Nel bollore dei giorni d’agosto, ho chiuso due porte della mia vita sentimentale, una che in effetti era chiusa e si è riaperta per poco, l’altra che si stava schiudendo.
Partiamo prima da quest’ultima. Parlo di A, che non legge il mio blog e a cui ho dedicato un post qualche mese fa.
Un uomo bello e buono, sia fuori che dentro. Buddista praticante, affettuoso, di quelli che sanno con un abbraccio riempirti il cuore.
Ma in me non è scattata l’attrazione fisica e così siamo rimasti amici, anche se poi nei mesi lui non si rassegnava e così, dopo un chiarimento ulteriore, alla fine ci siamo detti addio.
L’altra porta del cuore, ormai chiusa da più di un anno, si è riaperta per poco. E’ tornato a cercarmi M., colui per il quale ho scritto un ciclo di liriche che successivamente, in un momento di autoironia, ho definito “Poesie per un cretino”. Si, cretino perchè proprio non ho mai compreso come mai la nostra storia appena iniziata in modo così bello fosse poi finita. Paura di innamorarsi ancora da parte di lui, orgoglio da parte mia, una piccola distanza che poi è diventata un baratro che ci ha separato.
E quando è tornato a cercarmi M. era bello come sempre, affascinante come mai e con gli occhi da animale bastonato dalla vita che cercano amore. Occhi che mi hanno fatto pensare ad un verso della canzone di Jovanotti “A te”: “Tu mi hai raccolto come un gatto e mi hai portato con te”.
Sarebbe bastato un gesto, M., per portarti con me. Ma tu hai iniziato di nuovo ad allontanarti anche mentre eri con me,
Lo facevi con il linguaggio del corpo, con parole che suggerivano compromessi che non ho voluto accettare. E così ho svuotato l’anima di quei mesi di dolore che la tua paura del futuro mi ha fatto passare.
Ti ho poi serenamente detto che adesso ho imparato a stare da sola, che ora sto bene, come dice Osho “con te e senza di te”.
Ti ho detto che se ritornerai sarà per stare con me per sempre, altrimenti sarai una gemma nel forziere del cuore.
Sarebbe bastato un gesto, M., per portarti con me, come un gatto trovato per strada. Ma non voglio un uomo che non sappia decidere, che non sappia scrollarsi il passato di dosso. Ti voglio convinto.
Tu sai bene che potrei essere la donna della tua vita, quella che potrebbe amare non solo te, ma ogni lacrima, ogni dolore della tua vita passata, ed amarti sapendo che nel tuo cuore c’è il ricordo di un’altra, più sfortunata di me.
Tornerai? Chi può dirlo…ti ho lasciato andare, e mi è costata quella durezza, quel non cedere, di cui ora sono fiera, tuttavia. Anche se il senso di vuoto si fa strada dentro me.
Ho letto una poesia molto bella di Roberto Lerici e ne cito un passo, salutando gli amici che hanno avuto la pazienza di leggermi fin qui.
Il vostro Angelo Harielle
Ma quell’amore che era una certezza,
s’è assopito con l’ultima carezza,
ha piegato pian piano le sue foglie,
rinunciando, per ora, alle sue voglie.
L’anima mia per questo s’è ammalata,
non sogna più e resta addormentata.
Prima che il vuoto tutti ci divori,
che venga, venga presto,
il tempo in cui ci si innamori.”