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Le cefalee si curano online

Creato il 17 dicembre 2010 da Giorgiofontana

A Torino il prof. Mongini si occupa di cefalee presso l’Ospedale Molinette ed è considerato uno dei maggiori esperti di algologia.
Dal giugno del 2009 uno degli strumenti che usa è un social network specifico, unico nel suo genere, con il quale si relaziona con i pazienti e la comunità medico-scientifica.Le cefalee si curano onlineIl nome è NOmalditesta che è poi il lamento che si leva da chi soffre di questo disturba molto spesso invalidante e che nelle sue forme più croniche rende la vita un vero calvario.
Per ragioni personali ne ho avuto esperienza indiretta e conosco molto bene le dinamiche esistenziali che si scatenano da chi ne soffre, depressione, difficoltà nelle relazioni, disagio sociale e anche di come i pazienti cerchino di avere nuove e maggiori informazioni su possibili nuove terapie che siano meno invasive di quelle consolidate dalla pratica.
Per questo l’idea di usare uno strumento mediatico come un social network apre un dibattito interessante per quanto riguarda i rapporti che separano, piuttosto che portare alla collaborazione, medici e pazienti in un cortocircuito che è molto poco bidirezionale.
Nell’uso del social network deve sempre essere chiaro che la conversazione deve rimanere tale, non devono subentrare rapporti gerarchici e di sudditanza  perchè in questo caso tutte le funzioni virtuose della socialità online si vanificano e si torna alla normale dinamica di flusso di informazioni dall’alto.
La materia è delicata quando riguarda la medicina e la scienza.
Nelle relazioni su queste materie è ovvio che vi sia una differenza tra le competenze del medico e quelle del paziente, ma la maggiore informazione e l’autorevolezza che deve avere uno dei due nodi della conversazione non deve far dimenticare che entrambi sono funzionali nello scambio.

Il paziente e utente di social network crea dei contenuti testimoniando e portando la sua esperienza e questo è fondamentale per l’efficiacia dei risultati.
Il paziente deve poter essere messo in condizione di comprendere e condividere e apportare il proprio valore aggiunto di sperimentatore di tecniche e terapie, e nessuno come lui stesso può essere il testimone dei risultati.

NOmalditesta conta su un bacino di 5000 utenti a Torino ma è sicuramente un esperimento pilota che avrà riscontri più larghi sia di numero che territoriali.


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