Chascona a Santiago, Sebastiana a Valparaìso, Isla Negra nell'omonima località. Non anonime dimore, hanno tutte tanto di nome forse perché non sono case qualunque, sono quelle di Pablo Neruda. Tutte diverse, naturalmente ognuna ha la sua personalità e un'ubicazione geografica particolare e in fondo tutte uguali per delle caratteristiche comuni che fanno da filo conduttore.
Delle case-museo innanzitutto, perché Neruda era un collezionista bulimico: opere d'arte asiatica ed africana , stampe cinesi, Buddha, bastoni da passeggio, bottiglie, quadri di amici, Roberto Matta in testa, fotografie, libri, ricordi di viaggio di quando era stato console cileno a Ceylon, a Giava, in Birmania, occhi di Fornasetti così in bilico tra realtà e finzione, brocche, bamboline di Marbella, statuette dell'Isola di Pasqua e si potrebbe continuare all'infinito. Case-barca per forma architettonica della costruzione, delle terrazze, delle finestre spesso come oblò o del giardino e per i contenuti, collezioni incredibili del mondo del mare, foto e quadri di navigatori, mappe, sestanti, bussole, vascelli in bottiglia, stupende polene.
L'oceano è direttamente o indirettamente sempre presente, amato e temuto, sull'acqua Neruda non ci andava mai, voleva però vederla sempre. Case-case, vere, calde, accoglienti, non di rappresentanza, fatte per godersi i momenti di intimità familiare, per ricevere gli amici, per mangiare in compagnia intorno alle grandi tavole con l'imprescindibile e fornitissimo angolo bar foriero di chissà quante bevute. Case che raccontano quanto Neruda amasse la vita, eccome!
Così, ogni mattino
della mia vita
attingo dal sogno
un altro sogno
Su, su, come un faro a picco sugli scogli, alla sommità del cerro Bellavista, più alternativo e ruspante dei due cerri turistici Concepciòn e Alegre di Valparaìso, ci sta la Sebastiana da cui si gode di una tale vista mozzafiato che mette voglia di diventar poeta anche chi non lo è per tradurre in parole un simile spettacolo.
E poi l'ultima, la più amata, quella di Isla Negra, quella dove ha scritto la maggior parte delle sue poesie, quella che gli consentiva lunghe passeggiate sulla spiaggia alla ricerca dei doni dell'oceano come quel vecchio asse di legno che gli fungeva da scrittoio."Questa casa è la mia barca ancorata sulla terra" soleva dire e qui, semplicemente davanti all'oceano voleva essere seppellito. E' stato accontentato, la sua Matilde gli è accanto.
Chi muore (Ode alla Vita)Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,chi non cambia la marcia, chi non rischia e non cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i", piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.Lentamente muore chi non legge, chi non viaggia, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare, chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità...
PABLO NERUDA
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