Nel 1787, dopo che i delegati a Filadelfia avevano firmato la nuova Costituzione degli Stati Uniti d’America, una donna avvicinò Benjamin Franklin. <<Ebbene, dottore >>, domandò, << che cosa abbiamo: una repubblica o una monarchia? >> Franklin rispose: <<Una repubblica, se riuscirete a mantenerla >>.
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Benjamin Franklin, padre fondatore degli Stati Uniti d’America
Perché la citazione di questi aneddoti?
Per il momento di crisi, di contraddizione, di ambiguità e incertezza che sta vivendo la repubblica in Italia e, di conseguenza, la sua democrazia. Le parole di Benjamin Franklin dovrebbero far riflettere a lungo e in profondità, se non altro per il semplice fatto che in questo mondo niente dura per sempre e che istituzioni politiche e di governo sotto forma di repubblica o democrazia non sono eterne al pari della vita organica e inorganica e di tutto ciò che cresce e si sviluppa nella dimensione spazio – temporale.
Gli antichi greci, per primi, ideatori e fondatori della democrazia hanno capito ciò e lo hanno additato ai posteri, cioè alle generazioni future. Vi sono molti segni, esteriori e anche nascosti, penetrando i quali l’osservatore perspicace e acuto riesce ad accorgersi che la libertà o le libertà dei cittadini sono in pericolo. Per esempio, il rimaneggiamento di una Costituzione ben consolidata e con una certa tradizione di continuità piuttosto positiva per il voler ad ogni costo sopprimere alcuni suoi punti fondamentali, aggiungerne di nuovi, non proprio confacenti e “in sintonia” con l’intero corpus, o addirittura lasciare al loro posto un vuoto incomprensibile, una specie di buco che non si vuole o non si può colmare.
Forse da più di sessanta anni a questa parte ci siamo abituati a pensare o anche a credere che la democrazia quale forma di governo di un popolo sia ormai una realtà acquisita e tramandata attraverso una sorta di “patrimonio genetico” indistruttibile e incorruttibile. Sbaglia chi ha creduto questo. Sbagliano a credere questo. Libertà, Democrazia, Repubblica sono pilastri della società civile che i popoli hanno conquistato col sangue o al prezzo di enormi sacrifici, e tutte le conquiste, forse per una misteriosa legge di natura, vanno mantenute nel tempo, un po’ come prestiamo cura e manteniamo un vestito buono che ci piace particolarmente, una macchina bella e veloce o una casa ricevuta in eredità da persone care o comprata con i risparmi di una vita. Quando a una Costituzione, democratica di per sè, si cominciano ad aggiungere emendamenti, postille varie, decreti legge a non finire dovrebbe scattare l’allarme che fa dapprima intuire e poi capire che qualcosa non va e che la democrazia, o peggio, la stessa libertà dei cittadini è malata, a rischio di morte o, al colmo, di estinzione.
E le riforme? Possono peggiorare o migliorare una Costituzione? Se fatte in buona fede, senza interessi di parte, in tutta serietà e in tutta onestà, per il solo ed esclusivo bene dei cittadini e del popolo allora sì, forse possono migliorare e rendere più completa una Costituzione; al contrario, la peggioreranno, e con essa finiranno per peggiorare la cultura, i valori e la qualità della vita di un’intera nazione. Senza menzionare che “dietro l’angolo” stanno sempre in agguato i demagoghi, i faccendieri, i megalomani, i fanatici e gli esaltati, gli sfruttatori e gli egoisti, i disonesti e i corrotti, gli uomini e le lobby di potere e gli occulti manovratori di “pedine sacrificabili” su uno scacchiere ormai logoro o che vacilla pronti a “mettere le mani” su una preda facile che non è più in grado di difendersi e di difendere.
Chi ha ancora un briciolo di coscienza, chi crede ancora in qualcosa, chi ha ancora un ideale, chi spera ancora nel cambiamento e chi dispera del cambiamento dovrebbe essere responsabile e partecipe delle proprie azioni e reazioni… Sì, il mondo cambia, niente può mai rimanere uguale a sè stesso.
“Tutto scorre e nulla permane” diceva convinto il filosofo Eraclito intorno al VI secolo avanti Cristo. Le cose tutte dal nulla provengono e al nulla inesorabilmente ritorneranno, ma che almeno si riesca a mantenere sempre una certa dignità di persone e di esseri razionali in ogni fase che regola il processo di sviluppo interno ed esterno inerente alle cose tutte dal principio alla fine.
Francesca Rita Rombolà