Magazine Cultura
Esistono situazioni in cui la Biblioterapia è controindicata, non nel senso che fa male (anche se certi testi possono turbare se non soppesati e presentati nel giusto modo), ma in considerazione che non è di alcuna utilità. In questo periodo ho un paziente in reparto che legge, o quantomeno ha dei libri sul comodino. Molto acculturato, ma altrettanto depresso in questo periodo, non riesco ad agganciarlo come vorrei. Ha sicuramente gradito i colloqui precedenti sui libri che ho cercato di creare, ma è concentrato sulla sua malattia e ha lasciato cadere la cosa. Inoltre, giustamente, la sua famiglia lo sta supportanto con una presenza che rende difficoltoso un colloquio a due, scevro di interferenze e di chiarezza. Insistere in questi casi credo sia inutile. Questo paziente trova maggior conforto nella presenza silenziosa dei suoi famigliari, ha bisogno di raccogliere forze per affrontare le difficoltà delle terapie che lo aspettano. Ha gia libri sul comodino. Questo mi permetterà di essere di maggior aiuto in un secondo momento, quando dovrà rialzarsi e trovare nuovi stimoli. La malattia, in alcuni casi, mette in atto un meccanismo di difesa: la regressione. Il paziente torna a stadi psicologici meno evoluti, quasi infantili. Ha bisogno di accettare di essere accudito e quindi si comporta di conseguenza. Per un breve periodo questo meccanismo va conservato. Quando potrà tornare a camminare con le sue gambe, solo allora sarà possibile avvicinarsi per un aiuto profiquo.
Potrebbero interessarti anche :