di Nicola Pucci
L’interno del Duomo di Verona – da wikipedia.org
Quando ci avventuriamo da semplici turisti della domenica per la città capitale degli innamorati abbiamo come punto di riferimento Piazza Brà e la maestosa Arena, ed è naturale che sia così. In secondo luogo, e qui non me ne voglia l’amico Shakespeare e il suo formidabile spunto teatrale, la leggenda di Romeo e Giulietta, celebrati ben oltre i loro propri meriti. Ma c’è tanto altro, di indubbio pregio, ed oggi voglio accompagnarvi in quattro templi di culto che attraversano la storia di Verona, ovvero le quattro chiese storiche.
Il “gobbo” di Sant’Anastasia – da wikipedia.org
La Chiesa di Sant’Anastasia è la più imponente del lotto e mi piace fin dal primo impatto giungendo da Piazza delle Erbe. E’ incompiuta nella facciata, d’accordo, ma è uno splendido esempio di gotico italiano e i lavori di costruzione, avviati dai domenicani nel 1290 col contributo degli Scaligeri, facoltosa famiglia che governava la città, terminarono nel 1471. L’interno è sontuoso, con le tre navate e le dodici colonne in marmo rosso di Verona. Non possono certo passare inosservate le volte a crociera con mirabili decorazioni floreali, così come incuriosiscono i due “gobbi” che sorreggono le acquasantiere. Il fiore all’occhiello della basilica è il famoso affresco di Pisanello, “San Giorgio e la principessa”, che si trova nella Cappella Pellegrini proprio accanto al presbiterio.
Costeggiando il corso del fiume Adige vado incontro alla Chiesa di San Fermo, in stile gotico ma di chiara origine romanica. Romanica è infatti la chiesa inferiore, fatta costruire dai benedettini tra l’XI e il XII secolo, gotica è altresì la trasformazione operata dai francescani dell’edificio superiore, conclusa attorno al 1350. Vi arrivo al calar della notte e forse la scarsa illuminazione mi impedisce di apprezzare appieno l’altro capolavoro di Pisanello che trova accoglienza a Verona, l’”Annunciazione” nel Mausoleo Brenzoni, subito a sinistra dell’entrata, scolpito dal fiorentino Nanni di Bartolo, detto il “Rosso“. Non di meno il soffitto ligneo a carena multipla è notevole così come nella chiesa inferiore – dalla pianta a croce latina – le quattro navate impreziosite da alcuni affreschi, tra cui il “Battesimo di Gesù“, e con il restauro delle volte a vela, il “fiore a sei petali“, antico ornamento benedettino. Uscite e girate attorno all’edificio, vi stupirà l’abside, decorato con cuspidi e pinnacoli.
Il Complesso del Duomo è dedicato a S.Maria Assunta ed è composto da un nutrito numero di edificazioni. La basilica sorge dove in epoca paleocristiana si trovavano ville e piccoli luoghi di culto e la facciata, romanica, si lascia ammirare per il doppio protiro del maestro Niccolò. All’interno si trova la meravigliosa “Assunzione della Vergine” di Tiziano, così come l’attenzione è catturata in modo particolare dagli affreschi che sormontano le cappelle laterali. Forse poco noto, ma Liberale da Verona è l’autore dell’”Adorazione dei Magi“, magnifico dipinto che si trova nella Cappella Calcasoli, subito oltre l’ingresso laterale annunciato dal protiro opera della bottega del Pelegrinus. Il Battistero con il mirabile fonte battesimale, il Campanile, la Corte di Sant’Elena e il Chiostro dei Canonici sono gli altri edifici del Complesso.
La Chiesa di San Zeno – da wikipedia.org
Per ultima, ma non certo ultima in quanto a pregio, la Basilica di San Zeno che proprio dietro l’altare maggiore illustra lo straordinario trittico di Andrea Mantegna, “Maestà della Vergine“, assoluto capolavoro della pittura rinascimentale. La basilica è uno dei più fulgidi esempi di romanico in Italia del Nord, costruita dopo il terremoto nel 1117 sull’antico nucleo consacrato da Re Pipino. Si evidenzia per il cromatismo prodotto dall’impiego della pietra di tufo alternata a mattoni e l’elegante campanile che l’accompagna; l’enorme rosone della facciata è chiamato “ruota della fortuna” e il portone bronzeo si compone di 24 formelle che raffigurano la vita di Cristo e scene dell’Antico Testamento. La cripta, infine, è annunciata da una serie di sculture di santi che vegliano sul corpo del Vescovo Zeno, patrono di Verona, conservato nell’urna in fondo all’abside. Prima di lasciare la basilica non dimenticate la statua policroma di “San Zeno che ride“: a me non piace proprio, ma non ditelo ai veronesi, magari si offendono. Già gli ho demolito Romeo e Giulietta… meglio chiudere il quadrilatero delle chiese storiche con un momento di pace nel chiostro adiacente, che al suo interno contiene il sacello di San Benedetto.
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