Le colpe dei padri di Alessandro Perissinotto (Piemme), tra i dodici finalisti del Premio Strega 2013, è un romanzo affascinante, perché riesce a fondere senza forzature un’intrigante trama ai confini del noir con un brillante ritratto sociologico dei tormentati anni di piombo italiani.
Con grande equilibrio, lo scrittore inserisce la storia personale del suo protagonista, Guido Marchisio, manager torinese di una multinazionale, in un contesto che favorisce i parallelismi tra le vicende politiche degli anni settanta e gli scenari attuali, caratterizzati dall’incertezza economica.
A tutto ciò si aggiunge il tentativo di indagare sul mai risolto confronto tra il ruolo della genetica e quello dell’esperienza nello sviluppo della personalità umana.
La storia ruota intorno alla biografia di Marchisio, ingegnere quarantaseienne la cui carriera alla Moosbrugger è in costante ascesa. I successi professionali e le soddisfazione private, derivanti dal legame con una bellissima donna molto più giovane di lui, ne fanno il prototipo dell’equilibrio e della felicità, fino a quando, il 26 ottobre del 2011, nella “vita perfetta” di Marchisio germoglia il seme del dubbio.
Un uomo incontrato per caso in un bar di periferia lo riconosce come il bambino con cui giocava in strada da piccolo. Guido nega, spiega l’errore e alle insistenze dell’altro, che lo chiama Ernesto, reagisce infastidito. Ma nei giorni seguenti non può evitare di ripensare all’accaduto e all’esistenza di questo ipotetico clone.
Intanto, la crisi e le logiche aziendali inducono i vertici societari a mandare molti dipendenti in cassa integrazione. Una situazione delicata la cui gestione viene affidata all’ingegner Marchisio, sempre più ossessionato dalla ricerca di questo strano gemello che, come lui, ha gli occhi di diverso colore.
Poco a poco il lettore scopre, insieme al protagonista, che nulla è come sembra e che la vita, anche quando pare correre su binari sicuri, può sempre deragliare. Le vicende della fabbrica si innestano su quelle della vita privata di Marchisio portandolo a confrontarsi con realtà inimmaginabili e sconvolgenti.
Le colpe dei padri è un libro duro e drammatico, le parole hanno spesso un suono “metallico” come quelle delle pistole che le Brigate Rosse usavano per uccidere o gambizzare le loro vittime, i sentimenti restano intrappolati nel pudore tipico delle famiglie benestanti di Torino, o annientati dalle difficoltà della vita dei quartieri operai della stessa città, che fa da sfondo in modo sublime alla narrazione.
Alessandro Perissinotto è per me una grande scoperta (colpevolmente non conoscevo nulla di suo), un autore capace di dipingere grandi scenari senza trascurare il dettaglio. Le sue riflessioni non sono mai banali. Cito quella che dà il titolo al libro, ma sono diverse quelle che meriterebbero spazio:
È questa la colpa più grande di ogni padre, quella di costringere i figli a rendergli conto delle loro azioni. In questo, i padri terrestri sono più esigenti di quelli celesti. Quelli celesti li possiamo negare o addirittura possiamo scegliere quello che ci sembra più facile da esaudire: Dio, Geova, Allah, Buddha, Manitù; quale dio mi si addice meglio? Di quale mi sarà più semplice essere figlio obbediente? Dei padri umani, invece, siamo prigionieri: siamo liberi di compiacerli o di deluderli, ma non di plasmare le loro aspettative.
Un romanzo che sorprende e convince.
- Titolo: Le colpe dei padri
- Autore: Alessandro Perissinotto
- Editore: Piemme Edizioni
- Pagine: 316
- Prezzo: 17,50€
- Voto: 8