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Le coincidenze, cicatrici del destino

Da Plabo @PaolaBottero

Le coincidenze, cicatrici del destino«Le coincidenze sono le cicatrici del destino. Le coincidenze non esistono, Daniel: siamo solo marionette mosse dalla nostra incoscienza». E ancora: «Gli esseri umani sono disposti a credere a qualunque cosa tranne che alla verità». Due passaggi da “l’ombra del vento” di Zafón. Citazioni quasi d’obbligo, a ripercorrere gli ultimi quindici mesi nella parte bassa dello stivale italiano. Le cicatrici del destino, dunque.

La prima si apre sguaiata sulla città dello Stretto a metà dicembre 2010. Sa di dubbi acidi come il muriatico che Orsola Fallara avrebbe ingerito poche ore dopo la decisione di dimettersi dalla carica di dirigente del settore finanze del Comune. Dubbi che continuano a sputare pus dalla ferita derubricata, almeno dalla magistratura, come suicidio. Il muriatico va a ruba, tra le donne calabre. Chi viene immersa in una vasca per non lasciare tracce mortali, chi ne ingerisce generose dosi dopo aver collaborato con la giustizia, chi, come Orsola, se lo dirige nello stomaco con l’aiuto di imbuto e tubo. Difficile da rimarginare, come cicatrice. L’acido lascia aperte le ferite.

Nel 2011 le ferite si accavallano alle ferite. Le cicatrici espatriano. Arrivano in Lombardia, in Piemonte, in Liguria. Persino sugli appalti della ricostruzione in Abruzzo. La ’ndrangheta è più cosa nostra di Cosa Nostra: è ovunque, allargata in quella zona grigia di cui inizia ad andare di moda parlare. Una zona grigia, di “contiguità colpevole”, come la definirà il magistrato Boemi, in cui stanno comodi un po’ tutti: dalla politica all’imprenditoria, passando per lo spettacolo e il commercio, è un colore neutro che va su tutto. Chiunque ne prende un po’, può sempre tornare utile.

Tra arresti eclatanti, approfondimenti televisivi, interviste patinate, si arriva all’inizio di questo 2012. La cicatrice prude da qualche mese. Non c’è ancora stata la ferita, ma in tanti aspettano che compaia, senza sangue, come un qualcosa che si attende da tempo e prima o poi arriverà. È metà febbraio. Giuseppe Pignatone, procuratore generale di Reggio Calabria, viene nominato nuovo capo della Procura di Roma. Dopo meno di quattro anni sulla punta dello Stretto, una ventina a Palermo, sta preparando i bagagli. Proprio mentre si apre la schermaglia per la successione, arriva un’altra cicatrice. Piccola. Ma come coincidenza fa pensare. Soprattutto se unita alle tante che si sono susseguite nel tempo.

Cicatrice con bolli, l’avviso di garanzia che raggiunge il Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, nella qualità di Commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro della sanità. Quella stessa sanità che in Calabria si coniuga solo con il suffisso “mala”, e che continua a spargere cicatrici immense su tutto il territorio.

“Nulla Succede per Caso”, scriveva Robert Hopcke. Sottotitolando “le coincidenze che cambiano la nostra vita” la rielaborazione degli “eventi sincronistici” di Jung: fenomeni in grado di cambiare il nostro modo di vedere il mondo, di aprirci nuove prospettive. «A causa del loro carattere accidentale gli eventi sincronistici ci forniscono sulla nostra vita un’altra verità, una verità che molti di noi hanno l’abitudine di ignorare».

Forse dall’ombra del vento, che ha soffiato forte sullo Stretto, si è arrivati, cicatrice dopo cicatrice, agli “Amori ridicoli” di Kundera. Che aveva profetizzato, prima dell’insostenibile leggerezza dell’essere: «Ma vanno così le cose della vita: uno pensa di recitare la sua parte in uno spettacolo e nemmeno si immagina che sul palcoscenico nel frattempo, di soppiatto, hanno cambiato lo scenario e senza saperlo si ritrova nel bel mezzo di uno spettacolo completamente diverso». [il futurista nr 37]


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