Quello nelle due scuole umbre è stato per me soprattutto un viaggio nei ricordi. Ecologisti ci si nasce (come credo sia stato per me) o ci si diventa (come mi hanno raccontato molti amici). Secondo gli psicologi il contesto in cui siamo cresciuti è importantissimo ai fini dello sviluppo dei nostri interessi. Io devo averne avuto uno decisamente favorevole ed ecologista soprattutto a scuola. Ricordo tante cose che mi colpirono negli anni delle elementari. Quando, ad esempio, sperai con tutta me stessa di essere estratta a sorte per piantare il salice piangente (che oggi purtroppo non c’è più) assieme alla preside Simonetta Salacone, che ringrazierò sempre come “bambina” e come adulta per i suoi infiniti ed appassionati insegnamenti: per la cronaca, purtroppo non venni estratta. Come dimenticare poi le feste legate alla natura che realizzavamo a scuola man mano che lo sterrato che circondava la allora Scuola Romolo Balzani (oggi Iqbal Masih) veniva sostituito da un giardino? I nostri esperimenti di allora erano semplici: l’emozione di vedere germogliare il seme su un batuffolo d’ovatta, la gara con i compagni di classe per avere il quaderno con le foglie seccate più bello. Anni dopo in quella stessa scuola che mi aveva visto crescere, sono passata dall’altro lato della cattedra per tenere corsi sia ai bambini che ai docenti. Gli esperimenti intanto erano cambiati: i semi ed i batuffoli avevano lasciato il posto alle rose di jericho e i quaderni con le foglie erano stati sostituiti dai pannellini solari, ma negli sguardi dei bimbi lo stesso stupore ed entusiasmo era sempre lo stesso. Dopo aver avuto l’opportunità di tenere dei corsi a ragazzi ad un master di comunicazione ambientale, in Umbria ‘sta volta sono riuscita a confrontarmi anche con i ragazzi delle superiori tornando però a sedermi fra i banchi per imparare. Una esperienza stupenda per cui ringrazierò sempre loro (e permettetemi di fare i nomi in ordine di apparizione video Matteo, Alice, Angelo, Daniele, Albion, Diana e Giacomo), i docenti e i dirigenti scolastici.
Prossime tappe? Da consumatrice “salmonata” ho intenzione di ripercorrere al contrario il processo di produzione, salire fino alla sorgente per poi farmi trascinare dalle bioplastiche! Mi piacerebbe molto andare in una fabbrica che produce la bioplastica, vedere poi i processi di trasformazione delle bioplastiche, visitare un impianto di compostaggio e, alla fine, verificare come viene utilizzato il compost derivato (anche) da prodotti usa e getta delle bioplastiche. Ci riuscirò? Spero di si ed in ogni caso ve lo racconterò su queste pagine!