Magazine Società

Le comunità energetiche sbarcano in Italia: meno CO2 e bollette più leggere

Creato il 18 marzo 2021 da Francesco Sellari @FraSellari

Chi aderisce avrà uno sconto di circa il 25%. Per i condomìni produrre energia green sarà più facile e conveniente

comunità energetiche sbarcano Italia: meno bollette leggere

Articolo originariamente pubblicato su Huffington Post

In alcuni Paesi del nord Europa, come Danimarca e Germania, sono una realtà ormai consolidata. In Italia stanno muovendo i primi passi. Parliamo delle comunità energetiche: gruppi di utenze che condividono energia prodotta da fonti rinnovabili. E che, nel nostro Paese, fino all’anno scorso erano paradossalmente vietate. Adesso anche per i condomìni produrre energia green sarà più facile e conveniente.

A Magliano Alpi, Comune di poco più di 2.000 abitanti in provincia di Cuneo, sta per essere inaugurata la comunità Energy City Hall, ufficialmente costituita il 18 dicembre 2020. L’investimento è stato sostenuto dall’amministrazione che ha realizzato un impianto fotovoltaico da 20 KW sul tetto del palazzo comunale. Ora lo stesso impianto fornisce elettricità a tre strutture comunali (biblioteca, palestra e scuole), ai locali dove lavora un artigiano del legno e a due famiglie. “È una comunità piccola, ma è la prima comunità energetica italiana, ed è operativa già da due mesi”, specifica Gianni Girotto, presidente della Commissione industria commercio e turismo del Senato, da sempre in prima linea sul tema. La crisi di governo ha fatto slittare il “taglio del nastro”, ora previsto per venerdì 12 marzo.

Nel frattempo, arrivano buone notizie anche dal Sud. Nello specifico dalla periferia est di Napoli. Da fine aprile, 40 famiglie di San Giovanni a Teduccio potranno usufruire dell’energia pulita prodotta da un impianto fotovoltaico di 53 KW che verrà installato sul tetto della sede della Fondazione Famiglia di Maria. Un’iniziativa che ha anche una finalità sociale: un’azione concreta di contrasto alla povertà energetica. Il progetto è frutto di una collaborazione tra la Fondazione di ispirazione cattolica e Legambiente e gode di un finanziamento della Fondazione con il Sud. Il cantiere dovrebbe partire il 22 marzo.

Il guadagno è duplice, dunque. Ambientale e sociale. Le comunità energetiche godono infatti di un regime agevolato. Il che si traduce, innanzitutto, in un’esenzione sugli oneri di trasmissione, perché l’energia consumata in loco non va a gravare sulla rete di trasmissione. Questo sconto è stato quantificato dall’Arera, l’Autorità di Regolazione dell’Energia, in 10 euro per ogni megawattora sull’energia autoprodotta e autoconsumata. A ciò si aggiunge un incentivo riconosciuto dal Mise in 110 euro per megawattora. “Questi incentivi andranno di fatto a tagliare la bolletta delle famiglie aderenti in una percentuale che potremmo quantificare tra il 20 e il 30%”, ci dice Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente.

Il quadro normativo italiano ha subìto un’evoluzione lo scorso anno con il decreto Milleproroghe che ha in parte recepito la nuova direttiva europea sulle rinnovabili. A partire dalla legge di conversione del decreto, la numero 8 del 28 febbraio 2020, in Italia è così possibile realizzare comunità energetiche con impianti al di sotto dei 200 kW di potenza. “Fino al febbraio dell’anno scorso le comunità energetiche erano espressamente vietate – spiega Girotto – Un impianto fotovoltaico condominiale avrebbe potuto alimentare soltanto l’ascensore e non gli appartamenti. Era chiaramente antieconomico. Adesso invece tutti i condomini possono realizzare la propria comunità energetica mettendo un impianto sul tetto”.

Stando alla lettera della direttiva, alle comunità energetiche possono aderire anche realtà industriali e attività commerciali. L’unico vincolo è quello del profitto: le comunità devono avere una finalità sociale e non possono essere dei consorzi per vendere energia. “Le comunità energetiche sono la risposta dei cittadini alla sindrome nimby, not in my backyard – prosegue Girotto – I cittadini, se ben informati, capiscono che possono risparmiare facendo partire un circolo virtuoso di imprese, installatori e manodopera green. E allo stesso tempo si può contribuire a combattere la povertà energetica destinando una parte dell’energia alle famiglie più indigenti”.

Ma dove trovare i soldi per l’investimento iniziale? Il meccanismo si basa su due pilastri: detrazioni fiscali del 50% per l’installazione degli impianti fotovoltaici e incentivi statali. “Il sistema, per come è congegnato – detrazione fiscale e incentivi garantiti – può funzionare bene”, aggiunge Zanchini. “L’obiettivo è riuscire a coinvolgere le banche per finanziare la parte dell’investimento non coperta dalla detrazione. Si possono realizzare anche progetti misti coinvolgendo piccole attività economiche, ad esempio esercizi commerciali, che possono anticipare una parte della cifra. In questo modo le famiglie più povere possono partecipare alla comunità senza dover anticipare nulla. Il nostro augurio è che, superati alcuni ostacoli procedurali e con il recepimento completo della direttiva Ue, il nostro Paese possa vedere fiorire migliaia di comunità energetiche”.


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog