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Le belve

Creato il 11 novembre 2012 da Siboney2046 @siboney2046

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Sabato sera, pioggia scrosciante, stanchezza accumulata in sette giorni: cosa fare se non dedicarmi ad uno dei miei svaghi preferiti, ovvero il cinema? Credo che quest’anno avrò meno occasione di andarci, un po’ perché avrò meno tempo libero, un po’ perché il costo dei biglietti è diventato davvero spropositato: spendere € 8,30 è davvero scoraggiante; ‘solo’ €5 con una fidelity card sono comunque tanti. Mi chiedo come fanno le famiglie con due o più bambini a permettersi questo lusso, perché oramai di lusso si tratta. Mah…

Digressioni socio-economiche a parte, dallo stranamente variegato cartellone dell’Uci Cinemas in cui mi reco abitualmente ho scelto Le belve (2012) opera ultima di Oliver Stone. Cast stellare che vanta tra i molti uno straordinario Benicio Del Toro, John Travolta, Salma Hayek e Blake Lively.
Racconta la storia di un pacifico e felice triangolo amoroso tra Chon (Taylor Kitsch), Ben (Aaron Johnson, volto del conte Vronsky nell’Anna Karenina di Joe Wright in uscita prossimamente; per altri dettagli andate QUI) e O, diminutivo di Ophelia (Lively). I tre giovani vivono in una lussuosa villa sul mare a Laguna Beach grazie ai proventi del loro traffico di marijuana, la migliore venduta al mondo. La grande qualità del loro prodotto richiama l’attenzione del cartello della droga di Tijuana, capeggiato dalla perfida madrina Elena (Hayek) che manda i suoi scagnozzi, fra cui Lado (Del Toro) ad occuparsi dell’assorbimento dell’azienda di Chon e Ben all’interno della sua rete di traffico. L’operazione si rivela infruttuosa e per fare in modo che i ragazzi cedano, Elena fa rapire O. Il grande amore di Ben e Chon per la bella Ophelia li spinge ad atti folli per ritrovarla, sfidando la celebre crudeltà dei narcos messicani.

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La storia è interessante e coinvolgente; la regia è davvero raffinata ed il gusto per la fotografia è quello che mi ha colpito di più: le inquadrature panoramiche sull’oceano californiano o sul deserto messicano lasciano senza fiato. Per il resto devo dire che non mi ha entusiasmato: lo definirei un film gradevole ma senza picchi particolarmente artistici. Ho trovato poco interessanti le lunghissime sequenze dedicate a celebrare la bellezza di Blake Lively più che a contestualizzare il suo personaggio; irritante la voce fuori campo di Ophelia come narratrice; insulsa, anzi, proprio terribile, la scelta del doppio finale (per inciso, ovviamente preferivo il primo dei due, in accordo con il mio animo tragico). La parte migliore del film è l’interpretazione di Benicio Del Toro, come sempre perfetto, anche nella sua efferata crudeltà (a tal proposito vi avverto che ci sono alcune scene davvero molto, molto cruente).

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Non è certo un brutto film, ma non mi ha tuttavia entusiasmato: c’è chi lo ha paragonato a Traffic (di Steven Soderbergh, 2000): ecco, non esageriamo, non c’è proprio paragone. Il traffico di droga e le sue conseguenze nella vita delle persone che ne fanno uso o che ne sono toccati trasversalmente è decisamente meglio pensato e riuscito nel film di Soderbergh che in questo di Stone: l’atmosfera patinata dell’”Upper West Side” toglie un po’ di realismo alla vicenda e rende tutto molto più romanzato che realistico.

Mi ha colpito moltissimo la resa di Chon, reduce della guerra in Medio Oriente, e di tutti i suoi ex commilitoni del Navy Seal: come mi era già capitato di pensare guardando Nella Valle di Elah (di Paul Haggis, 2007) o The Hurt Locker (di Kathryn Bigelow, 2009) l’esperienza dei soldati in guerra dev’essere qualcosa di talmente totalizzante e violento che cambia le persone e le segna per sempre.

Avete visto questo film? Cosa ne pensate?


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