Cronache dalla Repubblica delle fiabe – Le crisi esistenziali di Capitan Uncino.
Facciamo subito una premessa: Peter Pan è un piccolo odioso bastardo!
È il classico ragazzo che piace a tutte le donne. E tu ci rosichi!
Lui ha il cuor leggero e non vuole responsabilità, le donne ci soffrono e se ne innamorano. E tu ci rosichi ancora di più!
Questo, in sostanza, è il vero motivo per cui Capitan Uncino lo vuole aprire come un’anguria. La storia della mano tagliata e gettata al coccodrillo è solo un pretesto. La verità è che il Capitano Giacomo Uncino odia Peter Pan perché a causa sua non riesce a trovare una compagna fissa sull’Isolachenoncè.
Giacomo Uncino ha un cuore nobile, sensibile, romantico… Praticamente perfetto per prendere pali dalle donne!
Ci prova con le sirene, ma loro non vogliono sentir parlare di marinai, hanno occhi solo per Peter: lui vola!
“Uncino tu per caso voli? Ah, non voli?! Ok, hai un galeone tutto tuo, e allora?! Credi di impressionarci? Noi sirene se ci mettiamo a pogare lo ribaltiamo un galeone.”
Allora Uncino ci prova con Giglio Tigrato, la figlia del capo indiano: pelle ambrata e intelligenza sopra la media. Altro che quelle galline delle sirene! Una persona così giudiziosa, saggia e coraggiosa come una principessa indiana non si farà abbindolare da quella testa di cazzo volante.
E invece si! Lei quando vede Peter Pan si frigge il cervello, corre subito da lui a fare nasi-nasi e manda a puttane la sua dignità di futuro capo indiano. Tra l’altro a puttane ci vorrebbe andare anche il 70% della ciurma di Capitan Uncino, ma anche questa è una storia che approfondiremo in futuro. E le altre donne della tribù indiana? Vi prego, sono tutti dei cessi abominevoli.
Con chi ci vuoi provare allora? Chi è rimasto sull’Isolachenoncè di sesso femminile? Le fatine? Le fatine hanno un grosso problema: sono troppo piccole per qualsiasi forma di accoppiamento, e comunque quello è territorio di caccia del Pan: Trilly e tutte le altre sbavano solo per lui.
Ecco allora che al Capitano Giacomo Uncino rimangono due opzioni: o l’omosessualità o cambiare aria. Per la prima, beh per carità, nulla in contrario alla cosa in sé, i gusti son gusti e vanno rispettati, ma la questione non attira Uncino. Si, sarà pure un gentleman inglese, ma non fino a questo punto! Il Capitano gradisce le signore, c’è poco da fare.
Allora non rimane molta scelta: andar via! Andale! Raus! Salpare per altri lidi alla ricerca dell’amore eterno. Alla guerre comme alla guerre! Andiamo incontro alla vita, a ciò che serba per noi, all’arrembaggio alla ricerca di patata e…
Aspetta! E come lo diciamo alla ciurma?
Oilà ragazzi, sentite una roba… sapete il sole, le palme e tutta la bella vita che facciamo qui sull’Isolachenoncè? Ecco, basta così. Chiudiamo per un po’ con quelle cose lì. Invece salpiamo per lidi lontani e sconosciuti per trovarmi una ragazza. Una bella ragazza. Ma non una qualsiasi da una botta e via, io intendo proprio l’amore della mia vita! Quindi ora mettetevi a sgobbare con cime e vele che dobbiamo partire per trovarmi la fidanzata.
Ecco questo è il succo del discorso da fare ai suoi uomini. Ma se Uncino la mette giù così brutale, quei gentili signori con diversi massacri sulle spalle forse non saranno molto comprensivi. Bisogna indorare un pochino la pillola. Con un poco di zucchero e la pillola va giù, diceva una maitresse di Londra.
Ecco quindi che in una bella mattinata di sole il Capitano sale sul ponte della sua nave, chiama a raccolta la ciurma e con il suo interloquire da nobile mancato, in quanto figlio illegittimo di reale d’Inghilterra, gli fa:
“Illustrissimi signori! Bucanieri, latitanti, carcerati e uomini di altre prodezze… Bella vita qui sull’Isolachenoncè, non trovate?! Bianche spiagge, sole giocondo, birra a due euro, acque cristalline e sirene con la puzza sotto al naso che non ve la danno mai… Pare appropriato chiamarla NeverLand. Che poi che ci dovrebbero dare? Io non saprei dove metterglielo… E se pure hanno un buco, metti che becchi una lisca…”
Uncino continua: “Più che una vita da pirati, si direbbe una bella vacanza. Una vacanza meritata dopo le tante battaglie combattute: bimbi sperduti innocui, Peter Pan che svolazza da queste parti ogni primo lunedì del mese solo per farci girare i coglioni… E i Pellerossa! I Pellerossa che da quando fumano l’erba magica son diventati tutti pacifisti e chiamano tutti fratelli… Non c’è che dire, ormai sull’Isolachenoncè tutto è pace, tutto è tranquillità. Benebene!
Ma cosa siamo noi? Pirati o un manipolo di colletti bianchi in ferie?
Pirati o speculatori finanziari che si arrostiscono le chiappe nei paradisi fiscali?
Pirati o cacciatori di bimbi sperduti da quattro soldi?
Io neanche lo ricordo più quand’è stata l’ultima volta che abbiamo sgozzato qualcuno che avesse più di diciott’anni!”
I pirati lo guardano un filo perplessi. Lì sull’isola è una pacchia, le cose vanno benone. E’ vero, è parecchio che non c’è un po’ di movimento, ma va pur bene così.
L’ultimo avvenimento degno di nota è stato l’arrivo di SKY sul galeone un annetto prima. Il Capitano lo aveva promesso come premio alla ciurma, con il pacchetto sport completo! Così avevano fatto installare la parabola sul pennone e tutti i fine settimana si vedevano la Premier League, la Serie A, la Liga… Era una ciurma cosmopolìta e contava diverse nazionalità. Alcuni erano arrivati lì in erasmus, poi si erano trovati bene ed erano rimasti; altri erano stati assunti da tempo, altri ancora stavano facendo uno stage e entro qualche mese si sarebbe dovuto decidere cosa fare di loro.
Stiamo divagando. Per farla breve, SKY aveva contribuito ad intorpidirli: era così rilassante la domenica vedersi le partite insieme, ma anche quell’usanza agli occhi del Capitano ormai faceva parte di un loop di monotonia senza fine. Tuttavia i suoi ragazzi non avevano alcuna intenzione di andar via dall’Isola e dalla baia che li cullava.
“Senta Capitano” inizia titubante Spugna “stare qui sull’Isolachenoncè non sarà il massimo, ma a noi piace parecchio vincere battaglie a mani basse e ritrovare tesori già trovati… Insomma qui abbiamo tutto a portata di mano. Salpare sarebbe una fatica inutile. E poi in mare aperto il segnale di SKY non arriva…”
“NOOOOOOOOO” Si leva subito il coro disperato della ciurma.
“Dio salvi il nostro Capitano e SKY Sport! Ip ip urrà per Gianluca Di Marzio e tutto il calcio mercato”
“Ecco, lo vede anche lei Capitano” dice Spugna a bassa voce “ai pirati due cose non può togliere: il rum e il calcio.”
“Già… Già Spugna. Avete ragione voi. Orbene, fate fate… Continuate a fare le cose che stavate facendo” e mentre dice queste cose, il Capitano sembra molto più vecchio.
Quando il Capitan Giacomo Uncino è sulla terra ferma, da solo senza ciurma, non è più Capitano. Non è neanche Uncino. È semplicemente Giacomo. E ora Giacomo è steso su un prato tra gelsomini e farfalle. Immagine dannosa per la sua reputazione se qualcuno lo vedesse in questo momento. La Disney gli straccerebbe il contratto da cattivo figlio di buona donna, come ha già fatto con Crudelia Demon quando è andata a fare volontariato in Africa. Volontariato poi… La carica dei 101 mandinghi. Ma a tutto questo Giacomo ora non pensa. In questo momento cerca solo di ricordare. Cerca di ricordare… Ma dov’è che si è arenato tutto?!
Dove e quando si è stancato di tutto e di tutti. Qual è stato l’elemento scatenante? Cosa gli ha spalancato quell’abisso che ha dentro? Quando si è stancato di essere Capitano Uncino, di combattere Peter Pan e bimbi sperduti, di fare festa, di fontane di rum, di bocche di rosa solo carne e niente sentimento e responsabilità?
Quand’è che si è stancato del suo personaggio?!
È steso e guarda le nuvole passare nel cielo blu, e in quelle nuvole cerca di ricostruire la sua vita, il suo passato. Il problema è che gli ultimi anni, gli sembrano un’unica massa indistinta di ricordi. I ricordi dell’infanzia li metti in ordine facilmente, ma i ricordi dell’età adulta… con quelli non è così facile. Sarà stato l’alcol che gli ha disfatto il cervello, ma lui non riesce a mettere in ordine cronologico tutti quegli anni passati sull’Isolachenoncè
Cerca la causa del vuoto che si porta dentro nel suo passato, ma il suo passato non riesce proprio a metterlo in ordine, non ne viene a capo. E tutto questa storia lo fa sentire alla deriva, o meglio, arenato. Arenato come il suo galeone in quella baia così bella eppure così terribile, prigione dorata fatta di malinconia e routine. Espressione di schemi mentali nei quali affoga e da cui non esce più.
Cos’è che lo rende prigioniero?
Giacomo hai paura di uscire dalla baia sicura dei ricordi in cui ti culli? Hai paura di uscire fuori e vivere? Hai paura di vivere?
Certo che ne hai. Tutti abbiamo paura di vivere. Ma arrivati ad un certo punto bisogna scegliere: o salpi verso l’ignoto e accetti quello che trovi sulla tua rotta, oppure lentamente muori. Lentamente affondi e invecchi nel passato, sognando un futuro che non arriva mai. Sveglia Uncino, è il presente, alzati e agisci!
In quell’esatto momento Giacomo apre gli occhi. Si rende conto di essersi quasi appisolato nei suoi pensieri, ma non ha sonno, è eccitato, come sempre sono eccitati quelli che hanno ben chiaro ciò che va fatto.
Si alza e va.
Di Marco Improta. All rights reserved