Ultimamente siamo antipatici. Anche a noi stessi. Lo siamo perché siamo costretti a dire "cosa vi avevamo detto". E chi dice così è sempre bene o male un trombone.
Sta di fatto che anni e anni di denunce stanno portando qualche frutto. Su Piazza dei Cinquecento, ad esempio, non ci siamo risparmiati. Abbiamo scritto articoli, abbiamo fatto video (come quello qui sotto), abbiamo portato qui radio internazionali e fior di troupe straniere, abbiamo insistito tantissimo su Twitter e Facebook.
Tutto per aprire gli occhi come è ridotta la piazza della nostra stazione centrale. Spiegando i pericoli, sottolineando l'assurdo, chiedendo controlli. Dopo una vita qualche controllo è arrivato e l'esito è stato dirompente: su 10 bancarelle (ma secondo i nostri calcoli sono 20, come la mettiamo?), nessuna è lì in maniera regolare. Lo dice una - meglio tardi che mai - indagine del I Municipio. Alcune hanno permessi itineranti, altre sono autorizzate per municipi periferici, altre ancora sono totalmente abusive. Tutte si sono portate qui, hanno aperto banchi di una bruttezza sconvolgente e pericolosissime per i pedoni e non hanno subito conseguenze per anni e anni. Ora speriamo che qualcosa cambi, ma non ne siamo neppure sicuri.
Ma il dato più sconvolgente è l'impunità. Roma è l'unica città al mondo dove puoi occupare il suolo pubblico aprendo una attività commerciale di vendita di prodotti di infima qualità senza avere nessun controllo per anni e anni. Se così è, molti penseranno, tanto vale provare. E infatti chissà quante bancarelle tra le migliaia che siamo costretti a vedere e schivare ogni giorno sono totalmente abusive o parzialmente abusive.
Chi amministra sembra senza armi: e ci vorrebbero più uomini della polizia amministrativa, e abbiamo le armi spuntate, e le leggi non ci aiutano, e dovrebbe essere materia della magistratura. Tutte scuse per non fare perché, su questo tema, anche un livello comunale può essere sufficiente per aggredire il problema. Ad esempio con dei banchi tipo: se ci sono dei banchi tipo, tutti uguali e tutti autorizzati, l'abusivo pirata lo riconosci lontano un chilometro, non si può camuffare da regolare per anni e anni. E poi l'obbligo di esporre un tagliando con la licenza con tanto di foto del titolare, ologramma, qr e codice seriale.
Insomma se si vuole, si può. E non sono invenzioni nostre, è il modo con cui si gestisce il commercio ambulante da Istanbul a Londra passando per Praga. Dovunque è così. Perché l'abusivismo, l'evasione fiscale e la gentaccia che se ne approfitta ci sono in tutto il Pianeta, ma solo ed esclusivamente a Roma questa feccia invece di essere combattuta è coadiuvata.
Stiamo parlando, ricordiamoci, di un controllo con tutte le caratteristiche dell'eccezionalità svoltosi dopo anni. Stiamo tutti parlando dunque di commercio abusivo che per anni, tra illegalità ed evasione, ha prosperato nel più totale abusivismo. Stiamo parlando di questo, poi, che va moltiplicato per le migliaia e migliaia di bancarelle in tutta Roma. Quelle di Via Gioberti sono regolari? Quelle di Via Tuscolana lo sono tutte? Quelle di Via Cola di Rienzo e quelle di Viale della Regina Margherita? E a Viale Trastevere? Insomma, ci siamo capiti...
Almeno non ci lasciassero intendere e non sperino che noi si possa credere che questo problema si risolve quando, una volta ogni 10 anni, un amministratore decide di fare il proprio mestiere interrogandosi sul dramma del proprio territorio.