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Lo so cosa vi state aspettando, una stroncatura in piena regola com'è giusto che sia. Ma infierire su un film che già dal titolo non promette nulla di particolarmente eccezionale sarebbe qualcosa di inutile, scontato e superfluo. Pensiamo invece a riflettere su questo prodotto, scritto da Robert Rodriguez assieme ai suoi figli, realizzato esclusivamente per puro divertimento goliardico e prodotto per un pubblico di riferimento che non dovrebbe superare i sei anni. Le Avventure di Sharkboy e Lavagirl si preannuncia già dal primo momento un'opera autocompiacente e fine a se stessa (leggi: alla famiglia Rodriguez): il film si apre con la citazione di una frase della stessa protagonista, quasi come ad avvisarci che nulla dovrebbe interessarci al di fuori della storia e dello spirito giocoso presente all'interno della storia. Così hanno inizio le avventure di Sharkboy, Lavagirl e Max, il ragazzino che ha creato i due eroi e il mondo in cui vivono grazie all'immenso potere dei suoi sogni, talmente forti da diventare tangibili e coinvolgere anche il mondo reale; così bulli, professori e piccoli alunni diventano i protagonisti di una magica avventura in un mondo fantastico, pieno di insidie ma anche di meraviglie. Sinceramente, con il cuore in mano, io non ci vedo nulla di assolutamente e totalmente negativo in questo film, realizzato con l'aiuto di bambini e destinato ad un pubblico di bambini, che non ha grosse pecche di scrittura (se non un eccessivamente semplice e didascalico messaggio positivista nei confronti dei sogni) né di regia, anche se la componente digitale degli effetti speciali in CGI e del green screen lasciano molto a desiderare, ma mi piace paragonare questo prodotto alla recente serie televisiva Once Upon a Time, che per quanto riguarda gli effetti visivi non è decisamente tra le migliori. Rodriguez sperimenta il 3D su cui non posso esprimere nessuna considerazione in quanto la mia visione è stata esclusivamente bidimensionale; posso però riportarvi una constatazione di Roger Ebert letta sul web: lui considerava il 3D la vera pecca del film, poiché rendeva tutti i colori molto più scuri e confusi e quindi impediva ai bambini di divertirsi come si deve. A scatola chiusa mi fido del critico, anche perché si sta parlando del detestabile 3D rosso-blu, quello con gli occhialetti in cartone, e posso comunque assicurarvi che i colori senza la terza dimensione ravvivano molto il film e riescono a mantenere alto il coinvolgimento del pubblico, sempre che questo non abbia raggiunto i dieci anni. Insomma un film immaturo, ma volutamente tale, che ha il solo scopo di raggiungere quella fetta di spettatori che potranno immedesimarsi in Max e nei suoi eroi, con degli snodi di sceneggiatura semplici ma efficaci (sempre in riferimento al pubblico) e una regia goliardica, anch'essa molto scolastica e mai inutilmente virtuosa. La vera pecca di questa pellicola? Il costo: cinquanta milioni di dollari per realizzare un prodotto autoreferenziale, autocelebrativo ed autolesionista mi sembra veramente troppo; fortuna vuole che in tutto il mondo sia riuscito a recuperarne settanta. E se i fratelli Weinstein non hanno ancora linciato il buon Robert un motivo ci sarà.
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