La tecnocrazia è l’ultimo buco dove si nascondono i partiti roditori e frodatori, nonché l’ennesimo paravento dietro il quale cantano stonando quei poteri marci e decadenti che qualcuno si ostina a definire forti, mentre si tratta soltanto di cerchie di vili e di corrotti preoccupate della propria misera sopravvivenza, per le quali anche dieci anni di resistenza possono equivalere ad un’intera esistenza. L’Italia è stata consegnata da tutti costoro ad un tribunale fallimentare di professori investito del compito di liquidare il patrimonio, chiudere i battenti di imprese strategiche e gioielli industriali d’avanguardia, svendere la polpa ai creditori internazionali, lasciando le ossa in bocca ai connazionali. Ormai nessuno dovrebbe avere più dubbi sul tema o sul dramma in corso, il Premier Monti, cattedratico e macellaio, finora questo ha fatto, ha preparato il controfiletto con la carne nazionale per i mercati voraci e i prepotenti mondiali veraci. La giunta di salvezza pubblica, calata dall’alto di un Colle decollato di ogni pudore, tra il capo e il collo di tutti noi, ci ha sobriamente infilato il coltello in gola facendo scorrere molto sangue e garantendoci immani sofferenze prima della morte. Basta dare uno sguardo agli ultimi rilevamenti Istat: il Pil in discesa libera (si parla di un -1,4% entro l’anno), gli investimenti impantanati, il deterioramento delle infrastrutture e dei servizi, i consumi delle famiglie a picco tanto che se un tempo si chiedevano mutui per comprare la casa adesso bisogna rivolgersi alle banche, che comunque non ci sentono, per non perderla tra Imu, bollette ed altri tartassamenti vari. In cambio di tutti questi sacrifici inutili e mortali abbiamo ottenuto quella credibilità che tanto veniva invocata allorché al governo c’era il satiro nano con il coso sempre in mano. Credibili e mazziati, verrebbe da dire, grazie ad un Presidente del Consiglio membro della commissione Trilaterale che ci garantisce centralità globale, almeno nel senso di essere diventati un bersaglio internazionale, ma tra una distesa di bare. In realtà, che questa emergenza fosse seria ma non così esasperata ce lo dimostrano quegli atti dell’esecutivo orientati ad intervenire in questioni tutt’altro che urgenti come la Rai, i vertici di alcune authorities, le nomine di commissari in organismi inessenziali, la riforma elettorale. Il mondo intorno crolla ed il Gabinetto degli illuminati pensa ad occupare ed amministrare le macerie fumanti. Da ultimo, circondati da queste devastazioni i partiti si concentrano sui sistemi di voto per riprendere al più presto in mano il timone di una nave che loro hanno mandato alla deriva e che adesso vorrebbero persino far ribaltare. Si disputa sul semi-presidenzialismo alla francese e il doppio turno alla pirlese con il Pd che nega il primo, proposto da Berlusconi, perché non ci sarebbero i tempi per un cambiamento della Costituzione ed Alfano che si oppone al secondo perché avvantaggerebbe solo Bersani e soci. Le solite discussioni tra furfanti che puntano a sottrarsi il bottino a vicenda. Eppure c’è stato un sovvertimento costituzionale che il Parlamento ha approvato quasi all’unanimità concretando un golpe silente ai danni dell’autonomia decisionale del Paese. Nessun paladino dell’intoccabile Costituzione si è alzato a difendere la stessa allorché con la Legge 1/2012 la nostra sovranità contabile è stata consegnata all’UE contro gli interessi dello Stato. Tale norma ha introdotto nella carta fondamentale il principio del pareggio di bilancio abdicando alla governance economica che viene trasferita a Bruxelles. Con questi atti di suicidio assistito da terzi forse un giorno riusciremo a rientrare dal debito pubblico uscendo definitivamente dalla Storia. Sono stati tutti d’accordo ad autorizzare questo esautoramento del popolo italiano in nome di un’artificiosa appartenenza ad una più vasta comunità continentale. Dove guardavano, mentre era in corso questa rapina costituzionale tutti quegli strenui difensori della Carta, i quali per anni ci hanno fracassato i timpani e ben altro con l’inviolabilità della stessa? Dov’erano i costituzionalisti integerrimi, i politologi mascherati da tali ed i loro associati fraterni della stampa, soprattutto di sinistra (da Zagrebelsky, a Sartori, a Pasquino, a Scalfari ed altri finti scienziati) nel momento in cui il “golpe legale” diventava arbitraria condanna alla pena capitale del futuro dello stivale? Coi feticci si difendono i pretesti nel mare magnum delle menzogne e dei tradimenti. Ne abbiamo avuto la prova ora che siamo con l’acqua alla gola.
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