Bella lo è senz’altro Eva Riccobono. E pure “provocatrice sia nel lavoro sia nella vita privata”, come afferma lei stessa confessandosi sul numero di Max in edicola da ieri. Del resto basta guardarla nella foto di copertina, realizzata come tutte le altre del servizio in esclusiva per Max da Ellen Von Unwerth, per non aver alcun dubbio.
“Vorrei fare l’attrice. C’è chi mi dice che ho talento, ma mi propongono sempre parti in un solo genere di film”, dice la modella di papà palermitano e mamma tedesca già vista al cinema come la escort di lusso della quale si invaghiva Carlo Verdone in uno degli episodi di ‘Grande, grosso e Verdone’.
Chissà cosa sarebbe successo se a 17 anni, quando giocava nella serie C della Rio Casa Mia Palermo, e si allenava già con la prima squadra insieme ad gente come Ana Paula e Monica Marulli non si fosse rotta i legamenti della caviglia sinistra e se un tecnico, del quale ha pure rimosso il cognome, non si fosse messo in mente di farle cambiare ruolo: da schiacciatrice a regista. “Perché c’ero portata diceva e perché servivano palleggiatrici alte”, ha raccontato in una lunga confessione pallavolistica pubblicata da Pallavolo Supervolley nel numero di aprile 2008.
“La pallavolo – sottolineava - mi ha aiutata a crescere, ad essere meno timida e a tirar fuori in campo quell'aggressività e quella competitività che ancora oggi qualche volta mi mancano e che invece mettevo dentro quando schiacciavo anche se all'apparenza sembravo un fuscello”.
Non fu Eva a scoprire la pallavolo, ma fu la pallavolo a scoprire Eva Riccobono. “Avevo dieci anni ed ero già troppo alta per passare inosservata. Specialmente a chi si occupava di minivolley – ricordava allora -. Certo all'inizio ci fu tanto da ridere. Schiacciavo la palla con delle ridicole movenze da ballerina. Saltavo che sembravo alla Scala piuttosto che davanti ad una rete… ma mi appassionai subito”.
A un certo punto della sua vita pallavolistica partecipò anche a una selezione prejuniores azzurra e l’avrebbero voluta al Nord – “forse a Modena” – ma era troppo lontano e così rimase a Palermo allontanandosi dal mondo del volley: “Forse l'ho fatto per fare un dispetto all’allenatore antipatico perché quel mondo, in quegli anni, mi piaceva proprio tanto”.
Poi, però, cominciarono le foto, le sfilate, la tv con Fiorello in 'Stasera pago io', il cinema con Verdone e adesso le copertine. Chissà se, come confessava tre anni fa, alla pallavolo continua a pensare sempre…