Ripreso dalle omonime avventure disegnate da Hergé, l’instancabile giornalista reporter Tintin (Jamie Bell) si trova questa volta a che fare con tra il perfido Sakharine (Daniel Craig), a causa di un tesoro inestimabile il cui segreto è racchiuso nel modellino dell’antica nave Unicorno. Avrà dunque inizio per Tintin una lunga e avventurosa ricerca, all’interno di un mondo pieno di pericoli e imprevisti più grandi di lui. Potrà contare per fortuna sull’aiuto del suo piccolo e intelligente cane Milou, su quello altalenante dell’Capitano Haddock (Andy Serkis) e dei confusionari detective Thompson&Thomson (Simon Pegg e Nick Frost).
Eccellente il lavoro di computer grafica e di motion capture (in particolare per Andy Serkis gli altri un po’ meno), che vengono mostrate in tutta la loro bellezza e spettacolarità dalla regia di Spielberg attraverso lunghissimi piano sequenza, in cui i momenti d’azione e di suspance non vengono praticamente mai interrotti, una cosa che sarebbe assolutamente impossibile nella realtà (in particolare mi riferisco al lavoro che è stato fatto per la scena della motocicletta).
Estremamente bello e minuziosamente curato a livello visivo, il film con lo scorrere dei minuti e con l’inverosomiglianza delle lunghe azioni rocambolesche che vi hanno luogo (che cozzano con lo sforzo di far sembrare verosimile l’animazione), a lungo andare non risulta particolarmente emozionante. E’ come se ci si stancasse dopo un po’ che la suspence è stata tirata molto per le lunghe, anche perché lo stesso protagonista Tintin non è particolarmente empatico ed espressivo. L’impressione finale è che ci si trovi di fronte a una sorta di Indiana Jones, ma molto meno riuscito rispetto agli standard elevati di Spielberg. Un altro motivo per cui la storia non risulta del tutto convincente è che il cattivo Sakharine non incute davvero molta paura: e quando il villain non funziona, nei film di azione e di suspance, che siano di animazione o reali, c’è poco da fare…