Chi deposita i propri soldi in banca, si è sempre sentito al sicuro, almeno fino a quando non è arrivata la crisi di Cipro, con la conseguente confisca di denaro sui conti correnti. Certamente, il fatto che i sistemi finanziari moderni siano fondati su un sistema bancario a riserva frazionaria, non è mai stato compreso, ne valutato adeguatamente dalla maggior parte della clientela degli istituti bancari.
La riserva frazionaria è la percentuale dei depositi bancari che, per legge, la banca è tenuta a detenere sotto forma di contanti o di attività facilmente liquidabili. Attualmente, in Europa, la riserva frazionaria è del 2% e non vale soltanto per alcuni depositi, come i pronti contro termine. Significa che quando un cliente deposita i propri soldi, la banca può usarne il 98% per prestiti a terzi o per investimenti di altro genere. Ovviamente questo sistema non è esente da rischi, come ormai sempre più persone percepiscono. Il rischio maggiore è la cosiddetta corsa agli sportelli, che si verifica quando i clienti rivogliono semplicemente indietro quello che avevano versato e la banca, grazie alla riserva frazionaria, non è in grado di accontentare tutti.
I clienti della banca hanno sempre trattato i loro depositi bancari come se fossero totalmente garantiti dalle riserve della banca. La capacità apparentemente illimitata da parte delle Banche Centrali di stampare soldi dal nulla, tendeva a dare credito a questa ipotesi.
Dopo Cipro tutto è cambiato. I depositanti che hanno perso anche milioni di euro in base all’accordo stipulato tra il governo cipriota e l’Unione Europea, hanno imparato una dolorosa lezione che è da monito per tutti i clienti degli istituti bancari di tutto il mondo: quando si depositano soldi, si lascia la proprietà degli stessi alla banca, in cambio di un titolo di credito non garantito, cioè di un credito chirografario.
Se una persona vissuta nel Medioevo avesse immaginato l’esistenza di un tale sistema, non gli avrebbe dato alcuna fiducia. A quell’epoca chi depositava le proprie ricchezze, in oro o argento o gioielli, presso un deposito di sicurezza, aveva la certezza che il depositario avrebbe custodito gli stessi fino al ritiro, senza prestarli o impiegarli in altre attività. E la stessa cosa avviene ai giorni nostri, nei depositi di merce e nei depositi doganali di tutto il mondo, dove vengono conservate per esempio le materie prime.
Qualcuno lascerebbe in custodia la propria automobile in un parcheggio custodito, sapendo che il parcheggiatore noleggerà l’autovettura in sua assenza? Nessuno sceglierebbe un parcheggio simile, ma la maggior parte delle persone hanno sempre depositato i prorpi denari in banche che si comportano, legalmente, come il parcheggiatore.
Le contromisure da adottare in uno scenario come quello verificatosi a Cipro, non sono molte:
- investire in beni fisici e di valore come, per esempio, metalli preziosi, metalli rari, metalli industriali, diamanti;
- scegliere banche fortemente capitalizzate;
- puntare su attività che non possano rientrare nel bilancio della banca scelta, come tutto ciò che è possibile custodire in una cassetta di sicurezza.
Se verrà seguito l’esempio cipriota anche per l’Italia, potrebbero venire applicate le ricette proposte dal capo economista della Commerzbank, Jorg Kramer, che ha spiegato: “I patrimoni finanziari degli italiani corrispondono al 173% del Pil. Sono molto superiori ai patrimoni dei tedeschi che corrispondono al 124%. Per questo sarebbe utile applicare in Italia una tassa del 15% sui patrimoni per abbassare il debito pubblico italiano sotto la soglia critica del 100% del Pil”. Un prelievo forzoso sulle attività finanziarie una tantum, che andrebbe a colpire tutte le forme di risparmio, comprese le azioni e le obbligazioni.
Cipro è stata una lezione dura ma salutare, che ha consentito a tutti di guardare in faccia la realtà. Adesso per la maggior parte dei risparmiatori, il pensiero è diventato uno solo: “Cosa posso fare per proteggere i miei risparmi?”.
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