Le case dell’urbe nell’alto impero romano

Creato il 16 aprile 2014 da Gio74

Nobili e personaggi di molto credito: la domus si compone di sale: fauces, atrium, alae, triclinium, tablinum, peristilio, tutte a piano terra e si distribuivano in senso orizzontale circa 800-900 metri quadrati. Tetti di tegole utile contro l’invasione d’insetti e la degradazione del tempo.

Il mobilio consisteva in:

  • Letti sui quasi dormivano di notte e durante la siesta e sui quali mangiavano, ricevevano, leggevano, scrivevano. I letti a una piazza (lectuli) erano i più diffusi, insieme con i doppi (lectus genialis) a tre posti per la sala da pranzo (triclinia) che erano costruiti in legni pregiati e bronzo (i piedi)), oppure avorio, argento, oro.

  • Si sedevano su banchi (scamna) o su sgabelli (subsellia) senza braccioli e spalliera che trasportavano ovunque, anche se molti erano creati con materiali pregiati.

  • Coperte, tappeti orientali, trapunte, cuscini, che si stendevano sui letti, ai piedi delle tavole, sugli sgabelli.

  • Tavole: mensae, ripiani in marmo montati su un piede, per mostrare gli oggetti di pregio, tavolini rotondi oppure treppiedi con gambe metalliche (Alto impero), la tavola come la intendiamo noi, a quattro piedi, spuntano con i riti cristiani.

  • Vasellame ben rifinito e di pregio, anche per i pasti di tutti i giorni.

  • Cucinavano pane, biscotti, torte in forno, mentre il resto del cibo cuoceva lento su fornelli portatili.

  • Vasellame d’argento finemente cesellato e incastonato con pietre preziose.

  • Stoviglie d’argento per servire il pasto e pentole, padelle di diverse dimensioni per cucinare.

  • Illuminazione: candele o bracieri durante la notte e ampie finestre di giorno. Le abitazioni in inverno o erano riparate molto male, con tele e pelli, oppure troppo bene con battenti di legno perfetti contro la pioggia, il freddo, ma che schermava anche la luce.

  • Riscaldamento: ipocausi, composta da uno o due fornelli alimentati dal carbone, dalla legna, erbe ecc a seconda dell’intensità di calore desiderata. E da un canale d’emissione attraverso il quale il calore, la fuliggine, e il fumo penetrano alla rinfusa nell’ipocausto adiacente. Questo era comporto da pile di mattoni tra le quali l’aria calda circolava. Non era applicabile agli edifici a diversi piani, soprattutto in ville, sala da bagno, terme pubbliche.

  • Stanze comuni per gli schiavi e stalle per gli animali e portantine.

Umile popolazione: le tabernae, nell’Urbe, quasi sempre in affitto, con tetto di tegole. Si aprivano sulla strada e contenevano la bottega di un commerciante, artigiano o rivenditore. In un angolo c’era una scala di pochi gradini attraverso i quali si accedeva a un soppalco dove il povero mangiava, dormiva, lavorava. Il locale era illuminato solo da una finestra oblunga. Si riscaldavano con un braciere e cucinavano su fornelli. Dormivano su un giaciglio di mattoni accostato al muro e ricoperto di un pagliericcio. Vasellame di argilla per mangiare, ma rifinito bene.



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