Diretto nel 1970 dal compianto Alberto Lattuada partendo dalle pagine de La spartizione di Piero Chiara, pubblicato per la prima volta nel 1964 all’interno della collana Tornasole di Mondadori, Venga a prendere il caffè da noi venne già distribuito in dvd, qualche anno fa, da Minerva pictures, che lo riedita ora sotto il marchio RaroVideo.
L’occasione per vedere nuovamente un grandissimo Ugo Tognazzi nei panni di Emerenziano Paronzini, vice-capo
dell’ufficio distrettuale delle imposte di una piccola città che, dopo aver deciso in età matura di sposare una delle tre sorelle Tettamanzi, sceglie come consorte Fortunata alias Angela Goodwin, per poi diventare anche l’amante di Camilla e Tarsilia, rispettivamente con le fattezze di Milena Vukotic e Francesca Romana Coluzzi. E fu proprio quest’ultima ad aggiudicarsi a suo tempo, nella categoria relativa all’attrice non protagonista, il Nastro d’argento; premio conferito alla pellicola anche per la miglior sceneggiatura, che, a firma dello stesso regista – che compare, oltretutto, in un piccolo ruolo – insieme ad Adriano”Operazione San Gennaro”Baracco e al noto critico cinematografico Tullio Kezich, fornisce un crudele ritratto del perbenismo tipico della repressa borghesia di provincia. Con la curiosa scelta di non mostrare mai esplicitamente le nudità femminili, nonostante l’argomento pruriginoso di base, e un epilogo che sembra a suo modo anticipare quello del secondo Amici miei, interpretato dallo stesso Tognazzi dodici anni dopo.Ma, per chi si ritenesse scontento a causa della totale assenza di contenuti speciali, RaroVideo provvede anche a lanciare in una gustosissima edizione cartonata la versione restaurata de Il conformista, risalente come il film di Lattuada al 1970, corredata di approfondito booklet dello stesso Adriano Aprà che cura il videosaggio (quasi un’ora) con intervista al regista Bernardo Bertolucci incluso nella sezione extra.
Candidato all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale, è il titolo tramite cui il futuro autore di Ultimo tango a Parigi –
qui al suo quarto lungometraggio cinematografico – traspone su celluloide l’omonimo romanzo di Alberto Moravia; affidando a un eccellente Jean-Louis Trintignant il personaggio del protagonista Marcello Clerici, sicario fascista in viaggio di nozze nella capitale francese con Giulia alias Stefania Sandrelli per portare in realtà a termine l’uccisione di un suo ex insegnante di filosofia, noto dissidente rifugiatosi in Francia.Una vicenda profondamente amara che, nel coinvolgere anche la Dominique Sanda de Il giardino dei Finzi Contini nella parte di Anna, bella moglie della futura vittima, non dimentica neppure di tirare in ballo la tematica dell’omosessualità e almeno un paio di momenti erotici (citiamo solo quello tra Marcello e Giulia sul treno).
Mentre l’ottimo montaggio per mano di Franco Arcalli e le belle musiche di Georges Delerue scandiscono a dovere i lenti 112 minuti di visione, il cui maggiore punto di forza, ancor prima della storia raccontata, è proprio l’ineccepibile comparto tecnico.
Tanto che, grazie anche alla splendida fotografia di Vittorio Storaro, se l’insieme sfoggia da un lato una messa in scena dagli echi quasi viscontiani, dall’altro sembra anticipare quella alla base dei primi, riuscitissimi lavori di Dario Argento.
Francesco Lomuscio