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Le changement c’est maintenant

Creato il 07 maggio 2012 da Albertocapece

Le changement c’est maintenantMassimo Pizzoglio per il Simplicissimus

E così è fatta!
François Hollande sarà il prossimo presidente della Repubblica Francese.
Ha dato una spallata al ricciolino con la faccina maliziosa e l’ha fatto ruzzolare, tanto cade dal basso e, forse, lo consola Carlà.
E’ stato un percorso lungo, complesso, travagliato e controverso, ma ce l’ha fatta.
Non è un trascinatore, non è un “simpatico”, non fa le smorfiette ammiccanti, non cambia se lo vedi in televisione o lo senti alla radio, ma è un macinatore, un mastino, uno che non molla.
E questo è quello che si aspetta gran parte dell’Europa da lui, forse più che i suoi stessi compatrioti che l’hanno eletto.
Perché le promesse che ha fatto in campagna, ses 60 engagements pour la France, sono da far tremare i polsi: sono talmente esagerate per essere boutades elettorali da poter essere realistiche.
Scombussolare i piani dell’industria tedesca e della finanza da rapina mondiale è un compito che richiede una durezza e un’astuzia considerevoli, una praticaccia da politico navigato e da manager implacabile che non possiamo che sperare lui possegga.
E le speranze che questa elezione gli carica sulle spalle, sono davvero tante.
La speranza di tutta la sinistra europea di cominciare a dare una svolta e un termine a questa eternità destrorsa, a questo scippo programmato e prolungato di tutte le conquiste sociali ottenute in decenni (secoli?) di lotte, spesso sanguinose.

La speranza di poter avere un leader di sinistra che “faccia” delle cose di sinistra e non le dica solo, che riesca a governare a lungo senza mandare tutto all’aria, senza impapocchiarsi in beghe e corruttele (ogni riferimento a passati socialisti italiani è assolutamente voluto!), che non sia l’ennesimo esempio che i conservatori possano utilizzare per tornare al potere e restarci.

Perché la sinistra europea di illusioni, contrariamente a quanto dice Guccini, ne ha avute eccome e pure se le ricorda.
Zapatero l’ultimo, come il Leone di Boorman, sarebbe stato già lui quello che non emozionava, quello da cui non ci si aspettavano gli exploits e che invece, prima di perdersi nei conti e nella sottovalutazione della crisi, ha messo in campo idee e novità impensabili e rivoluzionarie, soprattutto per una Spagna bacchettona e conservatrice, che si ricordava ancora benissimo Felipe Gonzàles, appunto altra promessa della sinistra buttata alle ortiche. O il limitrofo Soares. O la famiglia Papandreou, per non parlare del mai compianto Craxi (beh, lì forse non si era illuso nessuna, và).

Ed è per questo che è timorosa, questa sinistra europea, per questo è più difficile da convincere, soprattutto i meno giovani (i più giovani sono difficili da convincere e basta!), per questo ha faticato e faticherà, signor Presidente.

Ma, anche se non emoziona, se non travolge e non trascina, se ci va un po’ ad affezionarsi, se non la chiamiamo ancora Zio François, ci faccia sognare un po’, signor Presidente, dia una spallata anche all’altra tombolotta tedesca, smantelli un po’ di piani truffaldini di Ciccia e Sgrinfia, ricordi ai suoi colleghi che l’Europa è fatta da 450 milioni di persone e non di codici fiscali, che magari avrebbero anche voglia di convivere in armonia e non solo l’ormai improrogabile necessità.
E mandi dei bei “saluti repubblicani” a quelli che le faranno sgambetto, anche e soprattutto dalla sua parte.

Ecco, questi sono alcuni dei “mes 60 espoirs pour l’Europe”, monsieur le President!


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