Combatte la sua lotta per la libertà in tutte le maniere possibili: agisce tra le mura domestiche per salvare figli o mariti dagli arresti e dalle deportazioni; opera all’interno degli ospedali con delicati compiti di collegamento; diventa un punto di riferimento dei prigionieri fuggiaschi, sia italiani sia stranieri, per un loro inserimento nella Resistenza. Lotta nelle città, nei paesi e nelle campagne come nei monasteri e nelle carceri dove aiuta, rifocilla, trasporta, consola; procura e distribuisce armi, vestiti, cibo, medicinali e munizioni. Combatte anche con le armi con cui ferisce ed uccide. E’ ferita, torturata, uccisa, fucilata, impiccata oppure, per non essere d’ostacolo ai compagni di lotta, si uccide per non cadere viva in mano al nemico.
Queste le parole con cui Carla Grementieri, scrittrice e ricercatrice, parla della Resistenza delle donne, queste le parole con cui parla di Iris Versari, donna divenuta simbolo della lotta antifascista.
Al lavoro di ricostruzione storica intorno alla figura della giovane combattente romagnola, operato da Carla Grementieri, si deve la corretta restituzione alla memoria della storia di Irsi Versari.
Troppo spesso il ruolo delle donne nella Resistenza è stato sottovalutato, minimizzato, non riconosciuto pienamente. Questo è successo anche a Iris Versari, la cui figura era perlopiù sconosciuta o adombrata da false ricostruzioni della sua vita e delle sue imprese. Eppure siamo davanti a una donna insignita della medaglia d’oro al valor militare, davanti a una combattente, davanti a una ragazza morta a vent’anni per la sua “fede” antifascista.
Iris Versari nasce a Portico di Romagna, in provincia di Forlì, il 12 Dicembre, 1922, da una famiglia contadina, nel cui podere, nelle zone di Tredozio, si sarebbe costituita, dopo l’armistizio, la prima banda partigiana del forlivese. In Romagna la Resistenza antifascista non coinvolse solo le formazioni partigiane e le bande armate, ma l’intera popolazione. Fu una guerra di massa, in cui operai, contadini, donne, studenti, dalle città, ma soprattutto dalle campagne, diedero il proprio contributo alla liberazione. Nella Romagna che diede i natali a Mussolini, la Resistenza antifascista ebbe una forza incredibile. I dati ufficiali ci raccontano che le donne della Resistenza nella provincia di Forlì furono: 306 donne partigiane, 299 donne patriote, 41 donne benemerite, 11 donne comandanti, 16 donne fucilate e una medaglia d’oro alla memoria. La nostra Iris Versari.
Banda Corbari. In alto a sinistra Iris Versari e Silvio Corbari.
L’abitazione di Tredozio della famiglia Versari ospitava una formazione partigiana, per questo motivo venne incendiata dai nazifascisti. Il padre e due dei tre fratelli di Iris vennero arrestati. Il padre, dopo la prigionia, morì in un campo di concentramento tedesco.
Nel settembre del 1943 Iris Versari diventa staffetta della banda “Corbari”. Successivamente, nel Gennaio del ’44, entrerà come combattente nella formazione. Partecipa a diverse azioni, dimostrando grande coraggio, nonostante la giovanissima età. Iris si lega sentimentalmente a Silvio Corbari, capo della banda, ma Iris non era “la donna di…” , come spesso è stato detto nelle ricostruzioni romanzate della sua vita, ricostruzioni che vogliono far coincidere a tutti i costi l’immagine della donna con il romanticismo dell’innamoramento. Iris era legata a Silvio Corbari e a tutto il gruppo da forti legami di effetto e amicizia, cosa dimostrata dall’estremo atto di solidarietà e di amore con cui la giovane donna pone fine alla sua vita.
Nell’agosto del 1944 la casa colonica, dove Iris e gli altri partigiani della formazione Corbari erano rifugiati, viene accerchiata dalle truppe nazifasciste, probabilmente in seguito alla segnalazione da parte di una spia. Iris ha una ferita ad una gamba, risultato di un precedente combattimento. I partigiani oppongono resistenza, ma Iris, impossibilitata a muoversi, non può darsi alla fuga, così si uccide, per non cadere nelle mani nemiche, per non essere d’intralcio alla fuga dei suoi compagni.
Iris aveva vent’anni quando si uccise. Il suo corpo, insieme a quelli dei suoi compagni partigiani Arturo Spazzoli e Adriano Casadei, catturati e uccisi, furono appesi a due lampioni in piazza Saffi a Forlì. Il corpo di Iris, esposto in piazza, in quella che voleva essere una pubblica umiliazione, diviene invece simbolo di una donna forte e ribelle, di una donna che non si è piegata alla ricetta che il regime fascista aveva in serbo per lei. Casa, famiglia, figli da offrire alla Patria, la donna per il fascismo era questo, ma con la Resistenza le donne si dimostrano forti, intelligenti, coraggiose, combattive.
Queste le parole riportate nella motivazione della Medaglia d’oro, concessa nel 1976, sotto la Presidenza di Giovanni Leone:
“Giovane di modeste origini, poco più che ventenne, fedele alle tradizioni delle coraggiose genti di Romagna, non esitò a scegliere il suo posto di rischio e di sacrificio per opporsi alla tracotante oppressione dell’invasore, unendosi ad una combattiva formazione autonoma partigiana locale. Ardimentosa ed intrepida prese parte attiva a numerose azioni di guerriglia distinguendosi come trascinatrice e valida combattente. Durante l’ultimo combattimento, circondata con altri partigiani in una casa colonica isolata, ferita ed impossibilitata a muoversi, esortò ed indusse i compagni a rompere l’accerchiamento e, impegnando gli avversari con intenso e nutrito fuoco, agevolò la loro sortita. Dopo aver abbattuto l’ufficiale nemico che per primo entrò nella casa colonica, consapevole della sorte che l’attendeva cadendo viva nelle mani del crudele nemico, si diede la morte. Immolava così la sua giovane vita a quegli ideali che aveva nutrito nella sua breve ma gloriosa esistenza.”.
Perché oggi è così importante ricordare la storia di Iris Versari? Perché oggi è così importante ricordare che la Resistenza è stata fatta non solo dagli uomini, ma anche dalle donne e non in maniera marginale, come troppo a lungo si è pensato? Perché è così importante la memoria storica delle lotte antifasciste? I partigiani e le partigiane hanno combattuto per la libertà, la giustizia, la tolleranza e il rispetto di tutte le persone, ricordare la lotta partigiana significa richiamare questi valori, significa metterli in gioco nelle nostre vite e nelle nostre scelte.
La storia di Irsi Versari si colloca geograficamente in una Romagna dove oggi al ricordo di questa splendida donna, a cui sul territorio sono dedicate una scuola e due strade, si unisce lo scempio di chi dedica busti a Mussolini, come è successo a Cesenatico, o si reca in pellegrinaggio a Predappio. Portare Iris, le altre donne e gli uomini della Resistenza nelle scuole, raccontare le loro storie, farle conoscere alle giovani generazioni, farle rivivere nelle nostre memorie, contro ogni tentativo di revisionismo storico, perché si sappia sempre come riconoscere il fascismo, in qualsiasi forma esso si presenti e si possa sempre fare la scelta di essere libere e combattenti.
Dedicata ad Iris
Vorrei che l’alba illuminasse
i tuoi occhi di smeraldo
tra il sonno e la veglia
di un dolce sorriso…
Si possono dimenticare
le fattezze del tuo volto
ma non il profumo intenso
del tuo eroismo…
Carla Grementieri, Cà Cornio, 18 agosto 2004
Per approfondire: Carla Grementieri, Iris Versari e la Resistenza delle donne, Vespignano Editore, 2004.
Qui un estratto del video-documentario “Storia della partigiana Iris Versari” raccontata dal fratello Berto Versari e dal regista Giuseppe Ferrara