Le bambine e la pillola del giorno dopo

Creato il 25 marzo 2015 da Barbaragiorgi @gattabarbara

ausl cesena

Mi piace questa  foto di ragazzine e ragazzini. Mi ricorda la mia adolescenza: quella vicinanza-fusione di corpi-emozioni. Il toccarsi l’un* con l’altr* con abbracci, allegre spinte, baci e carezze. Solo per dire a se stessi e al mondo intorno “io ci sono, eccomi qui, tra voi, sono parte di voi”. E questa esigenza inizia a farsi prepotente a 13-14 anni con l’esplosione dell’adolescenza: quel cammino così difficile e meraviglioso che dovrebbe condurci all’età adulta.

Ma a 13 anni non si è adolescenti. E non si è più bambin*. Siamo in una terra di mezzo dove non si vedono bene le cose: non si ha ancora la giusta percezione di sé. E spesso, per farsi “accettare” dal gruppo si adottano i comportamenti più diffusi, rassicuranti. Sennò si è tagliati fuori, sennò non si hanno amici, sennò si è un pesce fuor d’acqua.

E così pure per il sesso. Soprattutto per il sesso.

Oggi ho letto questo articolo di SARA LAVORINI su IL TIRRENO di Massa Carrara:

http://iltirreno.gelocal.it/massa/cronaca/2015/03/25/news/massa-carrara-51-aborti-in-un-anno-1.11114017

Quello che mi ha colpito è l’età delle ragazzine: delle tredicenni che il lunedì pomeriggio si recano ai consultori di Massa ed Avenza per chiedere la pillola del giorno dopo  “perché non si ricordano neanche con quanti ragazzi hanno avuto rapporti tra il sabato e la domenica, raccontano di aver bevuto troppo e di non aver memoria di cosa sia accaduto” (parole della dott.ssa Donatella Romagna).

Chi legge e segue questo blog, credo abbia ben chiara la mia posizione sull’autodeterminazione e completa libertà di pensiero e di scelte della donna. Ma.

Qui c’è un “MA” grande come una montagna: le bambine di 13 anni non sono donne. La legge vigente le considera sessualmente mature, ma ciò non significa che siano mature a livello emotivo-cognitivo.

Quello che più dovremmo chiederci tutt*, donne e uomini di una società civile, dovrebbe essere questo: perché lo fanno? Perché queste bambine di 13 anni fanno sesso a ripetizione, ubriache, senza coscienza e ricordo di ciò che avviene?

Se –  dico se – lo facessero per “piacere” potrebbe pure essere ammesso, nonostante la giovanissima età e la presumibile immaturità. Ma non credo. Credo piuttosto in un pericoloso “trendy”, in un comportamento omologato per ricevere attenzione e accettazione dal gruppo. E questo è pericoloso: si annullano nell’alcol (o altro) e fanno sesso. Perché così sono disinibite e perdono ogni freno, ma anche ogni ricordo. Vogliono, probabilmente, recitare un ruolo che non sentono loro. Bambine che giocano pericolosamente a fare le donne.

Ma cosa accadrà di queste bambine quando la loro “recita” non basterà più?

Quando vorranno togliersi la maschera delle donne fatte e rifinite, per vedere il loro vero essere?

Quando si chiederanno perché il sesso – per loro – ha bisogno di essere affogato nell’alcol e nell’oblio?

Quando capiranno che il sesso non è una gara del week end, ma un bellissimo momento da condividere con un altro essere umano (e non parlo di amore romantico, ma almeno di momenti fatti di emozioni)?

Cosa accadrà?

Lo chiedo ai loro genitori, alla scuola, a quegli adulti che chiamiamo “educatori”. Lo chiedo a loro.

E me lo chiedo anch’io.

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