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Le cose che ho… dentro e intorno… le metto all’Incanto

Creato il 05 dicembre 2011 da Edizionialtravista

Le cose che ho… dentro e intorno… le metto all’IncantoIo ho imparato dai libri, anzi propriamente dalla lettura, come attività e atteggiamento, che una scrittura nuova, inedita, non uccide quella passata, anzi: questa sostiene quella in una rete di rimandi sottili che, alla fine, sorregge il mondo.

Un libro è semplicemente una finestra.

L’atto di tenerla aperta è leggere.

Un lettore è un animale pericoloso perché cerca conoscenza.

E’ capace di abitare solitudini immense e di trovare tra voci diverse il timbro che ha la propria.

Di una cosa sono grata alla mia famiglia di origine: avermi dato l’opportunità di abitare una casa con mille finestre.

Non si ama la lettura a scuola. La si impara ad amare da una madre che ti racconta a voce alta le storie o da un nonno che ti porta in giro per i paesi a fare interviste sugli indigeni; la si impara da una nonna che ti svela le trame dei “gialli” e da un padre che usa la Treccani per risolvere le parole crociate.

Per amare la lettura bisogna essere educati al tempo come dedica; a un impiego del tempo come una passione da abitare.

La scuola dei veri maestri può svolgere un rinforzo e trasformare una vocazione in abitudine, e anche quando nel lungo apprendistato scolastico qualche cattivo maestro insegnerà la meccanica della lettura, e non la sua creatività, nulla cambierà in chi è già predisposto se non la scelta dei suoi oggetti di lettura, che saranno diversi da quelli imposti, e saranno sempre lì a ricordargli che è nato libero.

Oggi si fabbricano libri che nascono deperibili e dunque moriranno fondando l’impero della disattenzione, dell’ignoranza, della servitù mentale.

Oggi si fabbricano non lettori perché il pensiero narrativo è un potere che va addomesticato affinché i valori da rincorrere siano quelli utili al mercato: accumulo di beni, velocità di consumo.

Il regime della non memoria.

I lettori veri hanno nel cuore un Classico e sul comodino il libro appena acquistato, e spesso non è un best seller. I lettori veri sono la testimonianza che la lettura inventa il tempo del riuso e della trasformazione.

La voracità del consumo a cui ci abituano ci rende predatori voraci e complici di una creazione di merci- prede scambiate per “oggetti del desiderio”. E’ questa la vera violenza fatta al Desiderio, e ci abita tutti.

Una visione aggressiva, che si ripercuote nelle relazioni falsandole su un piano di semplici apparenze, che si dissolveranno al primo colpo di vento facendo posto a un “nuovo arrivato”, uguale a quello che è andato via… consumo in serie di oggetti e di persone.

Nel mondo dei libri le novità muoiono presto e senza rumore; nel mondo delle cose gli utensili si rompono velocemente: il concetto d’uso e di utilità è a breve giro per consentire alla macchina di far girare i soldi e di non far durare le cose.

Sono scomparsi i maestri riparatori.

Meglio cambiare. Giovani e nuovi sempre.

Tutto ciò che rappresenta il vissuto va cancellato: è l’epoca del Grande Lifting ossia della Grande Rimozione.

Questa è la vera Crisi. Non si ripara nulla.

Nemmeno le pene sono commisurate al reato: si preferisce modificare il peso del reato. Magari derubricandolo. Mandandolo in prescrizione.

Cresce la fame di informazione, la bulimia della comunicazione. E delle relazioni: tante non quali.

La logica dei saldi consolida democraticamente l’idea che la felicità sia alla portata di tutti.

Il sogno sociale è aumentare i ricchi non chiedersi di cosa veramente si debba essere ricchi.

Non c’è un mondo educato alla convivenza se il nuovo deve sostituire sempre il vecchio.

La cura come valore non ha rappresentanza politica: è affidata al volontariato, quello organizzato che serve a colmare le mancanze istituzionali (alimentando la vocazione delle istituzioni a dimenticarsi dei doveri sociali), e quello domestico che serve a conservare intatta l’utilità del femminile.

A fronte, controvento e per paradosso, nella stagione dei consumi, che dura tutto l’anno, noi lanciamo una protesta narrativa.

Vendita con incanto.

E’ l’asta come nei film.

1… 2… 3. : da questo momento si chiudono le offerte e ciò che è in ballo diventa tuo.

Ma cosa è in ballo? Cosa stabilisce il valore di quell’oggetto?

La narrazione di te che lo vendi. Il legame che ognuno di noi intesse con le cose.

E l’oggetto è tuo o della tua famiglia.

E’ un ricordo o un manufatto che sai realizzare: una coperta o una torta. Uno specchio scheggiato o un libro ingiallito. O una cosa nuova che ti va di portare perché puoi inventarti una storia e metterti in gioco.

Le parole inventano un’anima. O sono l’anima di tutto.

Ci sono tante cose nella nostra vita dalle quali è difficile separarsi.

Che contraddizione rispetto al mondo intorno che ci rende consumatori di tutto.

Da una parte, buttiamo sprecando e, dall’altra, accumuliamo conservando.

Ci sono cose nei cassetti e nelle cantine che contano perché appartengono a un’economia affettiva, sentimentale. Sono un segno di noi: da dove veniamo o chi siamo stati.

E’ questa narrazione che determina il valore di un oggetto.

Ed è questa narrazione che ci ricorda che dietro il mondo degli oggetti ci sono sempre e solo le persone.

Allora, affidare questa storia a chi ascolta lo trasformerà in un custode e non in un nuovo proprietario di cose.

Un cerchio magico, l’Incanto.

La circolarità delle relazioni.

E le storie sanno costruire una domanda che non si esaurisce.

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9 dicembre: dalle ore 9.00 alle 11.00 è possibile portare oggetti ingombranti o venire come valutatori interessati

11 dicembre: dalle ore 13.00 alle ore 14.00 ancora possibilità di integrazione degli oggetti (e soprattutto dei cibi)

ore 15.00: Inizio Incanto

Sandra Giuliani

www.donnedicarta.org

[email protected]


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