Il crollo organizzato e guidato delle borse ha sortito l’effetto sperato e del resto facilmente immaginabile ( vedi qui ): la Fed ha annunciato tramite il suo rappresentante di New York che non procederà al rialzo dei tassi in previsione a settembre. Questa mossa “ora è meno convincente di quanto lo fosse qualche settimana fa” dice il mesto e supponente messaggero: l’intermediazione finanziaria e la relativa speculazione potranno godere ancora di denaro praticamente a tasso zero, come da sei anni a questa parte, continuando a far gonfiare la bolla globale. E naturalmente le borse di tutto il mondo hanno reagito esultando e recuperando quei famosi miliardi bruciati che tanto erano di fantasia, in un modo che rassomiglia più alla felicità del drogato che ha trovato la dose più che alla supposta razionalità di mercato.
Per ora è stata escluso un quarto gigantesco quantitative easing, nella speranza che sia la Cina a pompare denaro per mantenere i suoi livelli di export, ma sono certo che qualche altra turbolenza si cederà anche su quello: anzi proprio aver citato un’ipotesi dichiarata inimmaginabile nei mesi scorsi, la rimette in corsa fra le possibilità concrete. Sì tratta ovviamente di denaro che serve solo a mantenere alto il livello di speculazione, ma che non arriva mai all’economia reale la quale al contrario è fragile e in continuo ridimensionamento. Anzi mentre non risente per nulla dei rialzi del casinò finanziario, viene invece danneggiata dalle cadute di mercato: non esiste alcuna simmetria in questo gioco al massacro perché i mancati utili finanziari si riflettono sulla necessità di un aumento dei profitti che nel mondo contemporaneo significa licenziamenti e caduta di salari.
Del resto è chiaro che ciò che rimane del governo pubblico, quanto meno in Occidente, non può più permettersi di affrontare una nuova crisi come quella del 2008 sia perché mancherebbero i soldi per tamponarla sia perché le elites politiche, complici e subalterne al potere finanziario, ne sarebbero travolte. Quindi la governance ai vari livelli non può fare a meno di reggere il moccolo e proseguire nella politica degli interventi continuativi delle banche centrali per mantenere in piedi un gioco divenuto fragilissimo e isterico, promotore di una diseguaglianza mai vista. Salvo mettere a punto strategie concordate e condivise di manipolazione dei dati in maniera da nascondere il disastro reale: non mi riferisco alle furbate indecenti e squallida del ministro del lavoro italiano che raddoppia le assunzioni a tempo indeterminato per glorificare il job act e nascondere l’aumento complessivo della disoccupazione, ma ai vari rimaneggiamenti a la carte dei dati statistici. E’ successo l’anno scorso per il calcolo del pil in Europa in maniera da evitare una nuova stagione di recessione tecnica, succede sistematicamente in Usa dove i numeri ufficiali sono regolarmente smentiti dai dati di realtà sui singoli settori o ricorretti dopo un po’ di tempo dopo che hanno già avuto il loro effetto di insider sull’opinione pubblica.
Da una parte le oligarchie economiche pretendono liquidità, dall’altra se ne servono per stroncare interi Paesi come è successo con la Grecia. Ma nessuno dopo aver cresciuto e alimentato il mostro può resistere alle sue richieste perché l’alternativa è il caos da cui ben poco delle classi dirigenti attuali si salverebbe. Allora si aspetta sperando che la grande bolla scoppi da sola. attendere, mentire e vivere alla giornata.