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le donne del 6° piano

Creato il 22 giugno 2011 da Albertogallo

LES FEMMES DU 6ÈME ÈTAGE (Francia 2011)

locandina le donne del 6° piano

Esistono queste case a Parigi, alte, di pietra marroncina, tutte uguali e generalmente senza ascensore. All’ultimo piano di solito ci sono le mansarde, oggi rifugio più o meno economico di studenti e giovani lavoratori fuori sede ma un tempo destinate alla servitù. Ed è proprio al sesto e ultimo piano di uno di questi edifici che si svolge il film di Philippe Le Guay, angusto labirinto di stanzette e bagni in comune dove – siamo nei primi anni Sessanta – si insedia un allegro gruppetto di “serve” spagnole. Un piano più sotto abitano i compassati coniugi Jobert, casalinga lei, agente di borsa lui. La presenza delle spagnole, e soprattutto della bella Maria, sconvolge pacificamente le loro vite, il loro matrimonio e il conformismo delle loro abitudini.

Una commedia leggera, molto leggera, di quelle che sembrano confezionate apposta per un pubblico di mamme non più tanto giovani, le quali potrebbero forse definirla, ridacchiando ancora per quella scena così carina, “delicata” o “deliziosa”. Lettura che mi sentirei anche di sottoscrivere, se soltanto fossi uscito dal cinema dopo i primi venti minuti di proiezione: Le donne del 6° piano inizia bene, molto bene, con una messa in scena elegante, un gruppetto di attori parecchio azzeccato e un paio di scene divertenti che descrivono in modo efficace la dialettica servo-padrone. Senza denuncia sociale, va da sè (le uniche parole di protesta per la condizione delle classi inferiori sono pronunciate da una spagnola comunista che non viene presa sul serio da nessuno), e senza un grande approfondimento psicologico, ma si tratta di una commediola francese e allora ci può anche stare. Poi, però, questo approccio iniziale così – ehm – delicato e delizioso crolla su se stesso, lasciando il posto a un buonismo incontrollato e a banalità assortite del tipo “Oh, queste spagnole sono povere ma si divertono lo stesso! Loro sì che sono calienti, non come noi francesi così noiosi! E come mangiano bene!”. Il padrone, ovviamente, si innamora di Maria e riscopre il piacere della vita, la moglie capisce di essere stata troppo (f)rigida e all’antica, il cerchio narrativo trova la sua quadratura eccetera eccetera, fino a un breve epilogo ambientato in Spagna che definire inutile e imbarazzante è poco.

Si tratta in ogni caso, tolti questi ultimi minuti, di un film non memorabile ma comunque godibile, grazie soprattutto a un cast di ottimi interpreti in cui spiccano il sempre bravo Fabrice Luchini e le ragazze almodóvariane Carmen Maura e Lola Dueñas.

Alberto Gallo



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