Quante campanelle
ho sentito suonare
nella mia vita!
Quella di casa
dei miei genitori:
terminava con una molla
che vibrava quando
uno da fuori
l’azionava.
Din don
era il medico, il fattore
il postino, la sarta,
il questuante,
il venditore ambulante,
i bambini che venivano
a ripetizione da mamma
e i perdigiorno
che ci facevano affacciare
dalle finestre.
Dan dan
era la campanella
del ginnasio sulla mia Isola
che contrappuntava
le interminabili
ore di greco e di latino.
Don don
era l’ora di pranzo
o di cena
nel convitto
degli Scolopi
a Firenze.
Quanti rintocchi
hanno cadenzato,
ritmato la mia vita!
E che impressione
mi ha fatto
quando sono ritornato
nella casa di mio padre
muta, silenziosa
inghiottita nel vuoto!
Ho voluto tirare
ancora il filo
per riascoltare
il suono udito
da bambino:
ma nessuno è venuto
ad aprirmi.
Ho scritto allora
su un cartello:
Per favore, non disturbate!
Luigi Cignoni