Da qualche giorno sono iniziate le Olimpiadi, le nostre italiane ci stanno regalando tantissime soddisfazioni vincendo in pochissimi giorni ben 4 medaglie, un ottimo risultato in un paese che mostra come uniche figure femminili (vincenti e non) veline, soubrettine e escort.
Donne italiane (e non) che stanno segnando queste olimpiadi all’insegna della determinazione e della professionalità, regalandoci tantissima gioia e soddisfazione.
Donne determinate che non si umiliano, non si piegano ai sporchi sistemi e ruoli imposti da questa società, che non ungono l’uomo di turno pur di assicurarsi la fetta di qualcosa, gareggiano fiere, competenti, brave, professioniste.
Tutta questa professionalità purtroppo non viene apprezzata da tutti, faremo quindi un piccolo viaggio nei giornali e nella rappresentazione delle sportive alle olimpiadi da parte di essi, con l’amarezza che l’ultima cosa che si ricorderà di loro sono proprio le loro vittorie.
Iniziamo con la “Gazzetta dello sport” che chiamano la gallery : “Le belle dei giochi di Londra” con un sedere in primissimo piano!
Dettagli assolutamente indispensabili : tatuaggi, unghie, chiappe da questa foto si denota immediatamente la professionalità dell’atleta!
Passiamo poi al Corriere della Sera, che ultimamente per quanto riguarda le “utilissime ” gallery batte 1 a 0 Repubblica.
Questa che vi mostrerò di seguito poi attira di sicuro l’interesse di chi vive nella convinzione che le lesbiche siano quelle che si vedono nei porno! Insomma dettagli sempre più indispensabili!
Ora passiamo al peggio, sempre dal Corriere della Sera, non sapendo più come mostrare le chiappe delle sportive hanno ideato la gallery : “I segni del beach volley” . Che geni!
Un po’ di unghie smaltate, un po’ di chiappe, un po’ di riprese su piegamenti strategici per i guardoni : questa è l’informazione oggi, non hanno neanche il coraggio di chiamare le loro gallery “Chiappe delle sportive” ma fingono di interessarsi ai segni della pallavolo…(grosse risate!).
Ma ora concediamo anche un piccolo spazio a Repubblica, sappiamo quanto ci tengano alle loro gallery “celluliti,chiappe e siliconi”
Qui addrittura rimprendono Stefania Pirozzi mentre tenta -magari per comodità- di sfilarsi il reggiseno, scoop e interesse da giornaletto da coiffeur!
E stufi di mostrare chiappe da anni hanno deciso di dedicarsi alle unghie delle atlete non disdegnando mai però una piccola inquadratura ai lati b.
Si ma crediamo nella loro buona fede, volevano solo mostrarci la manicure, certo!
E ancora
Dopo aver le sportive riportate in questa maniera dai giornali, cosa ricordate di loro? Il colore del loro smalto, le loro chiappe o le medaglie vinte?
Perchè svilire in questa maniera delle professioniste che sono lì dopo anni di allenamento e disciplina, sbattute su dei giornali senza volto, ma con l’unico interesse di far scrutare delle parti del loro corpo?
Non vi pare che stiano un po’ esagerando con queste continue riprese ossessive da maniaco dietro al cespuglio?
Per completare ieri grazie a Giulia abbiamo appreso un’altra notizia poco piacevole per noi donne e per le sportive, riporto il passo più importante
Nello sport italiano abbiamo una delle più clamorose discriminazioni: le donne, dalla prima all’ultima, non hanno accesso ad una legge dello stato, la L. 91 del 1981 che regola il professionismo sportivo. Perché in quella legge, che offre giuste tutele e regole a chi fa dello sport il proprio reddito prevalente e la propria vita, dice che a decidere quali siano le discipline professioniste in Italia siano le Federazioni Sportive Nazionali. E le Federazioni, a oggi, hanno deciso che ci sono sei discipline professionistiche: calcio (campionati fino alla Lega Pro), basket (fino alla serie A2), ciclismo (gare su strada e su pista approvate dalla Lega ciclismo), motociclismo (velocità e motocross), boxe (I, II, III, serie nelle 15 categorie di peso) e golf. Con un piccolo dettaglio, sono TUTTE maschili. Quindi le donne sono dilettanti: tutte, dalla prima all’ultima. Poco importa se si chiamano Idem, Pellegrini, Vezzali, Kostner, Forciniti. Loro, per lo Stato italiano, lo fanno per diletto. E se ci si tranquillizza immaginando gli sponsor che le aiutano, basterà ricordare che dietro di loro c’è un esercito di sportive sconosciute e senza diritti.
Che importa se non abbiamo gli stessi diritti degli uomini neanche nello sport, siamo da sempre relegate a fare tutto per passione e mai per professione (altrimenti non avremmo ancora bisogno delle quote rosa) e poi l’importante è che ci riprendiate le chiappe!
Faby