Numeri e percentuali che non raccontano la “solita” questione di donne ma, una questione di produttività e di crescita economica. Più semplicemente: una faccenda di soldi e di ricchezza, delle famiglie e del paese. Bisogna partire da qui, dal fatto, dimostrato da economisti e specialisti di tutto il mondo, che, se le donne lavorassero ci guadagnerebbero gli indici economici del paese. Ma è una realtà ben lontana nel panorama rosa. Alle donne è comunque destinato uno stipendio inferiore di un quarto di quello del collega maschio. E questo nel pubblico. Nel privato la situazione peggiora. C’è poi quella sottile, trasparente ma robustissima pellicola che divide le donne dai posti che contano, li possono sfiorare ma mai afferrare veramente. Trovare una donna nei consigli di amministrazione e nei posti decisionali delle aziende è impresa per persone molto determinate che inevitabilmente sono costrette a scendere a dolorosi compromessi familiari. C’è qualcosa che non torna visto che a scuola, all’università e nei concorsi le votazioni migliori sono quasi sempre delle studentesse.
Una lettera di dimissioni in bianco, cioè senza data. La data verrà messa successivamente in un tempo deciso dalle convenienze dell’impresa. Che questa pratica sia diffusa è confermato dai dati e da dolorose testimonianze. Un “licenziamento volontario” a cui fa seguito anche la perdita del diritto alla disoccupazione. Prima arriva la promessa e poi l’inganno. Prima il contratto a tempo indeterminato e, pochi minuti dopo, la lettera di licenziamento. Si può essere “dimissionati” per decine di pretesti, ma i motivi più frequenti sono la nascita di un figlio, una malattia, l’età, i rapporti con il sindacato. Una prassi illegale che coinvolge in percentuale il 60% delle lavoratrici donne.
In una società così evoluta come la nostra, tale situazione è inaccettabile. Non è mai troppo tardi per costruire una grande iniziativa contro gli abusi di potere, per la dignità del lavoro, per la libertà delle donne. Non è mai troppo tardi per riprendere la dignità femminile. Oggi è l’occasione per ripartire, produrre più forza ed arricchire questa simbolica battaglia di nuova linfa. Se non ora, quando?