Ragazze di origini messicane che abitano a Los Angeles. Questo il sottotitolo. Lei brillante a scuola, estroversa, simpatica, con geniori ancorati al secolo scorso che cercano in tutti i modi di ostacolare la sua maturazione. Ma Ana di quella tradizione ha solo sentito parlare, non è più la sua. Anche questo film s'inserisce in quel filone di denuncia delle difficoltà che gli immigrati di seconda generazione devono affrontare. E non solo: Ana è una ragazza in carne, con la madre che vorrebbe vederla, invece, magra, sposata e senza tante ambizioni. Ma Ana esce di nascosto con un ragazzo di Beverly Hills, abbandona il lavoro nella sartoria sottocosto della sorella (non prima di aver risvegliato la coscienza sociale delle lavoratrici) e, grazie ai suoi brillanti risultati scolastici nel più esclusivo liceo della città, ottiene l'ammissione alla migliore università del paese. Nella primissima parte del film, lo spettatore non si rende quasi conto di essere nella elegante e caotica Los Angeles perché ovunque ci sono segni e costumi propri della comunità messicana e solo quando la ragazza approda con l'autobus al liceo che l'insegna di Beverly Hills ripresa in primo piano fa realizzare che l'ambientazione del film è negli Stati Uniti. Così come la Toula de "Il mio grosso grasso matrimonio greco" anche Ana ha un ragazzo yankee che la accetta anche se il suo aspetto non è quello tanto esaltato dai canoni della società attuale e come la Jess di "Sognando Beckham" anche Ana ha un sogno nel cassetto osteggiato dalla sua famiglia: andare all'università e continuare gli amati studi. E ondeggiando le sue cruve mozzafiato su una strada di New York il film si chiude. Stucchevole, ma leggero e divertente.
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Ragazze di origini messicane che abitano a Los Angeles. Questo il sottotitolo. Lei brillante a scuola, estroversa, simpatica, con geniori ancorati al secolo scorso che cercano in tutti i modi di ostacolare la sua maturazione. Ma Ana di quella tradizione ha solo sentito parlare, non è più la sua. Anche questo film s'inserisce in quel filone di denuncia delle difficoltà che gli immigrati di seconda generazione devono affrontare. E non solo: Ana è una ragazza in carne, con la madre che vorrebbe vederla, invece, magra, sposata e senza tante ambizioni. Ma Ana esce di nascosto con un ragazzo di Beverly Hills, abbandona il lavoro nella sartoria sottocosto della sorella (non prima di aver risvegliato la coscienza sociale delle lavoratrici) e, grazie ai suoi brillanti risultati scolastici nel più esclusivo liceo della città, ottiene l'ammissione alla migliore università del paese. Nella primissima parte del film, lo spettatore non si rende quasi conto di essere nella elegante e caotica Los Angeles perché ovunque ci sono segni e costumi propri della comunità messicana e solo quando la ragazza approda con l'autobus al liceo che l'insegna di Beverly Hills ripresa in primo piano fa realizzare che l'ambientazione del film è negli Stati Uniti. Così come la Toula de "Il mio grosso grasso matrimonio greco" anche Ana ha un ragazzo yankee che la accetta anche se il suo aspetto non è quello tanto esaltato dai canoni della società attuale e come la Jess di "Sognando Beckham" anche Ana ha un sogno nel cassetto osteggiato dalla sua famiglia: andare all'università e continuare gli amati studi. E ondeggiando le sue cruve mozzafiato su una strada di New York il film si chiude. Stucchevole, ma leggero e divertente.
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