[Articolo di Martino Santillo pubblicato sulla Webzine Sul Romanzo n. 4/2013, La forza della memoria]
Il testo appartiene al genere del romanzo storico ed è formulato come un’autobiografia. Il protagonista, infatti, narrando la sua vita, disegna la storia italiana dal 1775 al 1858. Ne Le confessioni, la finzione e la storia si mescolano e si amalgamano grazie alla voce narrante di Carlino Altoviti, che diventa, nelle mani di Nievo, il filtro attraverso cui passa tutto il mondo descritto.
In questo romanzo, dunque, Nievo gioca con la storia, che è il principale oggetto della narrazione.
Il protagonista, giunto «Al limitare della tomba», sente il bisogno di scrivere la propria storia, analizzandone i comportamenti e le scelte nel momento stesso in cui li ricorda. Nel gioco di finzione, quindi, gli attori sono diversi: mentre il personaggio Carlino agisce sulla scena, il vecchio Carlino, nell’atto di ricordare, commenta a posteriori le proprie azioni.
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Ponendo all’attenzione del lettore la storia picaresca del protagonista e la continua riflessione del narratore ottuagenario, il romanzo mostra le sue finalità educative e morali. Inoltre, Le confessioni ha anche una forte connotazione politica, e quella che il lettore ha davanti non è solo la cronistoria di Carlino, ma è soprattutto la formulazione di un'identità ben precisa: da «veneziano» a «Italiano».
Attraversando le vicende storiche del periodo tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento, Carlino vive gli anni della trasformazione e della consapevolezza storica delle masse, diventando il simbolo del popolo italiano. Le esperienze di Carlino sono le esperienze di una generazione, o meglio di più generazioni, come si vede negli ultimi capitoli del romanzo, quando le gesta dei figli richiamano quelle del padre.
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