Il farmacologo Paolo del Lillo cita una serie di studi, come quello pubblicato su Acta Neurobiologiae Experimentalis, nel quale viene dimostrata la maggiore utilità dell’uso di staminali del cordone ombelicale, rispetto ad altre staminali, per curare malattie neurodegenerative e delle lesioni neurali. In precedenti articoli aveva sottolineato la maggior efficacia delle cordonali specialmente nei casi di distrofia muscolare, morbo di Parkinson, rigenerazione dei tessuti cardiaci e anche in caso di diabete.
Le staminali embrionali soffrono di numerose limitazioni, sostiene lo specialista su Zenit.it, citando link diretti a fonti scientifiche. Un singolo embrione, infatti, produce un numero limitato di cellule, anche se si prelevano più strati di esso. Inoltre, secondo le ricerche apparse sul Nature Biothecnology, le staminali embrionali mancano di un sito di controllo G1 completamente sviluppato, una caratteristica comune delle cellule tumorali, che accresce le possibilità di subire mutazioni genetiche, in particolare sul cromosoma 12, e la trasformazione in cellule neoplastiche. Cita il caso di un ragazzo malato di una rara patologia ereditaria neurodegenerativa che ha sviluppato tumori multifocali del cervello dopo quattro anni dal trattamento con iniezioni di staminali embrionali.
Le embrionali, oltre a distruggere un embrione umano ovviamente, sono carenti di appropriati schemi di imprinting e regolazione per alcuni geni, fatto che potrebbe condurre a una differenziazione spontanea e incontrollata, determinando anormalità. Nelle embrionali, rispetto alle staminali del cordone ombelicale, è stato anche scoperto il non trascurabile accrescimento della loro immunogenicità a causa dell’ aumento degli antigeni HLA leucocitari, durante e dopo la differenziazione, fatto che potrebbe elevare il rischio di rigetto.
Conclude quindi preferendo l’utilizzo delle staminali cordonali a quelle embrionale e anche a quelle adulte, poiché assicurano un maggiore potenziale proliferativo e telomeri più lunghi e presentano un minor rischio di rigetto e di infezioni virali.