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Le Caremme: antiche tradizioni

Creato il 14 febbraio 2011 da Cultura Salentina
Le Caremme: antiche tradizioni

Caremme salentine

Ci sono tradizioni che sono destinate a  durare. Per altre, forse più suggestive, e per questo più impegnative da mantenere, il rischio che vengano lentamente dimenticate è più alto.

Le ho cercate, in giro per il Salento. Le ho cercate da mercoledì scorso, il mercoledì delle ceneri, perchè è il giorno in cui secondo la tradizione dovrebbero essere esposte. Addirittura dalla mezzanotte. Le ho cercate fino ad oggi, a quasi una settimana di distanza. Ho camminato guardando per aria in molti paesini del Salento che non avevo ancora mai visitato. Guardavo in alto, verso i cornicioni, i balconi, le terrazze.

Le Caremme. Quei fantocci così simili alle vecchie contadine di un tempo.

“Teni na’ facce te caremma”

Brutta e magra. Pare che il nome derivi dal francese, “caremer”, osservare la quaresima. Pupazzi imbottiti di paglia e vestiti di nero, con capelli bianchi e fazzoletto nero. Vedove del Carnevale, e quindi vestite a lutto.

“vai vistuta comu na caremma”

Sedute con in una mano, o in grembo, “cunucchia e lu fusu”, a ricordare l’inesorabilità del destino: il filo adesso lavorato che un giorno verrà tagliato. La greca, mitica Cloto.

Quaresima, Quaremma, Caremma. Quaranta giorni di penitenza. Dalla fine del Carnevale alla domenica delle Palme. Giorni di sacrificio e digiuno. Un’arancia nell’altra mano, o ai suoi piedi. Amara come il digiuno e la sofferenza. Monito di penitenza, dei giorni di ristrettezze a venire dopo i bagordi e divertimenti del Carnevale.

Quanti, quanti giorni ancora? Conta i taralli, o più spesso le penne nell’arancia.

Le sette penne più belle della gallina consumata al pranzo di Natale

Questa è la regola.

Sette penne per sette domeniche. Le prime cinque di Quaresima. La sesta per la domenica delle Palme. L’ultima per Pasqua. Incredibilmente efficace come calendario.

Infine, al suono delle campane della resurrezione, l’arancia è avvizzita, il filo tessuto. Il rito si compie, la Caremma è strappata, la “focara” la avvolge. Il fuoco purifica, il fuoco rigenera. Tutto si rinnova con la nuova stagione.


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