Raccolgo la palla e la rilancio: cosa diamine contengono le borse delle mamme, che se ne vanno sempre in giro co 'sti valigioni dalle gravose parvenze?
Bene, nell'attesa che qualcun'altro sappia chiarirci questo inquietante quesito, passo a illustrarvi il mio caso.
Questo è l'interno della mia borsa, la mia attuale borsa, vale a dire quella che ho ricevuto in allegato al trio della Bebé Confort, dono gradito, oltre che indispensabile, di mia sorella Gunchina e del suo compagno Flavio. Ah, se non ci fossero stati loro! Probabilmente sarei ammattita dietro a un'immensa carrozzina vintage, raccattata come nostro solito da cognati di amici di Hasuna, con la maneggiabilità di un carro attrezzi, la facilità di manovra di un tank, l'ingombro di uno scuolabus e il peso leggiadro di un container.
Ma torniamo alla nostra borsa.
Io la trovo a tutti gli effetti geniale.
Partiamo dal presupposto che non ho mai avuto borse piccole, borse alla moda, borse firmate, borse di lusso, borse abbinate, borse una per ogni occasione, ma che ho sempre girato con enormi, capienti e sdrucite sacche porta-tutto, gonfie fino all'inverosimile di oggetti di cui i più si domenderebbero l'utilità e la funzione, ma attenti a chiedermi un fazzoletto: non l'avreste trovato. Per la gioia dei venditori ambulanti senegalesi che continuano a rifilarmene pacchetti su pacchetti a prezzi stellari.
Una volta all'areoporto di Parigi, con la mia sacca rappezzata e annodata in cima in modo da non perdere il prezioso contenuto del mio bagaglio a mano modello clochard, suscitai la riprovazione di uno degli addetti al controllo bagagli, che, rivolgendosi al collega, proferì una qualche frase che non saprei ripetere, ma di cui afferrai il senso, grondante disprezzo, mentre mostrava con i palmi delle mani aperte il mio umile fagotto da vagabonda. Quella comunque fu la prima e l'ultima volta che misi piede nella Ville Lumiére, non tanto per l'episodio all'imbarco passeggeri, dove il mio bagaglio fu oggetto di pubblico dileggio, ma anche un po' per quello. Caro il mio controllore dei bagagli, con la puzza sotto il naso, com'è noto che sono proverbialmente i parigini: non fai che confermare quella diceria. A me quella città è apparsa fredda, grigia, asettica, e priva di sentimento. Sarà perchè era un novembre brumoso. Chissà. Io alle mie borse cenciose ci sono affezionata, e una bisaccia non fa il monaco, ma forse sì.
Insomma: non sono una mamma trandy, non sono mai stata trandy nemmeno prima di essere mamma, e non rimpiango l'opportunità di girare con le mie micro-pochette ascellari, nè di sfoggiare il design Bulgari, Cavalli, Luois Vuitton, Gucci, Hermés... io al massimo mi accontento di Carpisa!
Del resto le grandi firme si accompagnerebbero pessimamente con le mie casacche nepalesi multicolori e i miei pantaloni di lino a sbuffo accattati al mercato.
Perciò farò solo finta di lamentarmi della perdita di libertà borsistica conseguente alla maternità acquisita, tanto per sentirmi anch'io un po' parte dell'universo mammistico: oh come mi mancano le mie borse firmate! E ora mi tocca andare in giro col catafalco della Bebé Confort, ahimé.
Nel borsone Bebé Confort c'è posto per le mie cose e per quelle della pupa: tutto dentro alla rinfusa, anche se non trovo mai le chiavi e il ciuccio. Evito di disfarla, così i preparativi per uscire non si trasformano in infinite ricerche di oggetti nel caos domestico, e non rischio di rimanere chiusa fuori casa senza neanche il telefono per farmi venire a soccorrere. Quando esco senza pupa (quando?) porto sempre lei, la Bebè Confort, che con la sua forma a bauletto mi dà un certo tono e ha la tracolla lunga, così me la posso infilare in entrambe le braccia a mo' di zaino. E' il mio status-symbol di mamma.
Ok, ma passimao alla parte pratica: cosa caspita ci metto in mezzo metro cubo di borsa?
Ecco: la foto è stata scattata in occasione di una delle nostre gite domenicali. In questa circostanza posso affermare che la borsa era (quasi) fornita del completo necessario a soddisfare esigenze di mamma e pupa, perchè mi ero studiata la cosa con cura e attenzione, dato che dovevamo stare fuori per un'intera giornata, e la mancanza di uno degli oggetti che ora vi elencherò avrebbe potuto rivelarsi fatale per la riuscita della domenica.
Dunque c'era:
(Per la bimba)
- 2 pannolini;
- salviettine per il culo;
- cappello di lana più guantini mai messi (non si sa mai: con 25°C fuori...);
- crema per il culo;
- ciucci (2: non si sa mai);
- fazzoletti (e vai, stavolta mi sono ricordata! Vedi che serve farsi le liste scritte?);
- un omogeneizzato yogurt e pera (per lo spuntino pomeridiano, nel caso ce ne fosse bisogno);
- un vasetto di omogeneizzato con la dose misurata di latte in polvere (per evitare di portare il maxi-barattolo);
- un biberon per il latte con la dose giusta di acqua per diluire la polvere di latte;
- un tegamino per scaldare l'acqua del biberon (perchè è fuor di dubbio che dove saremmo andati non avremmo trovato bar: l'acqua l'abbiamo scaldata sulla brace);
- un biberon con l'acqua da bere;
- un cucchiaino di gomma;
- un contenitore salvafreschezza con la pappa pronta;
- una fantastica parannanza in acrilico per la pappa (accessorio di geniale invenzione IKEA);
- il pacchetto dei biscotti al malto proibiti dal pediatra, ma di vitale importanza per tamponare attacchi di fame incontrollabili e conseguenti crisi isteriche;
- una felpina per quando rinfresca (ma già non ci sta più: l'appenderò di fuori);
- le scarpine (che se glie le infilo ora finisce che se le sfila e le perdiamo, come già le altre);
- i calzini, chè per ora la lascio coi piedi scalzi, con 'sto caldo!
- ah, già! Stavo quasi per scordare il gatto Mao:
Naturalmente, qualcosa dovevo pur dimenticare, e quel qualcosa è stato il bavaglino, e quindi per tutto il giorno la pupa si è sbavata sulla maglia a litrate, ma per fortuna faceva caldo e si faceva in tempo ad asciugare tra una sbavata e l'altra.
Poi va detto che la formidabile borsa ha anche il fasciatoio portatile incorporato, che sarebbe quella fodera rossa con la faccia di Babar. Pratica no?
(Per la mamma)
- portafoglio (non si sa mai, anche nello sprofondo);
- crema per le mani;
- crema Voltaren per la tendinite;
- polsiera, sempre come sopra;
- cellulare (ma tanto non lo sento mai);
- chiavi di casa;
- kiwido (accessorio indispensabile per ogni mamma che si rispetti: e mo' vi voglio vedere, a capire di cosa sto parlando!);
- reflex (perchè la sacca apposita è troppo ingombrante).
E per stavolta lascio a casa anche la mia discreta agenda del 2010, sponsorizzata dal fornitore di carne di Hasuna, che continuo ad utilizzare come tacquino di appunti malgrado il 2011 sia entrato in carica già da 4 mesi, ma un'altra così bella non l'ho trovata!
Via, togliamo anche i miei guanti invernali, che sono ormai fuori stagione, e il loro compito l'hanno svolto egregiamente, pur se orfani di due paia differenti, uno viola, l'altro arancione, uno di lana, l'altro di una fibra pelosetta, uno con le dita, l'altro no. Però almeno una cosa l'hanno uguale: sono entrambi due guanti sinistri!
Ecco svelato l'arcano: cosa diamine ci mettono le mamme in quei loro bauli che chiamano borse?
Ecco, dopo una scrupolosa indagine, posso affermare con relativa certezza che questa interessantissima inchiesta sia nata qualche tempo fa da qui (post di Sono una donna non solo una mamma), ma io ci sono arrivata attraverso questo (post di Finalmentemamma).
E ora, se volete arricchire questo argomento con le vostre testimonianze, prego, fate pure!
Oh, porc... Quasi dimenticavo!
Volevo ringraziare alcune blog-conoscenze che hanno deciso di omaggiare la mia risaputa versatilità, con questo premio:
Grazie. Grazie. Grazie. Grazie.
Le regole sono un po' confuse, e cambiano a seconda del premiante: dicci 10 cose su di te, no: 7 cose su di te, poi passalo a 7, 10, 15 (!!!) blogger...
Come al solito farò a modo mio.
Di me ho detto quasi tutto, tranne forse che:
- nella mia vita ho avuto decisamente più gatti che fidanzati;
- il mio film preferito è Il favoloso mondo di Amélie (ma forse questo l'avevate già intuito);
- da piccola avevo una cotta per Michael J. Fox (protagonista di Ritorno al futuro sotto il nome di Martin) e avevo ben 2 poster appesi in camera dell'attore in questione;
- mi abbono saltuariamente a National Geographic ma ancora più saltuariamente mi arriva a casa la rivista (diciamo 3 mesi sì e 2 no);
- sogno sempre di espatriare, ma non potrei vivere in un paese in cui non si vede il sole per più di due settimane di fila perchè sono terribilmente meteoropatica (oddio, spero di non aver dichiarato di avere problemi di flatulenza);
- andavo spesso al Carrefour di mattina presto per scroccare la colazione lì, visto che davano gli assaggini di brioches, prima di andare a lavoro;
- la mia storia con Hasuna è legata a un'ascensore e a un condominio fatiscente; forse un giorno ve la racconto;
- in vita mia ho fatto più esami all'università che viaggi all'estero, ma non ne vado fiera;
- in vita mia ho fatto meno assenze a scuola che visite mediche;
- da quanto sopra, si evince che, poiché non vado dal medico se non in casi estremi, ho una dannata salute di ferro, ma anche che in realtà sono un'inguaribile secchiona. E qui lo ammetto.
- Navigo a vista;
- Sononera (Tanto va la gatta al lardo);
- la mia omonima Susibita (Magù c'è);
- Stimadidanno (Un non-blog col minimo sforzo) e le sue fantastiche rubriche settimanali (alle quali, pur desiderandolo ardentemente, non sono ancora MAI riuscita a partecipare). Perchè per riuscire a fare un blog così col minimo sforzo, bisogna avere una mente sicuramente versatile. Io con il massimo dello sforzo sono riuscita a mala pena a fare un mezzo-blog poco serio.
P.S.
Eccoli i miei guanti sinistri: non ci credete, eh, che ho il coraggio di andarci pure in giro! Eppure è così (e che borsa volete che abbia una tizia del genere?).