Illustrazione di Antonia Emanuela Angrisani
Il mondo dell’alto Medio Evo fu un evoluzione della cultura e della spiritualità tardo antica; verso il V sec, con l’irruzione di nuove etnie e la disgregazione dell’ amministrazione imperiale, si rende impetuosa l’esigenza di nuovi punti di riferimento e di un nuovo assetto sociale di cui si farà promotrice la Chiesa cristiana. La rete della cristianità fu capillare e trainante e la macchina ecclesiastica si sostituì ben presto all’apparato imperiale: il Papa prese il posto dell’ultimo Imperatore. Accanto alla Ragione classica si esplica così il concetto della Fede nella Rivelazione. Fu negli unici luoghi di diffusione della cultura, monasteri abbazie e chiostri, che le donne occidentali intrapresero quindi il lento cammino dell’emancipazione intellettuale.
Nell’alto Medioevo romano-germanico sono poche infatti le donne laiche di cui si tramanda notizia, Amalasunta (498-535 d.C.) figlia del Re ostrogoto Teodorico, di cui ci sono arrivate delle lettere; Eucheria, letterata, moglie del governatore di Marsiglia; Lutgarda, moglie di Carlo Magno, che frequentò la scuola Palatina. Duhoda, moglie di un parente di Carlo Magno, che scrisse un “Liber manualis” dedicato al figlio Guglielmo, in cui si delinea l’ideale pedagogico dell’aristocrazia del tempo, fondata sul sentimento dell’onore e sul rispetto della gerarchia dell’autorità: Dio, l’Imperatore, il Padre. Quasi nullo il rilievo dato ai sentimenti o al ruolo materno nell’educazione del figlio, che peraltro vive separato dalla madre, secondo le consuetudini “Ti invito dunque figlio mio, che tanto ardentemente vorrei a me vicino, di amare innanzitutto Dio (…) subito dopo temi ed onora il padre tuo. Ricorda che da lui ti viene la tua condizione nel mondo…” scrive la donna.
In campo religioso esistono invece numerose testimonianze di bibliotecarie, scrivane e amanuensi, insegnanti e biografe.
Miniaura tratta da “Passionibus Mulierum curandorum”
innovatrici e le rielaborazioni del pensiero cristiano e greco-latino continuano il processo di transizione culturale che porterà all’età moderna. E’ a partire dal X secolo, ad esempio, che risulta attiva la Scuola medica salernitana, che ebbe tra i suoi medici anche una donna, soprannominata Trotula a cui viene attribuito il trattato “Passionibus Mulierum curandorum” che affronta la materia medica che riguarda le donne non solo per le classiche questioni di ostetricia.
Il rapporto tra donne e scienza medica nel Medioevo è in effetti molto complesso: nell’orbita delle Università e Scuole ufficiali le donne erano tenute ai bassi livelli della gerarchia, ma dove le strutture erano più informali e di recente nascita, come nelle abbazie e negli ospedali nati sui percorsi di crociate e pellegrinaggi, il ruolo delle donne è più rilevante. In questo scenario le due più esemplari figure del pensiero filosofico femminile medievale sono Eloisa del Paracleto e Ildegarda di Bingen.
Eloisa nacque in Francia, probabilmente nel 1101, e morì nel 1164. Nipote del canonico di Notre-Dame, fu negli ultimi anni di vita badessa del convento di Paracleto, comunità monastica fondata nel 1131 dal filosofo Pietro Abelardo (1079-11429), convento nel quale la donna si era ritirata in seguito alla conclusione del suo legame con lo stesso Abelardo, suo maestro, iniziato quando lei era appena sedicenne. Documento della loro storia, vero e proprio Topos letterario, è il carteggio, denso di complessi riferimenti filosofici e dottrinali, che la donna invia al suo amante filosofo dal convento.
E. B. Leighton – Abelard and his Pupil Heloise
Quando la relazione fu scoperta infatti, Abelardo, sinceramente legato ad Eloisa che intanto aveva messo al mondo in gran segreto un figlio, si offrì di sposarla per placare le ire dello zio della donna, andando contro l’idea radicata del tempo per cui il matrimonio era incompatibile con l’etica professionale che prescriveva per i filosofi la totale dedizione al pensiero e alla spiritualità. Il matrimonio, nonostante le proteste di Eloisa che era favorevole ad una separazione, avvenne nel 1119, quando Abelardo aveva 50 anni ed Eloisa 18, e fu tenuto in gran segreto. La scelta paradossale di un matrimonio che i due amanti continuarono a negare fino alla scelta di Eloisa di chiudersi in convento, rende la misura della forza dei motivi etici e dottrinali condivisi dalla coppia. Abelardo fu poi evirato durante la notte da sicari mandati dallo zio della donna e nello scandalo generale fuggì continuano a vagare per la Francia fino alla morte.
“Domino specialiter, sua singulariter” scrive la donna nella VI epistola del carteggio, descrivendo magistralmente la sua scissione tra due opposte dedizioni, come dire “sono di Dio in quanto “specie” suora e di Abelardo in quanto “individuo” donna. La sua dedizione assoluta, la determinazione con cui porta avanti la sua scelta e la finezza dottrinale con la quale documenta la sua esperienza umana, testimonia una grande individualità, pur dentro i confini dello scenario culturale del suo secolo.
Ildegarda era una fanciulla di famiglia nobile e numerosa, visse fin da giovanissima nel monastero benedettino di Magonza. Imparò presto a leggere con l’aiuto della badessa e quando quest’ultima morì lei ne prese il posto. Nel 1147 Ildegarda era già nota come terapeuta ed oracolo e famose sono le sue visioni che, dopo approvazione del Pontefice, fu autorizzata a scrivere e mandare ai sovrani d’Europa, Papi e Cardinali, con cui dissertava di questioni teologiche. Nel 1150, come ella stessa narra, durante una delle sue visioni, ebbe il difficile compito di fondare un nuovo monastero in un luogo brullo ed arduo: Rupertsberg, nei pressi del fiume Reno. Partì accompagnata dal monaco Volmar e da un gruppo di monache tra cui spicca Ricardis, giovane suora a lei vicina. Nel 1165 Ildegarda fondò un nuovo monastero a Eibingen e nel 1178 era ormai autrice di numerosi testi che comprendono, oltre alle “visioni” dense di immagini potenti (il Cosmo è un uovo con la punta rivolta in alto, circondato di fuoco e illuminato da un globo di fuoco più scintillante; Dio è un uomo con doppie ali, con la testa cinta da una tiara da cui spunta un volto di anziano, e porta in braccio un agnello che si trasforma nella figura femminile di Amore, o Caritas, forza di fuoco che accende tutte le scintille viventi) anche un corpus di testi di scienze naturali (biologia, botanica ed erbe medicinali, astronomia, medicina, animali, pietre preziose e pianeti) ed alcuni drammi musicali, inni liturgici e canti, che era in grado di comporre e suonare. Morì a più di 80 anni il 17 settembre del 1178. Il 7 ottobre 2012 è stata proclamata Santa e “dottore della Chiesa” da Papa Benedetto XVI.
O viridissima virga – composizione di Ildegarda di Bingen (eseguita dai Sequentia): http://www.youtube.com/watch?v=zdNZXKaincY
Biblio:
Medioevo al femminile, Laterza, Roma- Bari, 1989
La medicina di Santa Ildegarda, Loris Solmi, Milano, Riza
In un aria diversa. La sapienza di Ildegarda di Bingen, Mondadori, Milano
Storia delle donne in Occidente. Vol. 3 Duby Georges, Perrot Michelle, Economica Laterza
Studi sulla scuola medica Salernitana, ist. IT. per gli Studi Filosofici, Napoli, 1986
Elisa e Abelardo, Mondadori Milano 1984
Il Cavaliere la donna e il prete, Laterza Bari, 1991