Ho impiegato due anni a metabolizzare la minchiata fatta. Ma ora ne sono fuori! Lo posso raccontare. Faccio outing! JEra agosto di due anni fa e io stavo al mare. Era la malefica settimana del ciclo, e non avevo nessuna voglia di rinunciare a un giorno di mare, visti i miei contati giorni di ferie.
Non sono mai stata una fanatica dell’assorbente interno, anzi ad esser sincera, riservo nello stesso delle silenti ostilità. Ho la infantile fobia che una volta inseritolo, camminando quel bischero si animi di vita propria e vada a salire su su lungo i miei appariti interni fino a far perder le proprie tracce e di quella beffarda coda di cotone che si porta dietro. Odio inoltre quella sensazione di “frisa sponzata” (espressione che solo un salentino può capire) che acquista dopo un bagno in mare un po’ troppo lungo o dopo che sia passato un po’ troppo tempo da quando è stato inserito.
Bisogna ad ogni modo riconoscere al suppostone cotonato che se sei al mare, e sei nella tua settimana no, lui è l’unico in grado di svoltarti la giornata.
Quella settimana di due anni fa era appunto la mia settimana no, ed io volevo andare a mare. Non avevo quindi altra alternativa che guardare in faccia l’assorbente interno, e rivolgermi ai suoi servigi.Dopo le prime perplessità, metti oggi e metti domani, alla fine non dico che io e l’assorbente interno eravamo diventati amici, ma almeno ci guardavamo con minore ostilità.
Le giornate passavano tranquille, io e Sorby (l’assorbente) sguazzavamo sincroni e serafici nel blu dipinto di blu del mare.
Al quinto giorno mi alzai con un fortissimo mal di testa. Se io ho il ciclo, è legge che nella settimana della sfiga becco nel pacchetto anche il mal di testa, che in genere compare il primo giorno, ma può avvenire anche a fine ciclo, oppure ad inizio e fine, quando mi dice parecchia iella. Quella settimana mi comparve appunto a fine ciclo.
Se il ciclo non mi aveva fatto desistere dall’andare al mare, figuriamoci se mi facevo fermare dal mal di testa?! Senza pensarci due volte andai in bagno e presi un antidolorifico. Essendo un mal di testa particolarmente importante preferii prendere un medicinale non per bocca ma per supposta, che è una via che preferisco in situazioni estreme. Normalmente quando il mal di testa è molto forte, il rischio che poi il medicinale preso per bocca venga restituito dopo due nanosecondi al wc è sempre molto elevato. Ok, ora la smetto con l’angolo splatter. Ad ogni modo è per quel motivo che avevo preferito un farmaco non per bocca.
E qui arriva il bello!
Io penso avessi il cervello annebbiato da mal di testa, a distanza di due anni non riesco a trovare altra spiegazione, fatto sta che a furia di indossare assorbenti interni in quella settimana, ero molto più abituata a quella via di ingresso, che a quella posteriore, inserii quindi la supposta nel cancello sbagliato. Un po’ come quando hai abitato per dieci anni in una casa, e poi dopo un trasloco ti metti in macchina a fine lavoro, e imbocchi sovrappensiero la vecchia via di casa e non la nuova. Mi era capitato la stessa cosa, peccato io non avessi la retromarcia.
Ho impiegato una frazione di secondo per rendermi conto della minchiata che avevo appena fatto e della tragedia in cui mi stavo per imbattere.
“Bussola respira” ho pensato “Non farti prendere dal panico!”
Potevo cercare di tirarla fuori. Ma pensate si possa tirar via una supposta con tanta facilità, soprattutto quando fuori, è una mattina di agosto e ci sono 40 gradi all’ombra, e la supposta in pochi attimi diventa della consistenza di un frappè? La prima ipotesi era da scartare.
Potevo andare in ospedale. E chi trovava il coraggio di raccontare al dottore vis a vis la dinamica dell’accaduto? E poi finchè fossi arrivata all’ospedale cosa ne sarebbe rimasto di quella supposta?
Potevo pregare il Signore, anche se con buone probabilità aveva già visto tutto ed era al corrente della situazione e mi aveva trovata così idiota da non volermi dare una mano. A scanso di equivoci, pregai.
Decisi di riflettere su cosa mi poteva accadere se non avessi fatto nulla. Il dosaggio era quello giusto, quindi non rischiavo avvelenamenti. La via di somministrazione era differente, quindi poteva succedere che l’assorbimento del farmaco venisse rallentato o che non ci fosse proprio. Non avevo nessuna intenzione di perorare nell’errore, quindi quello che era accaduto sarebbe avvenuto una volta sola.
Mentre ero immersa in simili pensieri, sentivo una piacevole frescura del farmaco che si scioglieva, diradarsi da parti non proprio consone del mio corpo.
Alla fine decisi di aspettare gli eventi, strategia consona ai pusillanimi, ma avvisai comunque mia madre, di quello che avevo combinato, nel caso la cosa avesse preso una piega imprevista.
Dal fatto che io scriva capirete che non mi accadde nulla, anzi mi passò persino il mal di testa. Non saprei dire se il mal di testa sparì per il farmaco, per la paura della minchiata fatta, per la gioia di esser ancora viva, o per tutte e tre le cose insieme, ad ogni modo sparì.
Su questa storia mi son fatta grassissime risate con le mie colleghe. Solo dopo due anni.
Forse a pensarci bene sarei potuta andare in ospedale, magari una lavanda vaginale non mi avrebbe fatto male, se doveste capitare a voi magari siate meno pusillanimi.
Se doveste capitare a voi magari accendete il cervello prima di prendere un farmaco!