Tu, ragazzino!
… beh, “ragazzino”… forse dovrei chiamarti “vecchio coetaneo”, visto che – a quanto pare – sei nato nel mio stesso anno.
Vorrei tanto spiegarti che se non ti si risponde al telefono non è per maleducazione, ma perché – evidentemente – sono occupata.
O forse ho il cellulare in borsa e non lo sento: che ne sai, tu?
Vorrei tanto dirti che dei tuoi sms di minaccia, dal tono trasudante sufficienza, non me ne faccio proprio niente.
Anzi, mi viene da ridere al solo pensiero che un uomo fatto e finito – uno che se la tira non poco, uno che vede il mondo ai propri piedi – si abbassa a mandare messaggi intimidatori. A me.
Vorrei farti notare come con la gentilezza e il rispetto sia possibile costruire ponti; con la supponenza e quel ridicolo tono di alterigia i ponti si distruggono.
Vorrei dirti tutte queste cose, ma parlerei al vento.
E’ ovvio che sai ascoltare e vedere solo te.
Nel lavoro e – ne sono sicura – anche nella vita.
Proprio per questo non ti auguro di sentirti una m***a per come mi hai trattata: ci penserà la vita a darti la lezione che meriti.
A mai più risentirci, piccolo e insignificante essere.
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Scusate lo sfogo, ma quando ci vuole, ci vuole.
Non mi piace la gente che ignora il significato della parola rispetto.