suo arrivo una distesa enorme di fiori. Il terreno era perlopiù pianeggiante, con brevi avvallamenti che davano l’idea di increspature del mare in tempesta. I fiori parlavano agli occhi, cantando la luce del sole. Senza perdersi in chiacchiere, Richard, ricordava soprattutto le conversazioni con la gente del posto, specialmente quella avvenuta con una persona vestita stranamente da monaco, la loro linfa dialogica. Una di queste faceva così: “Ti sei mai guardato indietro? Hai mai visto il riflesso del tuo passato su una pozzanghera di tempo? Lo so, il tempo è prezioso, ma anche la conoscenza è preziosa. È preziosa al punto tale da trasformare la tua consapevolezza. Prende parte al gioco degli attori. Non perdiamo tempo. A volte, per troppe volte, un secondo può salvare la vita. È così. Punto. Complicare peggiora le cose. Le peggiora al punto tale da portare le persone a trovare marchingegni assurdi, al limite del paradosso, per fare qualsiasi cosa. Troppe volte si trova una giustificazione per la miseria. Ognuno di noi vorrebbe che nella vita e non solo sulle strade, ci fossero i segnali, per sapere quando proseguire, quando girare o quando dare la precedenza. Qui funziona in questo modo. Abbiamo un’Aula che può contenere al massimo duecento persone. Queste persone le votiamo noi. Ogni loro decisione deve basarsi su alcuni principi fondamentali. Il primo è il Principio del Cielo. Il cielo è sempre uguale a se stesso ed ogni nuvola segue lo stesso andamento delle altre. Dunque ogni regola deve essere scritta e fatta approvare da ogni abitante. Ogni luogo è vigilato dalla nostra coscienza, dalla nostra consapevolezza. Non abbiamo bisogno di un esercito. A scuola non siamo stati indirizzati verso certe scelte, ma gli insegnanti hanno cercato di introdurre nel nostro modo di pensare una via del pensiero libera, votata al pensiero creativo. Non esistono Ministeri, ministri o cardinali. Ogni scelta riguardante l’educazione dei figli, l’alimentazione, la salute, viene presa in famiglia. La famiglia è il nucleo. Non esistono leggi contro la libertà, contro il pensiero o la sua naturale formazione, contro la vita. Non esistono però persone con secondi fini, con cattivi intenti. La Malignità, l’Odio, il Risentimento, sono presenti da voi per colpa di secoli di comportamenti sbagliati. Da voi non c’è libertà anche perché la consapevolezza è relegata dentro poesie, fiabe, favole, novelle. Dovete scardinare voi stessi per ritrovare una meta tranquilla. Dovete abbassarvi e guardare tra la fessura delle sbarre ed il sole accecante. Dovete trovare l’alba, non il tramonto.” In fin dei conti, tutto questo, non sarebbe stato importante, ma l’Universo che ruota attorno alla Persona, prevede parecchi lineamenti e tormenti, e questo fa in modo di far addormentare le menti. Offusca lo sguardo al punto tale da provare istintivamente una sottile colpa. L’incontro con quella persona lo ha scosso profondamente, le sue parole suonavano come pugnali vibranti e impietosamente dicevano: “Ogni tramonto ricorda la perdita di un giorno, ed ogni giorno non è una cosa semplice... Devi ricordarti, devi narrare a te stesso che ogni giorno ricorda di aver perso un sogno ed un soggiorno interiore. La notte è un discorso diverso, ha natura propria. La notte ha delle sfumature che il grigio non può far svanire. La notte è l’incontro con se stessi, Un Monologo che riassume un dialogo profondo. Non si può paragonare uno specchio ad un pettine. Se la notte si ribella, il giorno non deve avere timore. La notte è come la sabbia: se ne va se non la tieni bene stretta tra le dita. Ma la notte accoglie tutti, anche i diseredati, gli esclusi, i pianeti che non ruotano come tutti gli altri. La notte ha una sua ragione, è il tramonto della razionalità.” Richard volle concludere il suo sogno con questa ultima riflessione di quello strano personaggio che parlava sempre: “Noi non possiamo insegnare a voi la Bellezza che sentiamo, che proviamo, dopo il fiorire di ogni alba. Nessuno può insegnare la Bellezza. Nessuno può però distruggerla. Voi l’avete distrutta, ridotta in brandelli sanguinanti troppo spesso. La Bellezza va curata. Senza di essa non c’è strada verso la consapevolezza. Ma dovete dimostrarvi convinti. Dovete cambiare il vostro modo di pensare. Dovete annullare le certezze. Dovete copiarci, forse. Ma dovete fare qualcosa. Anche trovare un limite, portarlo a magnificenza e abbatterlo, sarebbe un gesto. Ma dovete imparare dai vostri errori, ed anche dai nostri. Voi avete migliaia di anni di Conoscenza e li buttate al vento. I vostri nonni cosa vi hanno suggerito sul letto di morte? Vi hanno detto di sperperare la ricchezza? Cosa vi è balenato in mente? Perché avete ridotto quello che era il vostro unico mondo, ad un insieme di tiepidi agglomerati? Noi, tutti gli abitanti, confidiamo nella natura umana. Ha fatto tante cose veramente grandiose. Ha costruito, si è sostituita all’immane potenza del Creatore, sfidandolo sul campo della natura. L’uomo che non abita su quest’isola può fare la differenza. Ma non la farà, ne sono quasi certo. La Storia è ciclica.” Richard stese in silenzio, aspettando il momento in cui dalle rocce potesse uscire un nuovo Polifemo da ingannare. In realtà il trucco non sempre appesantisce, talvolta aiuta alla sopravvivenza. Le furbizie hanno vita breve se manca la linfa. “Pensare sempre alle conseguenze.” Pensò Richard, rinchiudendo gli istanti di vita dentro un vaso di terracotta.
FINE.
Magazine Arte
Le avventure di Richard: parte prima
Creato il 29 aprile 2014 da Signoradeifiltriblog @signoradeifiltrPossono interessarti anche questi articoli :
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