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Le donne e le piazze. colonia, the day after.

Creato il 09 gennaio 2016 da Barbaragiorgi @gattabarbara
Film Agora

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Scrivo ancora sui fatti di  COLONIA, notte di Capodanno. E aggiungo che i fatti di COLONIA  si sono verificati anche in altre città europee.

In questi ultimi giorni ho letto praticamente ogni posizione e pensiero (tutto ciò che ho trovato nel web o ascoltato in tv). Ho riflettuto, ho discusso in molti gruppi social di femministe, ho litigato con misogini e razzisti. Insomma, non sforno la mia idea in modo autoreferenziale.

Ribadisco ciò che ho scritto nel mio post precedente: LA VIOLENZA SULLE DONNE NON HA APPARTENENZA ETNICA. Ed esprimo e ri-esprimo il mio personale J’ACCUSE come donna e come femminista contro qualsiasi tipo, forma, modalità di violenza sulle donne. Senza se e senza ma. 

Credo fermamente che la VIOLENZA DI GENERE non abbia un’identità culturale specifica: è un cancro sociale trasversale ad ogni cultura. E’ un cancro insito nel sistema del patriarcato. E il patriarcato esiste praticamente in ogni gruppo sociale umano: dall’occidente all’oriente, dal nord al sud del pianeta (con eccezione di alcuni, pochissimi gruppi etnici africani ed  asiatici, dove vige il matriarcato).

Quindi, io personalmente sono dell’idea che  – oggi come oggi – le donne non possano permettersi il “lusso” di passarci sopra, di lasciar perdere, di far finta di niente per timore di essere accostate alle destre razziste (gli aggressori sono soprattutto nordafricani e siriani, dicono). 

Del resto, ho un cervello e lo uso. E purtroppo, devo constatare cose che non  mi convincono per niente. Vedo un nuovo, sofisticato (mica tanto) USO E CONSUMO DELLE DONNE. Ci stanno usando? Sì. Come sempre.

CI STANNO USANDO: GLI  UNI  E  GLI  ALTRI.

Da una parte, abbiamo dei gruppi di PREDATORI (uguali, né più né meno, ai branchi degli uomini-lupo occidentali quando si scatenano): uomini che palpeggiano, infilano le loro mani ovunque, sbavano come cani assetati. E  spesso,  stuprano. Umiliano.

Dall’altra, abbiamo una certa destra estrema e RAZZISTA che strumentalizza questa situazione, godendo come non mai per il fatto di poter puntare il ditino pulito e bianco contro il mostro NERO.

Io osservo entrambi questi schieramenti. Da giorni. E vedo UOMINI. Solo o prevalentemente UOMINI.

In mezzo ci siamo noi: le DONNE.

Ci sono le donne molestate e stuprate di Colonia. Ci sono le donne molestate e stuprate di ieri, del passato. E quelle del nostro quotidiano, della cronaca letta e ascoltata.  Ovunque e sempre, nel mondo. E non parlo di stupri di un singolo su una donna, ma dell’azione del branco. Perché la cosa che colpisce dei fatti di Colonia è proprio il numero eclatante dei PREDATORI che hanno agito nella stessa notte, in aree urbane. PREDATORI nelle PIAZZE, nelle STRADE.

Ma a noi donne non interessa se sono neri, bianchi o verdi. Restano PREDATORI. BRANCHI DI PREDATORI.

Come i fascisti che violentavano le partigiane. Come molti soldati delle truppe di liberazione che violentavano ragazze che li accoglievano piene di speranze. Come i ragazzi “bene” del massacro del Circeo del 1975. Come qualsiasi gruppo di violenti che oggi invade le strade, le piazze, i locali, gli stadi, i palazzetti dello sport, spesso e volentieri.

Che fare quindi?

Facciamo le radicali (che più radicali non si può) e stiamo zitte perché sennò siamo fasciste e razziste?

Oppure,  facciamo il gioco di fascisti e razzisti, condannando i fenomeni migratori, per aiutarli a bloccare le frontiere di mezza Europa?

NO. Se posso dire la mia (tanto la dico comunque): NIENTE DI TUTTO QUESTO.

C’è una terza strada, la nostra: AGIAMO DA SOLE. “BALLIAMO DA SOLE”. Possiamo farlo.

Credo che sarebbe l’ora di riprenderci la PIAZZA, l’agorà, come simbolo della condivisione, della libertà di parola, di cittadinanza vissuta.

La piazza è di tutti, ma  soprattutto nostra.

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