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Le donne nel Medioevo (parte II)

Da Bambolediavole @BamboleDiavole
Illustrazione di Antonia Emanuela Angrisani

Illustrazione di Antonia Emanuela Angrisani

Gli ultimi tre secoli del Medioevo sono caratterizzati dalla nascita delle città e dalla rinascita dei commerci e dell’artigianato, ma segnati da grandi inquietudini sociali e spirituali, da carestie e pestilenze che decimarono la popolazione.

Per quanto riguarda l’istruzione non esisteva un percorso educativo formalizzato, ne per le ragazze ne per i ragazzi, se non quelli proposti all’interno delle istituzioni religiose.

E’ comunque interessante osservare come nei testi dell’epoca, sia religiosi che laici, si manifesti un ansia classificatoria nei confronti delle donne: benedettine, cistercensi, francescane, augustiniane, umiliate, fanciulle educate nei monasteri e beghine è la divisione delle religiose proposta da Umberto da Romans, quelle laiche sono: nobili, ricche borghesi, serve presso ricche famiglie, donne povere di campagna e meretrici. La classificazione che regna su tutte è ad ogni modo la divisione in vergini, vedove e donne sposate, espressione chiara della convinzione che la donna possa essere definita esclusivamente in base al ruolo familiare. Il messaggio pedagogico comune a prediche, pastorali e trattati è riducibile ad un unica sola e irrinunciabile virtù: La Castità. Sono naturalmente da rifuggire la curiosità, le passeggiate, gli interessi intellettuali ma anche l’ozio, per il quale il rimedio è il lavoro domestico, il ricamo, la carità (elemosina e assistenza a malati e bisognosi). La società maschile crea così un ideale educativo di donna casta, modesta e misericordiosa, che risponde perfettamente alle strategie di custodia.

Le donne, abbiamo visto, è solo limitatamente al campo religioso che assumono man mano ruoli sempre più importanti, all’interno delle nuove forme di culto e di istanze associative che si andavano formano, come appunto gli ordini monastici (Francescani Domenicani Agostiniani e Carmelitani i principali) e le comunità e congregazioni religiose. Le forme del misticismo e della religiosità della base infatti attuarono una sorta di controtendenza rispetto al ruolo istituzionale e politico che aveva assunto la chiesa in quei secoli e le donne, estromesse dalle gerarchie ecclesiastiche, escluse dall’istruzione superiore, ritenute fisicamente intellettualmente e moralmente inferiori agli uomini, dovettero fare affidamento solo sul proprio carisma spirituale, e si misero in evidenza come fautrici di un intenso misticismo, caratterizzato spesso da manifestazioni estreme.

Sulla scia di Ildegarda la scrittura religiosa diventa la modalità espressiva delle mistiche, tra cui ricordiamo Beatrice di Nazaret (1200-1268) che scrisse “Sevem manieren van Minne” (I sette gradi dell’amore). Hadewijch di Nivelles, mistica fiamminga che scrisse le sue Visioni, lettere e poesie e Matilde di Magdeburgo erano entrambe “Beghine”, donne laiche, e in questo già precorritrici dei tempi moderni, e di grande personalità, che si facevano carico di opere di carità e di assistenza. Il fatto che questo termine abbia poi preso un carattere quasi simbolo di un pietismo superstizioso fa parte di quelle sovversioni di significato che la storia ben conosce, e il senso spregiativo è già presente a partire dal XII secolo per indicare proprio le donne delle associazioni religiose formatesi al di fuori della gerarchia ecclesiastica che perseguivano intenti di rinnovamento spirituale. Il misticismo della parigina Margerita Porete infatti incappò nelle maglie dell’Inquisizione,. Donna colta, a cui è attribuita una traduzione della Bibbia in volgare, rifiutò di comparire davanti al tribunale per un anno e mezzo e trascorse questo periodo in prigione, a Parigi. Non ritrattò neanche di fronte alla minaccia del rogo. Fu quindi dichiarata eretica e relapsa – cioè recidiva – e consegnata al braccio secolare perché eseguisse la condanna. Il primo giugno del 1310 Margherita fu arsa viva in place de Greve, alla presenza di una folla immensa e delle più alte cariche civili ed ecclesiastiche.

Santa Chiara d'Assisi - Simone Martini - Basilica di S. Francesco d'Assisi

Santa Chiara d’Assisi – Simone Martini – Basilica di S. Francesco d’Assisi

In Italia tra la fine del XII e l’inizio dell’XIII secolo presso la chiesa di San Damiano ad Assisi, un gruppo di devote si raccoglie attorno alla figura di Chiara d’Assisi, che seguiva la Regola definita da Francesco d’Assisi, imperniata sulla povertà assoluta, sulla clausura e sulla preghiera. Un movimento spirituale lacerato tra le istanze contemplative e le esigenze caritative evangeliche.

Nel 1298 comunque, Bonifacio VIII impose l’obbligo della clausura stretta a tutto il monachesimo femminile, per ridurre al minimo le interazioni tra quest’ultimo ed il mondo esterno.

A partire da questa radice spirituale mistica si formeranno figure esemplari di una religiosità quasi selvaggia, spesso al margine dell’ortodossia, come Margherita da Città di Castello, di grande carisma, nata cieca e deforme, Chiara da Montefalco mistica del martirio e del sangue, poi canonizzata, e di Angela da Foligno, che espresse grande consolazione per la morte della madre del marito e dei figli, che la liberarono dalla servitù familiare per consegnarla a Dio.

Forme di estasi mistiche, stimmate, turbamenti psico-fisici, lunghe pratiche di

Miniatura

Miniatura

digiuno e forme di grave anoressia, di autoreclusione, di autoflagellazione che riportavano al cristianesimo nascente e a un corpus di dottrine che sconfinavano con la magia e lo sciamanesimo, come nella vicenda di Guglielma figlia del re di Boemia (1210-1281) accolta nel convento Cistercense di Chiaravalle e della sua erede spirituale Maifreda da Pirovano cugina di Matteo Visconti, finita più volte sotto processo inquisitorio. La loro setta proponeva l’idea straordinaria di un incarnazione femminile di Dio, una teologia e santificazione assoluta dell’identità della donna. Maifreda fu arsa al rogo nel 1301. Anche Margherita di Trento, che divenne la compagna di Fra Dolcino, a capo della combattiva milizia degli Apostolici (poi sterminata dai Crociati) fu torturata e messa al rogo proprio perchè, come scrisse l’inquisitore Bernardo Gui “malefica et heretica consorte in scelere et errore”.

Brigitta di Svezia al contrario, per il suo alto livello dottrinale, divenne una vera e propria sgominatrice di eretici.

Miniature

Miniature

Di grande rilievo fu l’opera di Caterina da Siena (1347-1380) nata in una famiglia di 25 figli di cui ne morirono più della metà. A 16 anni aderì all’ordine Domenicano ma dal 1370 abbandona la ricerca ascetica e la clausura per dedicarsi allo stimolo e alla denuncia nei confronti del Papa e di Re e Cardinali, a causa dell’eccessiva compromissione della Chiesa con le “cose temporali” e per la ricerca della pace e del ripudio della guerra, come scrisse nel “Dialogo della divina dottrina”. Rimarrà laica e a capo di una comunità eterodossa di donne e uomini.

Statua di Jean d'Arc a Domremy, cittadina natale

Statua di Jean d’Arc a Domremy, cittadina natale

Ma quella che più di tutte è rimasta viva nell’immaginario collettivo e che ben rappresenta questo tipo di spiritualità Medioevale è sicuramente Jeanne d’Arc, vera e propria mistica combattente, nata nel 1412, analfabeta, figlia di contadini, divenne protagonista della riscossa francese contro l’Inghilterra nella guerra dei Cento Anni. Nelle sue Visioni i Santi la guidavano nella sua missione, religiosa e politica insieme. Fu interrogata molte volta dalla chiesa, per verificare la sua ispirazione ed accertarne la sanità mentale, infine fu arsa viva dagli Inglesi come eretica, a soli diciannove anni.

Giovanna d'Arco- miniatura

Giovanna d’Arco- miniatura

Eleonora d'Arborea

Eleonora d’Arborea

Poche sono invece le figure di donne regnanti. Ricordiamo la “giudichessa” Eleonora d’Arborea, raro esempio di donna stratega, nata in Catalogna intorno al 1340, si proclamò “giudichessa d’Arborea” secondo l’antico diritto regio sardo per cui le donne possono succedere sul trono al loro padre o al loro fratello. Il fiore all’occhiello della politica di Eleonora fu “La Carta de Logu”, nuova disciplina giuridica dei propri territori. Tra le norme più importanti sono da ricordare quelle che salvavano dalla confisca “i beni della moglie e dei figli, incolpevoli, del traditore”, i quali secondo quanto disposto dal parlamento aragonese diventavano servi del signore della terra. Inoltre la giudichessa inserì anche una norma che permetteva il matrimonio riparatore alla violenza carnale subita da una nubile solo qualora la giovane fosse stata consenziente.

Sancha di Maiorca (1285 – 1345), la Beata Sancha, fu invece Regina del Regno di Napoli, in quanto moglie del Re Roberto d’Angiò. Alla morte del marito abbracciò la regola di Santa Chiara finendo i suoi giorni in clausura convenutale.

La nipote di Roberto d’Angiò, Giovanna I di Napoli, fu invece una delle prime donne europee a regnare per proprio diritto perche, nonostante 4 matrimoni, alla morte dell’unico figlio avuto dal primo marito, rimase eredi. Nell’aprile del 1380, durante lo scisma papale, il papa Urbano VI la dichiarò eretica e scismatica per il suo appoggio all’antipapa Avignonese Clemente VII e la depose dal trono. Rinchiusa nella fortezza di Muro Lucano Giovanna d’Angiò fu raggiunta dai sicari il 12 maggio 1382 e assassinata. Il castello che sovrasta la cittadina è ancora noto come quello di “Giovanna la pazza”.

L’amore e la donna, scena da “Il nome della rosa”, film di Jean-Jacques Annaud – 1989 (tratto dall’omonimo romanzo di Umberto Eco del 1980): https://www.youtube.com/watch?v=pI6iS0GdDMw

Biblio:

La santa anoressia. Digiuno e misticismo dal Medioevo a oggi” di Rudolph M. Bell ed. Laterza

“Mistiche e devote nell’Italia tardomedievale” Bornstein e Rusconi, Liguori, Napoli

“Medioevo al femminile”, Bertini, Laterza, Bari

“Donne moderne nel Medioevo. Il movimento delle beghine: Hadewijch di Anversa, Mectilde di Magdeburgo, Margherita Porete”‬, Dieudonné Dufrasne, Jaca Book‬, 2009

Margherita Porete – Specchio delle anime semplici annientate – ediz. San Paolo

“Guglielma e Maifreda. Storia di un’ eresia femminista”, Luisa Muraro, La Tartarugha, Milano 1985

“Il libro della Santa Angela da Foligno” tr. Dal latino di A. Castiglione Mummi

“La letteratura religiosa”, Giovanni Getto, Sansoni, Firenze

“Storia delle donne in Occidente”, Georges Duby e Michelle Perrot, vol. II, Il Medioevo, a cura di Christiane Klapisch-Zuber, Roma-Bari, Laterza, 1990


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